sabato 4 ottobre 2014

AMERICA/ARGENTINA - Il pellegrinaggio giovanile a Lujan n.40

AMERICA/ARGENTINA - Il pellegrinaggio giovanile a Lujan n.40, “momento privilegiato di evangelizzazione”
Buenos Aires (Agenzia Fides) – “Un momento privilegiato di evangelizzazione”: così è stato definito dal Vescovo di San Isidro, Sua Ecc. Mons. Oscar Ojea, il pellegrinaggio a piedi dei giovani alla Basilica di Lujan, che si svolge ogni anno nel primo fine settimana di ottobre. Il tema di questa edizione del pellegrinaggio, che vedrà migliaia di giovani pellegrini in marcia e in preghiera, sarà “Maria ci aiuti a lavorare per la pace”. “Quando qualcosa viene conservato e mantenuto a lungo e si rinnova, e nuovi giovani partecipano al pellegrinaggio, non possiamo non pensare che sia una particolare opera della Grazia” ha detto il Vescovo ad Aica, riferendosi ai 40 anni di questa manifestazione di fede. Richiamando il tema del pellegrinaggio, Mons. Ojea ha invitato a pregare per la pace, da considerare "un dono di Dio e della Vergine", ed ha invitato i pellegrini a "chiedere alla Vergine in questa nuova circostanza, di immergerci nella forza del Vangelo attraverso questo ges to". "Andiamo a chiedere alla Vergine di rendere possibile la costruzione della pace" ha detto ancora il Vescovo, “così indispensabile per la coesistenza degli argentini”.
Il Pellegrinaggio dei Giovani verso Lujan è l'evento religioso più importante dell’Argentina, e raduna più di un milione di giovani che percorrono circa 60 km verso la Basilica nazionale di Nostra Signora di Luján, patrona di Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay. (SL) (Agenzia Fides 04/10/2014)

Santuario di "Nuestra Señora de Luján"- Argentina -
1630
Madre dei poveri e degli umili
Nelle sconfinate distese della Pampa, cuore dell'Argentina, la Madonna scelse di fermarsi a Luján, divenendo così per sempre la Celeste Patrona del popolo sudamericano. – Preghiera alla Vergine.
Verso il 1630 giunse nel porto di Buenos Aires una caravella. La guidava un marinaio che portava con sé dal Brasile due statuette di terracotta: una, raffigurante "Nostra Signora della Consolazione", l’altra che rappresentava l’"Immacolata Concezione". Le statuette erano destinate a un portoghese che abitava a Sumampa.
Dopo tre giorni di viaggio, la carovana diretta verso il Tucumán giunge al rio Luján, dove passò la notte. All’alba i carrettieri si dispongono per riprendere il cammino, ma i buoi, per quanti sforzi facciano, non riescono a muovere i carri neppure di un centimetro.
Allora, tirano giù le casse, e i carri si muovono senza fatica. Ripetono più volte questa operazione e si accorgono che soltanto alla presenza di una cassa il carro non ne vuole sapere di ripartire. Aprono la cassa per vederne il contenuto: vi appare la piccola statua di 58 cm raffigurante l’Immacolata Concezione. Maria è rivestita di una tunica rossa e di un manto azzurro seminato di stelle, le mani sono giunte dinanzi al petto e i piedi poggiano sopra delle nuvole, tra le quali spuntano la luna e quattro testoline di Angeli.
Il disegno di Dio ormai è chiaro! La statua perciò rimane in quel luogo, nell’immensità silenziosa della Pampa sudamericana, dove viene costruito il primo Santuario dedicato alla Madonna di Luján, al quale accorrono ogni anno milioni di pellegrini da ogni parte dell’Argentina e dell’America Latina.

venerdì 26 settembre 2014

Ucciso in carcere

ASIA/PAKISTAN - Cristiano accusato di blasfemia ucciso in carcere: condanna dei Vescovi
Islamabad (Agenzia Fides) – Il Pastore cristiano Zafar Bhatti, in prigione da due anni con l’accusa di blasfemia, è stato ucciso ieri da un poliziotto nel carcere di Rawalpindi. L’agente ha ucciso Bhatti, in attesa di processo, e ferito un altro uomo, Muhammad Asghar, condannato a morte con la stessa accusa. Bhatti era sotto processo dopo che un leader islamico lo ha accusato nel 2012 di inviare messaggi sms offensivi verso la madre del profeta Maometto. Secondo la famiglia e i suoi avvocati, qualcuno ha cercato di incastrarlo, usando il suo telefono. Come conferma all’Agenzia Fides Cecil Shane Chaudhry, Direttore esecutivo della Commissione Nazionale “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani (NCJP), nelle ultime settimane Bhatti aveva ricevuto in carcere minacce di morte da detenuti e guardie. Bhatti avrebbe dovuto presentarsi davanti a un tribunale di primo grado il 26 settembre. Come riferito a Fides, gli avvocati dell’Ong CLAAS (“Center for legal aid assistance and settlement”), che seguivano il caso, erano fiduciosi in un suo rilascio.
Chaudhry condanna “il gesto terribile” e ricorda a Fides che “ci sono molti altri accusati in carcere, in attesa di processo, innocenti. Sono in pericolo solo perchè vittime di accuse di blasfemia, spesso false: il governo deve tutelare la loro vita. Chiediamo che il colpevole venga assicurato alla giustizia”.
Secondo il “Centro per la ricerca e gli studi sulla sicurezza”, think-tank con sede a Islamabad, negli ultimi anni le accuse di blasfemia sono aumentate in modo esponenziale (un caso nel 2001, 80 nel 2011). La legge viene sempre più utilizzata per regolamenti di conti in dispute private che nulla hanno a che vedere con la religione. Gli accusati sono spesso a rischio di linciaggio, mentre avvocati e giudici di frequente rifiutano di avere a che fare con tali casi. Per questo i periodi di carcerazione degli accusati spesso si prolungano per anni. Secondo cifre ufficiai, almeno 48 persone accusate di blasfemia sono state vittime di uccisioni extragiudiziali. Tra le vittime recenti, il professore di studi islamici di Karachi, Muhammad Shakil Auj, e l’avvocato musulmano di Multan, Rashid Rehman.
Il Vescovo di Faisalabad, Joseph Ashad, interpellato da Fides, afferma: “Della legge sulla blasfemia si abusa, le vittime sono i più deboli, cristiani e musulmani. Oggi è urgente una correzione per evitarne gli abusi”. Anche il noto leder musulmano pakistano Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, raggiunto da Fides, lamenta “l'uso improprio delle leggi sulla blasfemia” e di come “i cristiani sono perseguitati a causa del cattivo uso di questa legge”. “Come membro del Consiglio islamico del Pakistan – afferma – proporrò al governo severe punizioni per chi accusa falsamente un’altra persona di blasfemia”. (PA) (Agenzia Fides 26/9/2014)

giovedì 25 settembre 2014

Re Abdallah II all'Onu

ASIA/GIORDANIA - Re Abdallah II all'Onu: i cristiani sono una parte “costitutiva” del Medio Oriente
New York (Agenzia Fides) - “Lasciatemelo dire ancora una volta: gli arabi cristiani sono una parte essenziale del passato, del presente e del futuro della mia regione”. Così il Re di Giordania, Abdallah II, nel suo intervento alla 69esima assemblea generale dell'Onu, ha voluto ribadire davanti alla qualificata platea internazionale che le comunità cristiane rappresentano una componente fondamentale della vicenda storica del Medio Oriente, e non possono in nessun modo essere considerate ospiti o straniere nelle terre che hanno visto la prima diffusione del cristianesimo.
Nel discorso pronunciato al Palazzo di vetro di New York, Re Abdallah ha riproposto il ruolo del regno hascemita come garante di una declinazione dell'identità islamica aperta al dialogo con le altre fedi: “Gli insegnamenti del vero islam - ha ripetuto il monarca giordano - sono chiari: i conflitti e gli scontri settari sono del tutto condannati. L'islam proibisce la violenza contro i cristiani e le altre comunità che compongono ciascun Paese”. Re Abdallah ha richiamato i leader musulmani e gli altri a lavorare insieme contro azioni mistificatorie e tendenti a dividere, rivendicando con orgoglio al proprio Paese di “aver promosso iniziative interreligiose e interconfessionali”. Il monarca ha anche annunciato che la Giordania presenterà una bozza di risoluzione affinchè siano riconosciuti come genocidio e crimini contro l'umanità le recenti violenze perpetrate su base religiosa in Iraq e in Siria. (GV) (Agenzia Fides 25/9/2014).

martedì 23 settembre 2014

Servire i fratelli seguendo Cristo

ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo a sacerdoti e religiosi emigrati senza permesso: tornate per servire chi ha più bisogno
Baghdad (Agenzia Fides) - Un richiamo perentorio a sacerdoti e religiosi usciti dall'Iraq senza aver chiesto e ottenuto il necessario consenso dei propri superiori è stato diffuso lunedì 21 settembre dal Patriarca di Babilonia del Caldei, Louis Raphael I. Nel pronunciamento, pervenuto all'Agenzia Fides, il Primate della Chiesa caldea augura a tutti di riscoprire “la gioia assoluta del servizio del Vangelo” e ricorda che, per la loro condizione, i sacerdoti e i monaci non possono decidere “dove servire, come servire e chi servire”, operando scelte in chiave individualistica, senza dare conto a nessuno delle proprie decisioni. “Dobbiamo vivere e morire nel luogo dove Dio ci chiama” ripete il Patriarca caldeo nel suo messaggio. Inoltre – aggiunge - sacerdoti e religiosi non devono avere come aspirazione la ricerca di condizioni di vita confortevoli, ma servire i fratelli seguendo Cristo, anche accettando di portare la croce, quando ciò viene richiesto dalla circostanze. Per questo nessuno può abbandonare la propria diocesi o la propria comunità religiosa senza l'approvazione formale del Vescovo o del proprio superiore, secondo quanto è stato ribadito anche in occasione del Sinodo dei Vescovi caldei tenutosi nel giugno 2013. Già in quell'occasione, per mettere un freno ad un malcostume diffusosi negli ultimi anni, il Sinodo dei Vescovi caldei svoltosi a Baghdad aveva stabilito che nessun sacerdote può spostare la sua residenza da una diocesi all'altra senza il consenso di ambedue i Vescovi.
Adesso, dopo i tragici eventi che nel nord iracheno hanno coinvolto decine di migliaia di cristiani costretti ad abbandonare le proprie case davanti all'avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico (IS), il Patriarca Louis Raphael I richiama tutti i sacerdoti e i religiosi caldei che hanno lasciato l'Iraq, trasferendosi presso le comunità della diaspora caldea sparse nel mondo, a rientrare nel proprio Paese e a mettersi al servizio di chi si trova maggiormente nel bisogno. Il Patriarca avverte infine che saranno presi provvedimenti disciplinari per chi, entro un mese, non avrà risposto al richiamo dando conto della sua situazione ai propri superiori. (GV) (Agenzia Fides 23/9/2014).

sabato 13 settembre 2014

A me che importa?



vaticanit - italiano has uploaded Papa Francesco: la guerra come Caino, “A me che importa?”
Papa Francesco: la guerra come Caino, “A me che importa?”
vaticanit - italiano
A Redipuglia, il Papa ha celebrato messa nel sacrario militare italiano, e pregato nel vicino cimitero austro-ungarico, a 100 anni dall’inizio della prima guerra mondiale. La conversione del cuore, ha detto è passare da quel “A me che importa” al pianto, per tutte le vittime della follia della guerra.

venerdì 12 settembre 2014

approfittare di tutte le occasioni utili per commemorare il centenario del Genocidio armeno consumatosi nel 1915

ASIA/LIBANO - Sinodo della Chiesa armeno cattolica: prepariamoci alla Messa con il Papa nel centenario del Genocidio
Beirut (Agenzia Fides) – Si è conclusa nella serata di ieri, giovedì 11 settembre, la riunione annuale del Sinodo della Chiesa armeno-cattolica, presieduta dal Patriarca Nerses Bedros XIX, che si è tenuta nella sede patriarcale del convento di Nostra Signora di Bzommar, a pochi chilometri da Beirut, e ha visto riuniti 14 Vescovi e alcuni amministratori apostolici. Durante i lavori, i Vescovi si sono confrontati in merito alla condizione di sofferenza che le comunità cristiane condividono con tutte le popolazioni del Medio Oriente.
Per il futuro, la consegna particolare affidata ai Vescovi è quella di approfittare di tutte le occasioni utili per commemorare il centenario del Genocidio armeno consumatosi nel 1915. “Da questo punto di vista - riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo Boutros Marayati - l'attenzione è fin d'ora concentrata sul 12 aprile 2015, prima domenica dopo Pasqua, quando del ‘Grande Male’ si farà memoria in una Messa in rito armeno antico celebrata a San Pietro sotto la presidenza di Papa Francesco. Saranno presenti il Patriarca e tutti i Vescovi. Verranno anche gli armeni apostolici e quelli protestanti, e fedeli da tutto il mondo. Le diocesi e le parrocchie si sono già messe in movimento per favorire la più ampia partecipazione possibile a questa grande celebrazione”. (GV) (Agenzia Fides 12/9/2014).

martedì 9 settembre 2014

Asia Bibi

ASIA/PAKISTAN - Rinviata al 16 ottobre l’udienza del processo di appello ad Asia Bibi
Lahore (Agenzia Fides) – In un’udienza di pochi minuti, tenutasi stamane davanti all’Alta Corte di Lahore, il giudice Anwar Ul Haq ha aggiornato il processo d'appello ad Asia Bibi, rinviando le parti al 16 ottobre. Lo comunicano a Fides gli avvocati di Asia, S.K. Chaudry e Sardar Mushtaq Gill. A detta degli avvocati, “la Corte ha concesso un’ultima possibilità alla controparte, dato che il loro avvocato era per l’ennesima volta assente”. Nella prossima udienza gli avvocati dovranno consegnare le loro “argomentazioni finali”, in forma scritta. In base a queste, il giudice si formerà un’idea e poi emetterà una sentenza. Il caso sembrerebbe, dunque, essersi sbloccato. Gill spiega a Fides: “A giugno scorso abbiamo presentato una speciale istanza all’Alta Corte, appellandoci ad alcuni articoli che impongono al Tribunale di esaminare un caso e giudicare. Il caso di Asia dovrà essere ascoltato. Siamo poi fiduciosi nel fatto che, esaminando nel merito i fatti, Asia possa esse re assolta. I timori nascono solo da possibili influenze negative o pressioni degli estremisti sui giudici. Ma il giudice Anwar Ul Haq è persona stimata e corretta. Confidiamo nella buona fede e nell’indipendenza della magistratura”. (PA) (Agenzia Fides 9/9/2014)

Ministro cristiano

ASIA/IRAQ - Un ministro cristiano nel nuovo governo iracheno
Baghdad (Agenzia Fides) – C'è anche un ministro cristiano nel nuovo governo che ieri ha ottenuto la fiducia del parlamento iracheno con una maggioranza di 177 voti su 289: si tratta del caldeo Faris Yusef Jajo, appartenente a una famiglia caldea della zona di Alqosh e già eletto al Parlamento nella lista comunista. A lui è stato affidato il ministero della scienza e della tecnologia. La nuova compagine governativa, guidata dal primo ministro Haidar al-Abadi, comprende 23 ministri e 3 vice-premier. Per mancanza di consenso tra le forze in campo, non sono stati ancora designati i responsabili di due dicasteri-chiave come il Ministero degli interni e quello della difesa.
La squadra governativa vuole presentarsi come una risposta soddisfacente alle pressioni operate da vari attori della comunità internazionali che chiedevano un cambio di rotta della dirigenza politica di Baghdad verso un approccio più inclusivo, con l'intenzione di contrastare le spinte settarie operanti nel Paese e trovare unità d'intenti nella lotta contro i miliziani jihadisti dell'auto-proclamato Califfato Islamico. Il neo-premier sciita al-Abadi si è impegnato a sostenere il rafforzamento delle relazioni con la regione autonoma del Kurdistan iracheno, una riforma in chiave semi-federale e la ricostituzione delle Forze Armate. Nella distribuzione degli incarichi governativi un'ampia fetta di ministeri è andata ai rappresentanti dei partiti sciiti più vicini al premier, che si sono aggiudicati anche il ministero degli esteri. A rappresentanti laici e sunniti sono stati affidati 7 ministeri, mentre un curdo siederà alla guida del ministero delle finanze. (GV) (Agenzia Fides 9/9/2014).

Suore uccise

AFRICA/BURUNDI - “Le suore uccise verranno sepolte in Africa, è un segno di amore fino alla fine” dice l’ex superiora regionale delle Saveriane
Bujumbura (Agenzia Fides) - “Tutte e tre le suore uccise avevano seri problemi di salute, ma tutte avevano chiesto, quasi puntando i piedi, di poter tornare in Burundi e dare la vita fino alla fine” dice all’Agenzia Fides suor Delia Guadagnini, ex Superiora regionale delle Missionarie Saveriane per la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi, che conosceva molto bene le tre missionarie saveriane italiane, suor Lucia Pulici, suor Olga Raschietti e suor Bernadetta Boggian, uccise nella missione di Kamenge, un quartiere settentrionale di Bujumbura (capitale del Burundi), presso la parrocchia dedicata a San Guido Maria Conforti (vedi Fides 8/9/2014).
Suor Delia ricorda: “le tre sorelle erano tornate accettando di svolgere piccoli servizi, perché le loro forze non gli consentivano di svolgere compiti impegnativi. Si trattava di servizi semplici, stare accanto alla gente, con visite a domicilio, aiutare i poveri. Erano molto benvolute dalla popolazione”. Per questo, sottolinea la religiosa, “in Burundi non abbiamo mai avuto problemi con nessuno. Non riusciamo a pensare chi abbia potuto farci del male in maniera così malvagia. È un fatto tragico e allo stesso tempo misterioso”.
Per quel che riguarda le indagini suor Delia dice: “le autorità burundesi non si sbilanciano. Affermano che le indagini sono in corso e stanno interrogando alcune persone. La popolazione locale è costernata e non si spiega un atto così crudele. Sappiamo solo che una persona è stata vista circolare nei paraggi della parrocchia e che poi è stata vista passare, per uscire dalla missione dopo l’uccisione di Suor Bernadetta, davanti alla finestra dell’unica sorella che non è stata colpita perché si era chiusa in casa”.
Suor Delia, che si trova a Uvira (nella Repubblica Democratica del Congo) dall’altro lato del lago Tanganica rispetto a Bujumbura, è stata nella missione ieri mattina. “Torneremo domani a Bujumbura per i funerali. Poi inizieremo il lungo viaggio per trasferire le salme delle sorelle uccise nel cimitero saveriano di Bukavu (nell’est della RDC) dove giovedì mattina ci sarà la Messa in Cattedrale. Non ci sarà il rimpatrio delle salme per volontà espressa dalle nostre sorelle missionarie e perché la gente, che hanno amato e servito, desidera che rimangono con loro. È un segno di amore fino alla fine” conclude la religiosa. (L.M.) (Agenzia Fides 9/9/2014)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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