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domenica 14 dicembre 2008

Commento alla parola 14 dicembre 2008


Terza settimana d’Avvento

. . . non era la luce,

ma doveva rendere

testimonianza

alla luce…

Giovanni non era la luce, ma doveva portare luce! Chissà quante volte ci siamo sentiti come lui: imperfetti, non all’altezza della situazione, e forse, anche al posto sbagliato; insomma, tutt’altro che luce! Eppure, ci avevano chiesto di testimoniare la luce con l’impegno, con parole di coraggio, parlando di Gesù e, alla fine, ci hanno detto: “in te c’è qualcosa di speciale!” mentre nel nostro cuore il caos. Come è possibile? Non essere luce, eppure portare la luce? La risposta è semplice: non è importante quello che siamo, ma chi diventiamo nelle mani di Dio; tutto questo è meraviglioso! Nonostante non siamo i migliori, Dio è capace di fare delle nostre piccolezze e inadeguatezze il trampolino di lancio per la sua luce: l’amore!

Comunità: casa della testimonianza

Se la Chiesa è ‘casa della testimonianza’ comprendiamo che la necessità del testimone si pone quando è in atto un processo. Il vangelo di Giovanni ci insegna appunto che nel corso della storia si svolge un immenso processo al centro del quale sta Gesù - la verità di Dio - e durante il quale la comunità dei credenti è costantemente chiamata ad essere, come testimone, dalla parte di Gesù, dalla parte di Dio, di quel volto di Dio che Gesù ha fatto conoscere. La nostra comunità deve rendere visibile quel volto nelle proprie opere.

In questa luce è utile riprendere la prima lettura, dove quello Spirito Santo che è sul profeta e, poi, su Gesù, è ora donato alla Chiesa. Quest’ultima deve stare attenta a «non spegnerlo».

Lo Spirito riveste la Chiesa del «manto della giustizia», la rende capace di parlare di Dio con le opere, di dire la buona novella ai poveri di oggi. Capace di «fasciare le piaghe dei cuori spezzati»: dobbiamo quindi impegnarci per operare nei cuori una guarigione che non ha nulla di miracolistico, ma che richiede pazienza come una ferita che si rimargina solo col tempo.

Altro nostro compito è «proclamare la libertà degli schiavi e dei prigionieri», ricordando che ci sono schiavitù evidenti e altre latenti, ma non meno gravi, da superare. Infine siamo chiamati a «promulgare un anno di misericordia»: è necessario che comprendiamo come il nostro tempo, spesso sprecato nel male, deve essere invece guardato con rispetto e spirito di discernimento come l’occasione di grazia che il Signore ci offre.

Dunque con la comparsa del Messia-sposo rivestito di giustizia nasce in noi la solidarietà, viene attuata la condivisione, esplode quella gioia che non è vera, se non è partecipata. Sappiamo bene che non saremo mai pienamente all’altezza di questo programma di giustizia e di fraternità, ma il continuo rimando a colui che solo è sposo e luce permetterà alla forza della carità di non venir meno in noi.

Ci hai esortato alla gioia, Signore: «State lieti, sempre». Anzi, ci hai insegnato le parole per dire la gioia: «Io esulto e gioisco nel Signore, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza». Fa’ di me, o Signore, un cristiano lieto: lieto come Giovanni nel vedere la luce che già viene, nel sentirsi voce al servizio della Parola; lieto come il profeta, nel sapersi riempito del tuo Spirito di santità; lieto come Maria nel riconoscere e magnificare quello che tu hai già compiuto per me e in me.

Ci hai esortato alla preghiera, Signore: «Pregate incessantemente». Mi sembra quasi impossibile: abituato a separare preghiera e lavoro, penso sempre che la preghiera si possa fare solo stando in ginocchio. Eppure lo so che sei continuamente presente, a condividere le mie giornate e il mio lavoro. Sei tu, anzi, che mi vuoi santificare «fino alla perfezione», tu che guidi i miei passi incerti sul sentiero della santità. Insegnami a vivere costantemente alla tua presenza, a fare ogni cosa per amore tuo.

Ci hai esortato al ringraziamento, Signore: «In ogni cosa rendete grazie». Nell’eucaristia ci unisci al tuo ringraziamento. Fa’ che non mi limiti a pronunciare parole di riconoscenza, magari stanche e convenzionali, ma a dire grazie al Padre testimoniando il suo amore, nel servizio concreto del prossimo.

Vieni, Spirito Santo,

diventa in noi gioia, preghiera, ringraziamento, carità

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