Il Vangelo nell'era di Internet al centro del convegno "Chiesa in rete 2.0"
◊ A meno di 15 anni dalla diffusione popolare di Internet la rete sta consolidando il suo ruolo di medium privilegiato e, nell’era del cosiddetto web 2.0, la Chiesa non resta a guardare. Ma si può comunicare il Vangelo sul web? Per fare il punto su questa domanda si è concluso ieri a Roma il convegno nazionale “Chiesa in rete 2.0” organizzato dalla Conferenza episcopale italiana. Tra i vari interventi quelli di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei e don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali. Ascoltiamoli, a partire da mons. Crociata, nelle interviste di Paolo Ondarza.
R. - Internet presenta indubbiamente delle sfide sempre nuove. Noi abbiamo la responsabilità di educare e di educarci, questo è sicuro, ad un uso responsabile, al rapporto con le nuove generazioni e con i piccoli che, nondimeno, hanno in questi mezzi una peculiarità di conoscenza e di utilizzazione notevole.
D. - Internet può essere uno strumento di comunione e di evangelizzazione...
R. - Può essere uno strumento se viene utilizzato in maniera responsabile, opportuna e competente.
D. - Don Domenico Pompili, Internet cambia: come si pone la Chiesa nei confronti di questi cambiamenti?
R. - Con un atteggiamento sicuramente curioso. Mi pare che il web 2.0 attesti che si passa da una fase prevalentemente passiva, in cui si fruiva di contenuti prodotti da altri, ad una fase interattiva, in cui ciascuno a suo modo è partecipe e reso protagonista attivo della comunicazione.
D. - Spesso si contrappone il reale al virtuale, una contrapposizione che può anche essere pericolosa...
R. - Personalmente, pur ritenendo che il reale e il virtuale siano due dimensioni obiettivamente diverse, credo non si debba creare una contrapposizione troppo marcata, perchè ritengo che il virtuale possa essere la premessa per passare da una semplice connessione ad una più compiuta relazione.
D. - Internet oggi crea davvero relazione?
R. - Necessariamente, la comunicazione virtuale ha, oltre che delle straordinarie possibilità, anche delle particolari ambiguità. Ritengo, però, che la Chiesa debba necessariamente fare i conti con questa realtà, tenuto conto che - stando anche agli ultimi dati di indagini del Censis - per quel che riguarda l’Italia, circa il 68, il 70 per cento degli under 35, fa quotidianamente riferimento a questa forma di linguaggio.
D. - Il viaggio, dunque, della Chiesa su Internet non comincia oggi. Un bilancio del lavoro svolto finora...
R. - Mi pare che la Chiesa abbia mostrato sin dall’inizio un’attenzione particolare, a riprova del fatto che ogni volta che c’è un cambio tecnologico, la Chiesa non si mostra distante o estranea, ma al contrario si lascia coinvolgere. E' stata presentata in questo convegno, tra l’altro, una inchiesta che descrive il rapporto tra parrocchie ed Internet, e si attesta in questa inchiesta che sono circa 12 mila attualmente i siti cattolici nel nostro territorio. Si è fatto già un grande cammino, anche se dobbiamo in qualche modo seguire le strade di questa comunicazione che cambia continuamente.
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