Di ritorno dalla missione, i discepoli si riuniscono attorno a Gesù e gli riferiscono dell’attività svolta. Sul suo esempio hanno compiuto delle opere (guarigioni, esorcismi) e hanno insegnato. L’invito loro rivolto da Gesù a ritirarsi in un luogo lontano dalla folla ricalca i ritiri notturni del Maestro dopo intense giornate, ma anche introduce il contesto del successivo episodio della moltiplicazione dei pani. La folla precede la barca dei discepoli sulla sponda dove è diretta e si presenta allo sguardo di Gesù come un gregge smarrito perché privo del pastore. L’immagine, classica nella Bibbia per designare il popolo di Dio, suggerisce che lui, Gesù, è il vero pastore: egli assume direttamente la guida del gregge trascurato da coloro che erano incaricati di pascerlo. La sua commozione è la stessa di Yhavè, buono e pietoso, le cui viscere fremono di tenerezza per Israele.
Gesù è guida del popolo prima di tutto con la parola che introduce alla comprensione del mistero del Regno: «Si mise a insegnare loro molte cose».
Nel nostro tempo si rifugge come una schiavitù l’adesione alla Verità rivelata, ma si è pronti a farsi servitori del “mito” di turno. Si sente oppressiva l’obbedienza all’autorità, ma ci si fa servilmente sudditi del leader in voga. Si invoca la libertà individuale e poi paradossalmente non si riesce a vivere senza intrupparsi. Questi leader, che cosa perseguono in realtà? A vantaggio di chi va la loro collocazione di preminenza?
Occorre chiederselo per non finire dispersi, sbandati, sfruttati, strumentalizzati, asserviti al desiderio personalistico di potenza di qualcuno. Oggi come ieri, il vero esercizio del potere è servizio, e chi lo detiene è guida autentica degli altri nella misura in cui è disposto a dare la vita per loro, a “patire-con” loro.
Cari pastori, un giorno il Signore vi chiederà conto se lo spirito che ha animato il vostro impegno politico è stato quello del servizio o quello del self-service. Capite che cosa significa tutto questo! «Fai strada ai poveri senza farti strada», scriveva don Milani al suo amico Fabbrini. Ma quante volte voi date l’impressione che, se non proprio il calcolo personale, almeno quello di parte prevalga su quello della comunità! Diversamente, non si spiegherebbero tante lotte all’ultimo sangue. Quando hanno all’origine il tarlo del profitto e il virus del tornaconto, meritano un solo nome: sacrilegio! Ed è allora che dovrebbe risuonarvi come una condanna il lamento del Signore: «Ho compassione di questo popolo: mi sembra un gregge senza pastore» (Mc 8,2).
Cari amici, io credo che le cose cambierebbero molto nelle nostre città se ognuno applicasse a sé le parole che Gesù attribuiva alla sua persona: « Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece.., vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge... egli è un mercenario e non gli importa delle pecore» (Gv 10,1 2s.). Coraggio!
entite quel che diceva il sindaco La Pira ai consiglieri comunali di Firenze il 24 settembre 1954: «Voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: Signor sindaco, non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini)... E mio dovere fondamentale. Se c’è uno che soffre, io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi, con tutti gli accorgimenti che l’amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta, per un sindaco in genere e per un sindaco cristiano in specie, non c’è» (da Vegliare nella notte, di Antonino Bello)
PREGHIERA
Oggi ti prego, Signore, per i potenti di questo mondo, per gli uomini di governo, per tutti coloro che a vario titolo hanno la responsabilità di guidare altre persone. Aiutali a vivere il loro compito come servizio agli altri: che non li ingannino con discorsi demagogici, che non li deludano con promesse non realistiche, che non li sfruttino facendo loro credere di operare per il bene di tutti.
Dona loro il tuo Spirito, perché imparino da te il rispetto, l’attenzione, la partecipazione ai veri bisogni della gente.
Aiuta anche chi non è coinvolto a tempo pieno in un impegno diretto, politico o sociale, a non stare tranquillo, a non assumere atteggiamenti di delega passiva, ma a dare il proprio contributo di competenza e solidarietà.
Nessun commento:
Posta un commento