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domenica 8 febbraio 2009

Commento alla parola 8 febbraio 2009

Dio ci prende per mano

Il primo episodio raccontatoci dal vangelo di questa domenica ci mostra Gesù che entra in una dimora privata, nella casa della suocera di Pietro. Possiamo in lui contemplare il regno di Dio che raggiunge la nostra umanità per riconfigurarla anche là dove entrano in gioco gli affetti, i rapporti di prossimità e le appartenenze profonde. Il Regno è il venire presso di noi di un Dio che vuole realizzare uno scambio intimo con ognuno, stabilendo una relazione di vicinanza, di comunione. I gesti compiuti da Gesù sono caratterizzati proprio da questo tratto della prossimità; ecco allora il suo far visita all’inferma suocera di Pietro, l’ascoltare coloro che gli parlano di lei, il prenderla per mano e il sollevarla.
Si scorge in lui un amore che ci si avvicina nel momento del dolore, che ci prende per mano, infondendoci rinnovata sicurezza; si avverte soprattutto una prossimità che risolleva. Si realizza qui in modo sommo quella carità che la parola di Dio chiede di far nostra, proponendoci anche l’esempio di Paolo e le sue richieste ai cristiani “maturi” di Corinto. La nostra vera maturità di fede è nell’accoglienza della via della carità, quella che Dio in Cristo ha usato verso di noi, rispondendo al nostro grido come a Giobbe, perché la nostra vita è come un soffio.
Il tratto della vicinanza non deve, però, farci smarrire il senso del mistero e la consapevolezza che Dio, anche se si fa prossimo a noi, non è manipolabile dai nostri desideri e non può venire circoscritto alle nostre conoscenze e ai nostri vissuti. Ci illumina l’esempio di Gesù che «esce» verso il deserto per recarsi a pregare, mentre è ancora notte. Gesù non soccombe alla nostra tentazione del successo e della notorietà, al rischio di essere divorato da chi reclama una “vicinanza” che diventa pretesa di possedere Dio e di addomesticarlo. Gesù al contrario «esce» per ritirarsi a pregare, mettendo al centro non se stesso, ma il Padre. Egli compie davvero il proprio “esodo” dalle attese della gente, accettando invece la difficile volontà del Padre. La nostra preghiera deve essere quindi un ricercare la volontà di Dio sull’esempio e con l’aiuto di Gesù.
PREGHIERA
O Signore, la tua parola oggi mi presenta te come modello e maestro di preghiera. Desidero apprendere da te l’arte del pregare e come te riuscire a conformare le mie scelte alla volontà del Padre. Guardando a te - che nella notte e nella solitudine preghi il Padre - posso anch’io ritrovare con la preghiera il coraggio di camminare “altrove”, di mettere al centro le necessità dei miei fratelli. Potrò allora affrontare gli impegnativi “traslochi” che la volontà divina mi chiede e lasciarmi trasportare oltre il cammino, fino a trovarmi là dove non pensavo affatto di poter arrivare.
Nella preghiera avverto vivamente la tua vicinanza: quella che ha fatto sentire alla suocera di Pietro e agli ammalati che tu hai guarito alle porte della città. Ti benedico, allora, per tutte le volte nelle quali - pieno di comprensione - ti sei fatto incontro a me e ai miei fratelli e sorelle, confortandoci nei momenti difficili della nostra vita. Fa’ che, avendo sperimentato la dolce e potente prossimità del tuo amore, diventiamo più forti e, sull’esempio di Cristo, impariamo anche noi a condividere con gli altri il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva.

Durante il lavoro di restauro della veste dell’Addolorata, che alcune donne con pazienza stanno facendo, nel corpetto, tra la fodera e il tessuto, è venuto alla luce unIl primo episodio raccontatoci dal vangelo di questa domenica ci mostra Gesù che entra in una dimora privata, nella casa della suocera di Pietro. Possiamo in lui contemplare il regno di Dio che raggiunge la nostra umanità per riconfigurarla anche là dove entrano in gioco gli affetti, i rapporti di prossimità e le appartenenze profonde. Il Regno è il venire presso di noi di un Dio che vuole realizzare uno scambio intimo con ognuno, stabilendo una relazione di vicinanza, di comunione. I gesti compiuti da Gesù sono caratterizzati proprio da questo tratto della prossimità; ecco allora il suo far visita all’inferma suocera di Pietro, l’ascoltare coloro che gli parlano di lei, il prenderla per mano e il sollevarla.
Si scorge in lui un amore che ci si avvicina nel momento del dolore, che ci prende per mano, infondendoci rinnovata sicurezza; si avverte soprattutto una prossimità che risolleva. Si realizza qui in modo sommo quella carità che la parola di Dio chiede di far nostra, proponendoci anche l’esempio di Paolo e le sue richieste ai cristiani “maturi” di Corinto. La nostra vera maturità di fede è nell’accoglienza della via della carità, quella che Dio in Cristo ha usato verso di noi, rispondendo al nostro grido come a Giobbe, perché la nostra vita è come un soffio.
Il tratto della vicinanza non deve, però, farci smarrire il senso del mistero e la consapevolezza che Dio, anche se si fa prossimo a noi, non è manipolabile dai nostri desideri e non può venire circoscritto alle nostre conoscenze e ai nostri vissuti. Ci illumina l’esempio di Gesù che «esce» verso il deserto per recarsi a pregare, mentre è ancora notte. Gesù non soccombe alla nostra tentazione del successo e della notorietà, al rischio di essere divorato da chi reclama una “vicinanza” che diventa pretesa di possedere Dio e di addomesticarlo. Gesù al contrario «esce» per ritirarsi a pregare, mettendo al centro non se stesso, ma il Padre. Egli compie davvero il proprio “esodo” dalle attese della gente, accettando invece la difficile volontà del Padre. La nostra preghiera deve essere quindi un ricercare la volontà di Dio sull’esempio e con l’aiuto di Gesù.
PREGHIERA
O Signore, la tua parola oggi mi presenta te come modello e maestro di preghiera. Desidero apprendere da te l’arte del pregare e come te riuscire a conformare le mie scelte alla volontà del Padre. Guardando a te - che nella notte e nella solitudine preghi il Padre - posso anch’io ritrovare con la preghiera il coraggio di camminare “altrove”, di mettere al centro le necessità dei miei fratelli. Potrò allora affrontare gli impegnativi “traslochi” che la volontà divina mi chiede e lasciarmi trasportare oltre il cammino, fino a trovarmi là dove non pensavo affatto di poter arrivare.
Nella preghiera avverto vivamente la tua vicinanza: quella che ha fatto sentire alla suocera di Pietro e agli ammalati che tu hai guarito alle porte della città. Ti benedico, allora, per tutte le volte nelle quali - pieno di comprensione - ti sei fatto incontro a me e ai miei fratelli e sorelle, confortandoci nei momenti difficili della nostra vita. Fa’ che, avendo sperimentato la dolce e potente prossimità del tuo amore, diventiamo più forti e, sull’esempio di Cristo, impariamo anche noi a condividere con gli altri il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva.

Durante il lavoro di restauro della veste dell’Addolorata, che alcune donne con pazienza stanno facendo, nel corpetto, tra la fodera e il tessuto, è venuto alla luce questo biglietto (cm 5,5 x 10) che qualche mamma ha messo.

Mamma nostra cara, ti raccomando tanto Giancarlo che cresca bravo, studioso, sano, fa che un altro giorno sia un santo e zelante sacerdote. Prendilo sotto la tua guida, proteggilo ed assistilo in tutte le sue lotte contro il demonio, la carne e il mondo. Sii tu la sua mamma, tienilo sotto il tuo manto, ma ti prometto per il bene spirituale ed anche corporale di quest’umile cuore di fare ogni giorno qualche piccolo sacrificio. Accetta ti prego la mia piccola offerta.

Abbiamo saputo l’identità di due persone degli ex voto della Madonna: due sorelle e ambedue si chiamavano IETRI INES MARIA la prima (vestita da Prima Comunione ) nata il 21.11.1909 e deceduta il 19.10.1920; la seconda nata il 19.06.1921 e deceduta il 19.01.1943,
figlie di Antonio Luigi e Zanon Marianna

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