Amatevi come io vi ho amato
La liturgia odierna - come sempre - ci parla soltanto d’amore. «Dio è amore», e dunque che cos’altro potrebbe dirci la sua parola, o donarci il suo agire? A un ascolto attento, però, oggi - e ogni giorno - questo motivo unico risuona con toni nuovi. Seguiamolo attraverso le letture, per apprendere a cantarlo con la vita.
L’amore da parte dell’uomo comincia con l’attenzione, con un’intensa attesa rivolta a Dio, e del resto già suscitata da lui. Inizia con l’accorgersi che egli ci ha amati per primo, da sempre, e non perché lo meritassimo. Scoprirsi amati significa al contempo riconoscersi peccatori perdonati. Questo perdono non ha avuto per Dio - l’Onnipotente! - un prezzo irrisorio, ma proprio così si è manifestato l’amore: «Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui..., lo ha mandato come vittima di espiazione per i nostri peccati». Il volto amante di Dio ci è stato rivelato dal volto di dolore e di gloria di Cristo. Ed egli ci invita a rimanere nel suo amore - il più grande, perché è la vita donata - per poter gustare la comunione con il Padre.
Ancora una volta ci è chiesto di essere “attenti”: l’amore donato e accolto coinvolge nel suo dinamismo ognuno di noi. Deve divenire il nostro donarci: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati», nell’attenzione fattiva e costante a non lasciar prevalere la natura egoistica nel nostro sentire, pensare, parlare, operare, nella tensione gioiosa di porre al principio di tutto il divino comandamento. Non è facile per nessuno in concreto...
Ma lo Spirito ci è dato per questo! Una nuova attenzione d’amore ci è proposta: cercare di intuire in ogni circostanza le vie che lo Spirito ci va aprendo davanti perché l’amore possa dispiegarsi e raggiungere ogni uomo. Anche Pietro si è spogliato a fatica di inveterate convinzioni per abbracciare il disegno di Dio: attento allo Spirito e ai fratelli, ha indicato alla Chiesa nascente un nuovo percorso d’amore, lasciando a noi tutti una traccia di luce.
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