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domenica 11 ottobre 2009

IL SALUTO DI MONS. BROLLO

La solenne celebrazione in cattedrale domenica 11 ottobre

"Non perdete la fede di Aquileia": questo l'ultimo appello da Arcivescovo

"A voaltris us dîs di no dismenteâ mai la nestre storie, la nestre lenghe, lis nestris tradizions, ma soredut la nestre fede, che e à fat grande la nestre int": con questa esortazione piena di speranza e di incoraggiamento, l'Arcivescovo mons. Pietro Brollo ha salutato questo pomeriggio in Cattedrale la Chiesa Udinese, nella solenne celebrazione eucaristica che ha segnato il termine del suo mandato episcopale. Parole che alla moltitudine di sacerdoti, religiosi e fedeli laici che si sono stretti al loro Pastore per ringraziarlo di quasi 9 anni di apostolato, sono risuonate ancor più dense di affetto e di vicinanza pronunciate nella materna lingua friulana.
Un saluto, quello di mons. Brollo, che nell'omelia è stato tutto incentrato sull'importanza di non smarrire le radici della Chiesa di Aquileia. Un impegno, un cammino denso di sfide, lungo il quale il presule carnico si sentirà ancora impegnato in prima linea anche da Arcivescovo emerito: "Con profonda commozione, pur nella contemporanea serenità di spirito, mi accingo a prendere congedo da voi, carissimi fratelli e sorelle in Cristo, pietre luminose di questa gloriosa Chiesa che vive in Udine; Chiesa impegnata a ricevere, conservare e trasmettere quella Speranza - fondata in Cristo Signore - che è giunta a noi da Aquileia, nostra Madre nella fede. E’ un commiato da una funzione, quella di Vescovo, ma non da una presenza e ancora meno dal cuore; ciò è favorito dal fatto che resto comunque inserito in questa nostra terra, in questa nostra Chiesa e tra la nostra gente con cui desidero, pur con altre funzioni, proseguire il cammino umano e cristiano".
L'Arcivescovo Pietro ha voluto richiamare il "leit motiv" di tutto il suo episcopato, invitando le comunità cristiane friulane a proseguire lungo il cammino intrapreso: "Continuare con gioioso slancio lungo i sentieri che assieme abbiamo tracciato in questi anni di collaborazione è il mandato che desidero lasciarvi; cammino che proseguirete assieme al nuovo Pastore che il Santo Padre ci ha mandato: vi chiedo di accoglierlo con la massima apertura di cuore e con il profondo desiderio di fare comunione con lui". "Collaborazione e soprattutto corresponsabilità quindi, ma anche comunione", sono stati i capisaldi dell'apostolato in terra friulana di mons. Brollo. Atteggiamenti ineludibili "per rendere credibile la nostra testimonianza ad un mondo che vive in modo preoccupante una lacerazione ed uno sgretolamento sempre più profondi - ha ricordato il presule -. Siamo chiamati per questo ad impegnarci in una crescita seria e continua nella nostra dimensione umana e cristiana, in compagnia di tutti quelli che lo Spirito del Signore ha resi fratelli e sorelle in Cristo nella sua Chiesa. E’ in essa infatti che il dono di Dio viene ricevuto, trasmesso e vissuto da tutti i fedeli, pur segnati dalla umana fragilità. Per questo vi ringrazio questa sera per la vostra presenza, perché è in simili incontri che avvengono nel nome del Signore che anch’io mi sento amato e fortificato nella mia capacità di amare, nonostante me stesso, i miei limiti e le mie debolezze e mi auguro che anche voi possiate fare esperienza della stessa situazione interiore, che è dono di Dio".
"Monsignor Pietro, non le diciamo addio perché rimarrà vicino a noi, nella sua Carnia per la quale ha avuto sempre una preoccupazione particolare, e perché la rivedremo con noi nelle giornate importanti della vita diocesana ­- aveva precedentemente affermato, a nome della Chiesa Udinese, il vicario generale mons. Giulio Gherbezza -. Non le diciamo addio perché il legame spirituale reso più forte mediante il ministero pastorale non sarà interrotto con la cessazione del suo servizio ed anche perché nulla, nessuna distanza di tempo e di luogo, potrà separarci dall’amore di Cristo. Vicini, continueremo a gettare la rete nel nome del Signore che continua ad avere bisogno di noi". Mons. Gherbezza ha anche tratteggiato i principali frutti dell'episcopato di mons. Brollo, tra i quali spicca l'impegno "verso una comunione sempre più profonda e verso una collaborazione e responsabilità sempre più partecipate e convinte. I sacerdoti sono diminuiti ma non sono soli a portare il peso e le responsabilità: possono contare sul generoso e qualificato contributo di migliaia di collaboratori, non come spettatori negli spalti dello stadio ma come protagonisti nel terreno di gioco, consapevoli della dignità sacerdotale, profetica e regale conferita loro col battesimo".
Mons. Brollo ha ringraziato tutti, a cominicare dai suoi più stretti collaboratori (il vicario generale e i vicari episcopali, i responsabili degli uffici pastorali diocesani e vicari foranei), i sacerdoti, "primi ed indispensabili coadiutori del vescovo"; i diaconi, i religiosi, le religiose e le persone consacrate "che in tanti modi hanno affiancato e sostenuto l’opera di evangelizzazione con l’azione e con la preghiera"; il segretario don Simone e la sorella Pia "con cui ho condiviso in serenità la vita familiare in questi anni". E naturalmente i laici "che si sono resi disponibili a rendere vive le nostre comunità, mettendo a servizio del Vangelo i loro talenti con competenza e generosità". Un pensiero speciale anche per i giovani - a partire da quelli che si stanno preparando a divenire sacerdoti - cui il presule ha augurato che "sappiano sempre “volare alto”, mantenendo vivi e freschi i più nobili ideali". Ma il pensiero di mons. Brollo va ben oltre i confini visibili della Chiesa cattolica, fino a raggiungere "le altre Chiese presenti nella nostra diocesi, divise, ma tuttavia unite dalla fede nell’unico Cristo. Un saluto a chi comunque crede in un Dio creatore di tutto o a chi proprio non ha fede".
Ma l'abbraccio più affettuoso è per le persone più fragili: quelle "che in questa congiuntura sfavorevole si trovano in difficoltà a causa della precarietà del lavoro o della salute", "gli stranieri che giungono da noi nell’onesta ricerca di soluzione ai bisogni primari dell’esistenza" e "coloro che a Udine o a Tolmezzo vivono privati della loro libertà e che più volte ho visitato".
"Jo cumò o tornarai sù ta mê Cjargne, ma cul cûr viert viers dut il Friûl, simpri disponût a dâ une man ogni volte che il gnûf Pastôr mal domandarà. A ducj un grant mandi di cûr!", ha concluso con commozione mons. Brollo.

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