AFRICA/CENTRAFRICA - “Il Papa ha segnato profondamente la comunità musulmana” dice l’Arcivescovo di Bangui
Bangui (Agenzia Fides) - “Il Papa è venuto come pellegrino per invitarci alla pace. Ora noi dobbiamo farci pellegrini di pace nel nostro stesso Paese” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, spiegando il suo gesto di percorrere a piedi il quartiere musulmani PK5, dopo le tensioni dei giorni scorsi per l’esclusione della candidatura dell’ex Presidente François Bozizé alle elezioni presidenziali (vedi Fides 9/12/2015).
“Ieri ho fatto fermare l’auto e ho proseguito a piedi nel quartiere PK5 insieme ai giovani, in una carovana della pace, salutando coloro che incontravamo nel nostro passaggio. Dobbiamo far cadere il muro della paura e della diffidenza, per andare incontro all’altro, salutandolo e parlando con lui” spiega Mons. Nzapalainga.
“Ho camminato nel quartiere come pellegrino di pace, invitando gli uni e gli altri ad accogliersi e a perdonarsi e a ricostruire il Paese sulla base della riconciliazione, che possiamo tradurre nel termine della Misericordia che Papa Francesco è venuto a proporci”.
A proposito della visita che il Santo Padre ha effettuato nel Paese, Mons. Nzapalainga afferma che “sono per primi i musulmani a dire ‘il Papa è venuto, vogliamo la pace, non vogliamo più la guerra’. Il Papa ha segnato profondamente la comunità musulmana. È significativo che i giovani musulmani del quartiere PK5 abbiano deposto le armi per parlare con i loro fratelli cristiani”. “Lo spirito che ci ha donato il Papa continua dunque a soffiare sul Paese” conclude Mons. Nzapalainga. (L.M.) (Agenzia Fides 10/12/2015)
“Ieri ho fatto fermare l’auto e ho proseguito a piedi nel quartiere PK5 insieme ai giovani, in una carovana della pace, salutando coloro che incontravamo nel nostro passaggio. Dobbiamo far cadere il muro della paura e della diffidenza, per andare incontro all’altro, salutandolo e parlando con lui” spiega Mons. Nzapalainga.
“Ho camminato nel quartiere come pellegrino di pace, invitando gli uni e gli altri ad accogliersi e a perdonarsi e a ricostruire il Paese sulla base della riconciliazione, che possiamo tradurre nel termine della Misericordia che Papa Francesco è venuto a proporci”.
A proposito della visita che il Santo Padre ha effettuato nel Paese, Mons. Nzapalainga afferma che “sono per primi i musulmani a dire ‘il Papa è venuto, vogliamo la pace, non vogliamo più la guerra’. Il Papa ha segnato profondamente la comunità musulmana. È significativo che i giovani musulmani del quartiere PK5 abbiano deposto le armi per parlare con i loro fratelli cristiani”. “Lo spirito che ci ha donato il Papa continua dunque a soffiare sul Paese” conclude Mons. Nzapalainga. (L.M.) (Agenzia Fides 10/12/2015)
AFRICA/SUD SUDAN - La città di Yambio vittima degli ultimi combattimenti tra esercito e una milizia locale
Juba (Agenzia Fides) – Yambio, la capitale dello Stato dell’Equatoria occidentale, nel Sud Sudan è una “città fantasma” dopo la fuga degli abitanti a causa dei violenti scontri tra l’esercito fedele al Presidente Salva Kiir e una milizia locale. Lo ha denunciato il deputato Festo Kumba. Secondo quanto riporta il Catholic Radio Network, parte della popolazione è sfollata nella vicina Repubblica Democratica del Congo.
Continuano dunque i combattimenti in alcune aree del Sud Sudan, nonostante gli accordi di pace firmati ad agosto tra il governo di Juba e l’ex Vice Presidente, Riek Machar, per mettere fine alla guerra civile scoppiata nel dicembre 2013, che ha interessato soprattutto gli Stati settentrionali (Unity e Alto Nilo) e quello orientale di Jonglei. Gli scontri degli ultimi mesi sono invece concentrati negli Stati meridionali e interessano alcune milizie locali. (LM.) (Agenzia Fides 10/12/2015)
Continuano dunque i combattimenti in alcune aree del Sud Sudan, nonostante gli accordi di pace firmati ad agosto tra il governo di Juba e l’ex Vice Presidente, Riek Machar, per mettere fine alla guerra civile scoppiata nel dicembre 2013, che ha interessato soprattutto gli Stati settentrionali (Unity e Alto Nilo) e quello orientale di Jonglei. Gli scontri degli ultimi mesi sono invece concentrati negli Stati meridionali e interessano alcune milizie locali. (LM.) (Agenzia Fides 10/12/2015)
ASIA/PAKISTAN - Minacce alle chiese per Natale: i cristiani rispondono con la preghiera
Lahore (Agenzia Fides) - I cristiani e le chiese a Youhanabad, quartiere della città di Lahore, uno dei più grandi insediamenti cristiani nella provincia del Punjab, hanno ricevuto minacce di attacchi terroristici per il Natale. Come appreso da Fides, diverse chiese hanno segnalato tali minacce alle autorità interessate, chiedendo di aumentare le misure di sicurezza.
Dopo gli attentati suicidi del marzo scorso, quando due kamikaze si sono fatti esplodere davanti a due chiese a Youhanabad, una cattolica e una protestante, i residenti vivono nella paura costante e i recenti messaggi hanno generato una nuova ondata di panico. Nusrat Bibi, insegnante di Youhanabad, nota che “quest'anno, paura e incertezza regnano per le strade di Youhanabad, nessuno si sente al sicuro. Difficilmente ci saranno le consuete bancarelle e decorazioni natalizie. Ci si sente come se qualcuno avesse rubato la nostra felicità”.
Anche se la presenza della polizia è aumentata, le Chiese si sono dotate di un proprio corpo di vigilanza. Ma “un'arma speciale è la preghiera”, nota l'Ong cristiana pakistana “Life For All” (LFA), invitando la società civile a partecipare a una campagna di “preghiera per la pace” in vista del Natale. Xavier Williams, il presidente LFA, nota a Fides. “Da anni il Pakistan si batte contro il terrorismo che ha colpito strade, piazze, scuole, moschee e chiese. Noi continueremo a pregare incessantemente Dio per il dono della pace, invocando la forza per superare momenti difficili come questo. Il terrorismo è una sfida che ci riguarda tutti. Il Natale è un messaggio di gioia, di speranza e di vittoria sulla morte”. (XP-PA) (Agenzia Fides 10/12/2015)
Dopo gli attentati suicidi del marzo scorso, quando due kamikaze si sono fatti esplodere davanti a due chiese a Youhanabad, una cattolica e una protestante, i residenti vivono nella paura costante e i recenti messaggi hanno generato una nuova ondata di panico. Nusrat Bibi, insegnante di Youhanabad, nota che “quest'anno, paura e incertezza regnano per le strade di Youhanabad, nessuno si sente al sicuro. Difficilmente ci saranno le consuete bancarelle e decorazioni natalizie. Ci si sente come se qualcuno avesse rubato la nostra felicità”.
Anche se la presenza della polizia è aumentata, le Chiese si sono dotate di un proprio corpo di vigilanza. Ma “un'arma speciale è la preghiera”, nota l'Ong cristiana pakistana “Life For All” (LFA), invitando la società civile a partecipare a una campagna di “preghiera per la pace” in vista del Natale. Xavier Williams, il presidente LFA, nota a Fides. “Da anni il Pakistan si batte contro il terrorismo che ha colpito strade, piazze, scuole, moschee e chiese. Noi continueremo a pregare incessantemente Dio per il dono della pace, invocando la forza per superare momenti difficili come questo. Il terrorismo è una sfida che ci riguarda tutti. Il Natale è un messaggio di gioia, di speranza e di vittoria sulla morte”. (XP-PA) (Agenzia Fides 10/12/2015)
ASIA/GIORDANIA - Apre ad Amman il “ristorante della misericordia” per i poveri
Amman (Agenzia Fides) - Aprirà le porte mercoledì 23 dicembre, e da quel giorno offrirà cinquecento pasti caldi a chi ne ha bisogno, tutto l'anno, dalle 14 alle 16, sette giorni su sette. E' il “ristorante della misericordia” di Amman, sostenuto e gestito dalla Chiesa locale in collaborazione con Caritas Jordan, All'inaugurazione, oltre all'Arcivescovo Maroun Laham, Vicario per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, sarà presente anche il sindaco di Amman, a conferma dell'interesse riservato dalle istituzioni pubbliche a questa importante iniziativa ecclesiale. “La mensa” riferisce all'Agenzia Fides Wael Suleiman, presidente di Caritas Jordan “sarà situata nella vecchia sede dismessa della tipografia cattolica, nella zona di Jabal Luweibdeh, vicino alla parrocchia cattolica latina dedicata all'Annunziata. Ci tenevamo a fare in modo di essere vicino a una parrocchia, per mostrare che anche questa iniziativa fa parte del cammino che tutta la Chiesa è chiamat a a intraprendere nell'Anno Santo della Misericordia, come ci è stato suggerito da Papa Francesco. E anche per testimoniare che la Chiesa, quando è docile strumento della misericordia di Dio, abbraccia tutti, a partire dai poveri, senza fare distinzioni, Sappiamo già che la stragrande maggioranza di quelli che verranno a prendere i nostri pasti saranno musulmani”.
A giudizio di Wael Suleiman, un piccolo “miracolo della carità” ha già segnato la vicenda del “Ristorante della misericordia”. Ancor prima della sua inaugurazione: “è bastato diffondere la notizia della prossima apertura della mensa, attraverso il sito arabo abouna.org” riferisce all'Agenzia Fides il presidente di Caritas Jordan “e sono arrivati al sito duemila commenti commossi e entusiasti, con tantissimi che si dichiarano pronti a sostenere l'iniziativa in forme molto concrete, fornendo cibo e impegnandosi a dare il proprio tempo come volontari alla preparazione e alla distribuzione dei pasti”. (GV) (Agenzia Fides 10/12/2015).
A giudizio di Wael Suleiman, un piccolo “miracolo della carità” ha già segnato la vicenda del “Ristorante della misericordia”. Ancor prima della sua inaugurazione: “è bastato diffondere la notizia della prossima apertura della mensa, attraverso il sito arabo abouna.org” riferisce all'Agenzia Fides il presidente di Caritas Jordan “e sono arrivati al sito duemila commenti commossi e entusiasti, con tantissimi che si dichiarano pronti a sostenere l'iniziativa in forme molto concrete, fornendo cibo e impegnandosi a dare il proprio tempo come volontari alla preparazione e alla distribuzione dei pasti”. (GV) (Agenzia Fides 10/12/2015).
ASIA/SIRIA - Rilasciati dai jihadisti altri 25 ostaggi cristiani della valle del Khabur
Hassakè (Agenzia Fides) – I jihadisti affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh) hanno rilasciato nella giornata di mercoledì 9 dicembre altri 25 cristiani assiri, che facevano parte del consistente gruppo di ostaggi da essi catturati lo scorso 23 febbraio, quando le milizie jihadiste avevano scatenato un'offensiva contro i villaggi a maggioranza cristiana assira sparsi lungo la valle del fiume Khabur, nella provincia siriana nord-orientale di Hassakè. Secondo quanto viene riferito da fonti locali, e rilanciato dall'Assyrian International News Agengy (Aina), il gruppo di ostaggi liberati comprende uomini, ragazzi e due bambini sotto i dieci anni, che dopo essere stati liberati hanno raggiunto – tutti in discrete condizioni di salute – la cittadina di Tel Tamar.
I cristiani assiri della valle del Khabur presi in ostaggio dai jihadisti a febbraio erano più di 250. Da allora si sono succeduti diversi rilasci di gruppi di prigionieri. L'ultima volta, lo scorso 24 novembre, erano stati 10 i cristiani assiri del Khabur rilasciati dal Daesh. Al momento, gli ostaggi di quel gruppo che rimangono ancora nelle mani dei jihadisti dello Stato Islamico sono più o meno 130. All'inizio di ottobre, sui siti jihadisti era stato diffuso il video dell'esecuzione di tre cristiani assiri della valle del Khabur (vedi Fides 8/10/2015). Il filmato, girato secondo i macabri rituali scenici seguiti anche in altri casi analoghi dalla propaganda jihadista, avvertiva che le esecuzioni degli altri ostaggi sarebbero continuate fino a quando non fosse stata versata la somma richiesta come riscatto per la loro liberazione. (GV) (Agenzia Fides 10/12/2015).
I cristiani assiri della valle del Khabur presi in ostaggio dai jihadisti a febbraio erano più di 250. Da allora si sono succeduti diversi rilasci di gruppi di prigionieri. L'ultima volta, lo scorso 24 novembre, erano stati 10 i cristiani assiri del Khabur rilasciati dal Daesh. Al momento, gli ostaggi di quel gruppo che rimangono ancora nelle mani dei jihadisti dello Stato Islamico sono più o meno 130. All'inizio di ottobre, sui siti jihadisti era stato diffuso il video dell'esecuzione di tre cristiani assiri della valle del Khabur (vedi Fides 8/10/2015). Il filmato, girato secondo i macabri rituali scenici seguiti anche in altri casi analoghi dalla propaganda jihadista, avvertiva che le esecuzioni degli altri ostaggi sarebbero continuate fino a quando non fosse stata versata la somma richiesta come riscatto per la loro liberazione. (GV) (Agenzia Fides 10/12/2015).
ASIA/THAILANDIA - I parrocchiani di San Marco ogni domenica tra gli abbandonati, i poveri, gli anziani
Bangkok (Agenzia Fides) - Come ogni anno, in vista del Natale, padre Adriano Pelosin, missionario del Pime impegnato da tanti anni in Thailandia, condivide con l’Agenzia Fides alcune delle esperienze del suo Paese adottivo. Nel suo messaggio scrive: “vi do qualche notizia della parrocchia di San Marco dove sono parroco da due anni e mezzo. Dopo tante difficoltà lo Spirito Santo ha creato una piccola comunità di una ventina di parrocchiani che ogni domenica alle tre del pomeriggio si radunano a leggere il Vangelo del giorno, lo commentano e poi verso le quattro fino alle sei vanno in quei quartieri della città di Pathumthani dove abitano le persone più abbandonate: anziani, orfani, alcolizzati, drogati, paralizzati ecc. Vanno con gioia e tornano con più gioia ancora. Quelli che andiamo a visitare sono tutti Buddhisti. Nel mese di dicembre, ogni sabato e domenica sera, in due gruppi andiamo a visitare tutte le famiglie cattoliche della parrocchia: circa 50. Portiamo la s tatua di Gesù Bambino, leggiamo le letture bibliche dell’Avvento, preghiamo insieme, e ci facciamo gli auguri di Natale. Questa è una tradizione molto sentita in tutte le parrocchie della Thailandia. Quest’anno ci sono 16 adulti che si stanno preparando a ricevere il battesimo nella Pasqua del 2016. Tra questi un dottore in legge, due cambogiani e alcune donne analfabete. Cinque parrocchiani seguono i catecumeni in tutto il percorso di preparazione. Le attività per i bambini e per gli anziani semiabbandonati continuano a Wat Sake, Lat Lum Keo, Soi Som Prasong e Ko Ping come continuiamo a visitare i prigionieri di queste nostre comunità”, racconta il missionario.
Non sono mancate le difficoltà, tuttavia proprio queste “mi hanno insegnato l’umiltà e la fiducia in Dio” conclude padre Pelosin, mentre i momenti di gioia “mi hanno fatto aprire il cuore alla gratitudine e alla sorpresa”. (AP/AP) (Agenzia Fides 10/12/2015)
Non sono mancate le difficoltà, tuttavia proprio queste “mi hanno insegnato l’umiltà e la fiducia in Dio” conclude padre Pelosin, mentre i momenti di gioia “mi hanno fatto aprire il cuore alla gratitudine e alla sorpresa”. (AP/AP) (Agenzia Fides 10/12/2015)
AMERICA/PERU’ - Perù ed Ecuador si accordano per regolarizzare la situazione degli immigrati irregolari
Lima (Agenzia Fides) – L'ambasciatore dell'Ecuador a Lima, Jorge Sandoval, ha informato che il Perù e l’Ecuador stanno completando la negoziazione di un nuovo statuto per regolarizzare la situazione dei cittadini immigrati in entrambi i paesi, nell’ambito del "Gabinete binacional”, la commissione composta da parlamentari di entrambi i paesi chiamata a deliberare su determinati argomenti.
Con questo nuovo statuto, ha detto l’ambasciatore alla stampa peruviana, i cittadini immigrati in entrambi i paesi potranno regolarizzare la loro posizione, sia chi ha il visto scaduto che quelli che sono entrati irregolarmente; si prevede inoltre l'esenzione dalle multe, sulla base di una legislazione comune.
Sandoval considera importanti questi sviluppi, dal punto di vista dell'Ecuador, che ha sempre promosso la libera circolazione delle merci e dei capitali, trascurando però gli esseri umani. Inoltre il nuovo statuto contribuirà alla realizzazione del concetto di “cittadinanza sudamericana” al di là dei singoli paesi. L'ambasciatore dell'Ecuador ha anche sottolineato che il “Gabinete binacional” appare come “un meccanismo senza precedenti, se si considera che siamo stati separati nella storia recente”. (CE) (Agenzia Fides, 10/12/2015)
Con questo nuovo statuto, ha detto l’ambasciatore alla stampa peruviana, i cittadini immigrati in entrambi i paesi potranno regolarizzare la loro posizione, sia chi ha il visto scaduto che quelli che sono entrati irregolarmente; si prevede inoltre l'esenzione dalle multe, sulla base di una legislazione comune.
Sandoval considera importanti questi sviluppi, dal punto di vista dell'Ecuador, che ha sempre promosso la libera circolazione delle merci e dei capitali, trascurando però gli esseri umani. Inoltre il nuovo statuto contribuirà alla realizzazione del concetto di “cittadinanza sudamericana” al di là dei singoli paesi. L'ambasciatore dell'Ecuador ha anche sottolineato che il “Gabinete binacional” appare come “un meccanismo senza precedenti, se si considera che siamo stati separati nella storia recente”. (CE) (Agenzia Fides, 10/12/2015)
AMERICA/PERU’ - Un programma alimentare per aiutare i bambini ashaninka che soffrono di denutrizione
Lima (Agenzia Fides) - Le incursioni e gli assalti effettuati tra il 1980 e il 2000, ad opera di commercianti del legno, minatori e membri di Sendero Luminoso, non solo hanno ridotto le terre del gruppo etnico degli ashaninka che vive nella foresta del Perù, ma hanno portato anche tanta denutrizione tra i 97 mila abitanti. I più colpiti sono i bambini. Secondo le stime della Central Asháninka del fiume Ene, l’organizzazione indigena più importante della zona, l’80% dei bambini con meno di 5 anni di età ne soffre. Lo Stato cerca di aiutare questa popolazione, storicamente conosciuta per essere fieramente indipendente, e dal 2013 ha messo a disposizione il programma alimentare Qali Warma per 3200 studenti di 54 comunità native che vivono lungo il fiume Ene. Da quel momento gli scolari della zona hanno assaggiato per la prima volta latte di mucca e quinoa. Hanno iniziato a mangiare anche le acciughe, molto nutrienti e che abbondano nel Pacifico ma ogni anno vengono brucia te a tonnellate e la farina viene esportata in Cina come alimento per animali.
(AP) (10/12/2015 Agenzia Fides)
(AP) (10/12/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/BOLIVIA - E’ morto il Card. Terrazas, promotore di solidarietà e convivenza pacifica in tempi difficili
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Il Cardinale boliviano Julio Terrazas, è morto ieri, 9 dicembre, alle ore 19,15. Lo comunica l'Arcivescovo di Santa Cruz, Sua Ecc. Mons. Sergio Gualberti, in una nota inviata a Fides: "Proprio un giorno dopo l'Immacolata Concezione, nella festa della nostra Patrona, Mamma di Cotoca, nel giorno in cui Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo della Misericordia, è stato accolto per andare alla casa del Padre misericordioso, il nostro Pastore, amico e fedele discepolo missionario del Signore, il Cardinale Julio Terrazas".
Il Cardiale Terrazas era nato a Vallegrande, nella provincia orientale di Santa Cruz, il 7 marzo 1936. Missionario della Congregazione del Santissimo Redentore (CSSR) era stato ordinato sacerdote nel luglio del 1962. Aveva studiato teologia e filosofia all’Istituto Sant’Alfonso dei padri Redentoristi a Cordoba, in Argentina, quindi aveva conseguito la laurea in Pastorale sociale in Francia. E’ stato Vescovo e Arcivescovo nelle città di Oruro, La Paz e Santa Cruz. Il 21 febbraio 2001 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Cardinale Primate. E’ stato Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia dal 1985 al 2012.
Ha partecipato al Conclave che ha eletto Papa il Card. Jorge Bergoglio. Al momento di lasciare la guida dell’Arcidiocesi per limiti di età, Papa Francesco gli inviò una sua lettera in cui lo chiamava “Caro Fratello” ringraziandolo “per il generoso e competente impegno nel ministero episcopale, che ha dato splendidi frutti per il bene del santo popolo di Dio e anche per accrescere la solidarietà e la convivenza pacifica in questo paese, anche in tempi difficili”
(vedi Fides 28/05/2013).
(CE) (Agenzia Fides, 10/12/2015)
Il Cardiale Terrazas era nato a Vallegrande, nella provincia orientale di Santa Cruz, il 7 marzo 1936. Missionario della Congregazione del Santissimo Redentore (CSSR) era stato ordinato sacerdote nel luglio del 1962. Aveva studiato teologia e filosofia all’Istituto Sant’Alfonso dei padri Redentoristi a Cordoba, in Argentina, quindi aveva conseguito la laurea in Pastorale sociale in Francia. E’ stato Vescovo e Arcivescovo nelle città di Oruro, La Paz e Santa Cruz. Il 21 febbraio 2001 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Cardinale Primate. E’ stato Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia dal 1985 al 2012.
Ha partecipato al Conclave che ha eletto Papa il Card. Jorge Bergoglio. Al momento di lasciare la guida dell’Arcidiocesi per limiti di età, Papa Francesco gli inviò una sua lettera in cui lo chiamava “Caro Fratello” ringraziandolo “per il generoso e competente impegno nel ministero episcopale, che ha dato splendidi frutti per il bene del santo popolo di Dio e anche per accrescere la solidarietà e la convivenza pacifica in questo paese, anche in tempi difficili”
(vedi Fides 28/05/2013).
(CE) (Agenzia Fides, 10/12/2015)
AMERICA/ECUADOR - A 200 anni dalla morte del Vescovo José Cuero y Caicedo, Quito chiede i suoi resti mortali
Quito (Agenzia Fides) – Oggi, 10 dicembre 2015, l’Ecuador commemora i 200 anni dalla morte del Vescovo di Quito, Mons. José Cuero y Caicedo, che guidò la diocesi dal 1801 al 1815, fu inoltre Vice presidente del Consiglio Sovrano di Quito nel 1810 e Presidente dello “Stato di Quito” tra il 1811 e il 1812. Nato a Cali, allora territorio dell’Ecuador soggetto alla dominazione spagnola, nel 1735, morì a Lima (Perù) nel 1815, dove era stato esiliato.
Le sue spoglie riposano nell’Hospital Real de San Andres a Lima, per cui il sindaco di Quito si augura che per questo anniversario si riesca a realizzare il desiderio di traslare i resti mortali del Vescovo nella Cattedrale della capitale dell'Ecuador, accanto ad altre persone illustri: il colonnello Carlos Montufar ed il Mariscal Antonio José de Sucre.
Oltre a guidare la diocesi di Quito, Mons. José Cuero y Caicedo ricoprì anche importanti cariche pubbliche assecondando il desiderio di indipendenza del paese. Quando gli spagnoli entrarono a Quito l’8 novembre 1812 per ristabilire l'ordine, molti furono costretti alla fuga, compreso il Vescovo e molti religiosi e religiose, temendo la vendetta. Una volta reinsediato il potere coloniale, Mons. José Cuero y Caicedo venne privato della sua dignità episcopale, gli furono confiscati tutti i beni, e il 27 luglio 1815 fu esiliato prigioniero a Lima, dove morì povero e malato il 10 dicembre 1815. (CE) (Agenzia Fides, 10/12/2015)
Le sue spoglie riposano nell’Hospital Real de San Andres a Lima, per cui il sindaco di Quito si augura che per questo anniversario si riesca a realizzare il desiderio di traslare i resti mortali del Vescovo nella Cattedrale della capitale dell'Ecuador, accanto ad altre persone illustri: il colonnello Carlos Montufar ed il Mariscal Antonio José de Sucre.
Oltre a guidare la diocesi di Quito, Mons. José Cuero y Caicedo ricoprì anche importanti cariche pubbliche assecondando il desiderio di indipendenza del paese. Quando gli spagnoli entrarono a Quito l’8 novembre 1812 per ristabilire l'ordine, molti furono costretti alla fuga, compreso il Vescovo e molti religiosi e religiose, temendo la vendetta. Una volta reinsediato il potere coloniale, Mons. José Cuero y Caicedo venne privato della sua dignità episcopale, gli furono confiscati tutti i beni, e il 27 luglio 1815 fu esiliato prigioniero a Lima, dove morì povero e malato il 10 dicembre 1815. (CE) (Agenzia Fides, 10/12/2015)
OCEANIA/AUSTRALIA - I Vescovi: l’Australia sia forza promotrice dei diritti umani
Sydney (Agenzia Fides) – La Giornata Onu per i diritti umani, che si celebra il 15 dicembre, deve generare un riflessione sul rispetto dei diritti umani in Australia, soprattutto nei confronti delle popolazioni native come gli aborigeni e nei confronti degli immigrati: lo afferma una nota dell’Australian Catholic Social Council (ACSJC) , inviata all’Agenzia Fides. La nota, firmata dal Vescovo Vincent Long, Presidente dell’ACSJC, ricorda che, nei confronti degli aborigeni, “ben poco è stato fatto per colmare il divario su temi come l’aspettativa di vita, l'alfabetizzazione, l'occupazione”.
Sul versante dei richiedenti asilo, l’Australia si distingue per la “prolungata detenzione nelle strutture al largo di Manus Island e Nauru”, dove avviene “un disastro per i diritti umani”, dati i casi accertati di abusi sui minori, lo stupro, la violenza e il trattamento disumano.
Commentando il ruolo dell'Australia nella promozione dei diritti umani nella regione dell’Asia Pacifico, il Vescovo Long osserva che “vi sono molte aree in cui l'Australia può essere una forza positiva”, ricordando il sostegno per l'abolizione globale della pena di morte e per affrontare le violazioni dei diritti umani contro le donne e le ragazze.
Per questo, conclude, l’Australia può promuovere con maggiore convinzione i diritti umani nella regione e “avere una maggiore credibilità quando esercitiamo la nostra leadership in conformità con la nostra tradizione e lo status di nazione accogliente e ricca”. (PA) (Agenzia Fides 10/12/2015)
Sul versante dei richiedenti asilo, l’Australia si distingue per la “prolungata detenzione nelle strutture al largo di Manus Island e Nauru”, dove avviene “un disastro per i diritti umani”, dati i casi accertati di abusi sui minori, lo stupro, la violenza e il trattamento disumano.
Commentando il ruolo dell'Australia nella promozione dei diritti umani nella regione dell’Asia Pacifico, il Vescovo Long osserva che “vi sono molte aree in cui l'Australia può essere una forza positiva”, ricordando il sostegno per l'abolizione globale della pena di morte e per affrontare le violazioni dei diritti umani contro le donne e le ragazze.
Per questo, conclude, l’Australia può promuovere con maggiore convinzione i diritti umani nella regione e “avere una maggiore credibilità quando esercitiamo la nostra leadership in conformità con la nostra tradizione e lo status di nazione accogliente e ricca”. (PA) (Agenzia Fides 10/12/2015)
Nessun commento:
Posta un commento