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domenica 30 agosto 2009

Foglio Parrochiale:Domenica 30 agosto 2009




In preparazione al Pellegrinaggio


I Cristiani in Terra Santa

I mezzi di comunicazione ci inondano ogni giorno di notizie di attacchi terroristici e rappresaglie, frutto del clima di assurda violenza che ha preso piede in Terra Santa. L’israeliano vede nel palestinese un nemico che lo vuole sopprimere, a sua volta il palestinese vede nell’israeliano uno che non solo lo odia ma che ha usurpato la sua terra, l’ultimo arrivato che lo ha privato della patria e della libertà. Da qui le sofferenze della gente, la fame, le distruzioni, le violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo. Questo vale naturalmente per entrambi i popoli, anche se, data l’attuale disparità di forze, le conseguenze peggiori sono per i palestinesi. Tutti i tentativi di mediazione fatti finora, tanto dal mondo politico internazionale quanto dai capi religiosi, sono in pratica falliti.

La forte diminuzione del numero dei cristiani in Terra Santa

In questo complesso di problemi ve n’è uno che i mezzi di comunicazione, tanto locali quanto stranieri, passano sotto silenzio o al quale non danno il rilievo che sarebbe necessario dare: l’esodo dei cristiani. La Terra Santa senza cristiani! O meglio: i cristiani sono ormai ridotti a una minoranza veramente piccola, quasi insignificante rispetto al resto degli abitanti della Terra Santa. La Chiesa Madre di Terra Santa diventa ogni giorno più povera. Ecco alcuni dati: secondo il dott. Bernard Sabella, dell’università di Betlemme, dal 1948 circa 230.000 arabi cristiani hanno lasciato la Terra Santa, dalla guerra del 1967 è emigrato il 35% della popolazione cristiana palestinese e si ritiene che nel 2020 i cristiani rappresenteranno solo l’1,6% della popolazione totale.

Questo fenomeno appare evidente soprattutto nei tre principali centri della Bibbia e del Cristianesimo: Gerusalemme, Betlemme e Nazaret. La popolazione cristiana di Gerusalemme è scesa dal 25% al 2% tra il 1840 e il 2002. Betlemme era nel 1863 una città quasi completamente cristiana con 4400 cristiani a fronte di 600 musulmani. Nel 2002 nella Città di Davide troviamo soltanto 12.000 cristiani, mentre i musulmani sono ora 33.500. Anche la comunità cristiana di Nazaret ha avuto un consistente ridimensionamento. Intorno al 1897 Nazaret era una piccolo centro urbano abitato per due terzi da cristiani. Ora la Nazaret cristiana del 1900 si è trasformata nel 2002 - dati ufficiali alla mano - in una città di 140.000 abitanti, dei quali 70.000 sono ebrei, 38.000 musulmani e 32.000 cristiani. È difficile quantificare l’esodo dei cristiani dai territori sotto l’Autorità palestinese in questi ultimi anni, specialmente dall’inizio della “seconda Intifada”, che scoppiò alla fine di settembre dell’anno 2000.

Le cause dell’emigrazione dei cristiani

Perché dunque emigrano i cristiani della Palestina? La diminuzione si deve soprattutto alla situazione insostenibile derivante dall’ormai cinquantennale conflitto arabo-israeliano, all’impossibilità di condurre una vita degna di questo nome. Mancano oggi più che mai le condizioni indispensabili come l’abitazione, il lavoro, la sicurezza ecc. per poter credere in un futuro vivibile… L’attuale situazione politica spinge soprattutto i cristiani a lasciare il Paese, tanto più che Israele facilita in vari modi questa fuoriuscita.

I cristiani abbandonati a se stessi

La vita di un discepolo di Gesù Cristo in Terra Santa non è mai stata facile e probabilmente non lo sarà mai. Ci sono qui anche troppi condizionamenti di carattere sociale, politico, religioso e di altra natura. È necessario fare almeno qualcosa per frenare l’emorragia, l’esodo dei cristiani dal Paese di Gesù. «Dategli voi stessi da mangiare» (Lc 9,13), direbbe anche in questo caso Gesù ai suoi discepoli. È ciò che hanno fatto da sempre i francescani in Terra Santa. Ecco alcuni esempi del loro impegno a favore dei cristiani locali: scuole gratuite, borse di studio per i giovani universitari che intendono studiare nel proprio e per il proprio Paese, posti di lavoro nei loro centri (officine, istituti scolastici, conventi, santuari ecc.), una molteplicità di aiuti sociali. Tutto questo però non è sufficiente. Pertanto, in questi ultimi anni la Custodia francescana di Terra Santa ha destinato buona parte delle sue risorse finanziarie, frutto delle offerte dei pellegrini e dei fedeli di tutto il mondo per la Terra Santa, alla costruzione di nuove case.

Può sembrare strano che dei figli del Poverello si occupino di costruzione di appartamenti, preventivi di milioni di dollari, ecc. Essi hanno capito che questo è il modo migliore per evitare l’emigrazione in massa dei cristiani e la conseguente scomparsa della «Chiesa fatta di pietre vive» dalla Terra Santa. I santuari che ricordano i luoghi «per i quali è passato Gesù» diventerebbero, se venisse a mancare la presenza intorno a essi di una comunità cristiana viva, né più né meno che dei musei di ricordi.

Per compiere una missione di così grande importanza per i credenti di tutto il mondo, i francescani non fanno assegnamento sull’aiuto dei governi che “voltano gli occhi dall’altra parte”, come è accaduto nei 38 giorni in cui è durato l’assedio alla basilica di Betlemme. Da buoni figli di san Francesco, essi hanno confidato e continuano a confidare nella Provvidenza divina, che si serve molto spesso delle persone più umili e semplici per compiere le cose più grandi: com’è sicuramente anche quella di riuscire a porre un freno all’esodo obbligato dei cristiani dalla Terra Santa. I francescani sanno che ciò che fanno è forse solo una goccia d’acqua in confronto al mare delle necessità esistenti in Terra Santa, però sanno anche che è pur sempre una speranza tangibile che danno a tanti fratelli in Cristo. (p. Artemio Vitores ofm)

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