Israele: nuovo muro al confine con l'Egitto. Intervista con padre Pizzaballa
◊ Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dato il via ai piani per la costruzione di una barriera lungo il confine con l'Egitto per impedire l'ingresso a migranti clandestini provenienti dall'Africa e a quelli che il premier ha definito ''terroristi''. Negli ultimi anni migliaia di africani e altri migranti sono entrati in Israele attraversando il confine con l'Egitto. Netanyahu ha comunque assicurato che lo Stato ebraico continuerà ad accogliere profughi provenienti da zone di conflitto. Sulle possibili ripercussioni del muro tra Israele ed Egitto, pensato sul modello di quelle barriere già innalzate con la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, Giada Aquilino ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa:
R. – Grandi ripercussioni non ci saranno al confine: anche se adesso non c’è una barriera, è già piuttosto custodito. La barriera servirà ad accentuare la separazione, l’impenetrabilità del confine.
D. – I muri con i Territori palestinesi che effetti hanno avuto in questi anni?
R. – Questi muri stanno chiudendo: di fatto ormai Israele è un’enclave separata rispetto a tutto il resto del Medio Oriente. Ha ottenuto degli effetti: bisogna riconoscere onestamente che gli attentati sono quasi del tutto scomparsi.
D. – E per la popolazione palestinese?
R. – Per i palestinesi gli effetti sono drammatici, perché sono separati dalle scuole, dal lavoro, dalle attività: intere comunità sono divise. Il muro blocca la vita di centinaia di migliaia di palestinesi. Soprattutto nelle zone fra Gerusalemme e Betlemme il muro separa i bambini dalla scuola, la gente dall’ospedale, gli uomini dai posti di lavoro, creando seri problemi per la vita normale di ogni giorno.
D. – Il Papa, l’anno scorso, in Terra Santa disse che “i muri si costruiscono facilmente, ma non durano per sempre”, “possono essere abbattuti”. Nel discorso al Corpo diplomatico, stamani il Santo Padre ha levato la sua voce affinché “sia universalmente riconosciuto il diritto dello Stato d’Israele ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti” e ugualmente “sia riconosciuto anche il diritto del Popolo palestinese ad una patria sovrana e indipendente, a vivere con dignità e a potersi spostare liberamente”. Quindi, il pensiero del Pontefice è costante verso la situazione in Medio Oriente…
R. – Sì, dobbiamo dire che il Papa non perde occasione per ricordare a tutti, in tutte le sedi, l’importanza e la sensibilità che questo luogo ha, sottolineando anche i diritti fondamentali che le due popolazioni hanno e facendolo con molta chiarezza. Per questo c’è grande gratitudine da parte della popolazione.
D. – Qual è l’auspicio della Chiesa di Terra Santa per la popolazione locale?
R. – Che la Chiesa continui, come il Papa sta facendo, e così anche i vescovi, ad essere presente con la preghiera anzitutto, ma anche con un’azione forte sui mezzi di comunicazione e sulle autorità politiche, perché questa realtà non venga dimenticata e venga affrontata con la serenità necessaria.
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