Sig. Ashiq, quali sono i suoi sentimenti oggi? E come stanno i suoi figli?
Siamo molto tristi e provati da questa assurda vicenda. Asia ci manca molto, soprattutto i 4 bambini (una quinta figlia della coppia è sposata) ne sentono la mancanza: piangono e chiedono ogni giorno della madre, vogliono che torni a casa. La Fondazione Masih si sta occupando di noi, li ringraziamo del loro sostegno.
Quando ha incontrato Asia l’ultima volta? E cosa le ha detto Asia?
L’ho vista ieri, martedì, in carcere. L’ho trovata giù di morale, è molto preoccupata per la sua famiglia e per i suoi bambini. E’ una donna innocente che da oltre un anno è in prigione. Vorrebbe che questa storia fosse già finita.
Ha fiducia nelle istituzioni del Pakistan?
Grazie alla Fondazione Masih stiamo facendo tutti i passi necessari a livello legale per seguire il caso di Asia e per la nostra protezione. Il presidente e il governo si sono interessati al nostro caso, hanno compreso che Asia è innocente e hanno espresso preoccupazione, ma subiscono le pressioni dei gruppi estremisti islamici. Agiremo secondo la legge, andremo avanti con il processo.
Ha ricevuto minacce?
Molti militanti islamici radicali ci minacciano molti ci cercano. Viviamo in un luogo sicuro, ma in costante paura per la nostra vita.
Siete pronti a lasciare il paese?
Siamo pronti a farlo appena Asia sarà liberata, e speriamo accada presto. Se avremo l’opportunità di trasferirci in Italia o in America, lo faremo senza indugio. Oggi siamo molto preoccupati per l’istruzione dei bambini e per la loro vita futura.
Cosa direbbe al Santo Padre, che ha lanciato un appello per Asia?
Lo ringraziamo di cuore e vogliamo esprimergli tutto il nostro amore. Siamo estremamente felici e rincuorati per l’appello che ha lanciato per noi, per la sua attenzione al caso di Asia e a tutti i cristiani che soffrono in Pakistan.
(PA) (Agenzia Fides 1/12/2010)
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