AFRICA/EGITTO - Insegnante copto allontanato per aver diffuso video contro lo Stato Islamico (Is)
Minya (Agenzia Fides) – Un professore copto, già in stato di detenzione da due settimane, è stato costretto a lasciare con la sua famiglia il villaggio al Nasiriyya, presso la città di Beni Mazar, nella provincia egiziana di Minya, dopo essere stato accusato di aver mostrato a cinque suoi studenti un video ospitato sul suo smartphone che conteneva offese contro l'islam. In realtà - riferiscono fonti locali consultate dall'Agenzia Fides - il video (della durata di pochi secondi) rappresentava un atto d'accusa contro le atrocità commesse dei jihadisti dello Stato Islamico, di cui venivano ricordate le orrende esecuzioni filmate e diffuse via web di prigionieri e ostaggi sgozzati e bruciati vivi. Ma ciò è bastato a scatenare la rabbia e le false accuse si elementi islamisti della zona, che hanno costretto le autorità locali a intervenire per riportare la calma convocando venerdì 17 aprile una riunione di “riconciliazione” tra cristiani e musulmani che ha visto anche l a partecipazione di imam e sacerdoti della zona. Per motivi di sicurezza, le autorità hanno disposto anche l'allontanamento cautelativo dalla città dell'intera famiglia del professore, che si chiama Yousif Aamam e insegnava presso la scuola di San Giuseppe. (GV) (Agenzia Fides 18/4/2015).
ASIA/PAKISTAN - La provincia del Sindh in difesa degli imputati di blasfemia
Karachi (Agenzia Fides) – L'Assemblea della provincia pakistana del Sindh ha adottato un provvedimento che riguarda l’applicazione della legge di blasfemia: da oggi è obbligatorio che un imputato di blasfemia sia sottoposto a una visita psichiatrica. E se i medici riveleranno che la persona è affetta da un patologia, dovrà essere curata. Sul provvedimento, adottato il 10 aprile, hanno espresso un gradimento esponenti delle minoranze religiose.
La legge impone che la visita medica si effettuata prima di qualsiasi procedimento giudiziario e consente ai giudici di considerare una riduzione delle pene per le persone riconosciute affette da una patologia mentale.
Secondo Nasir Saeed, direttore dell’Ong “CLAAS”, anche se il provvedimento non rappresenta un cambiamento diretto della legge sulla blasfemia, “è un passo significativo da parte del governo Sindh e aiuterà a salvare vite umane molte vittime innocenti”, dato che in numerosi casi, persone affette da malattia mentale sono state accusate e riconosciute colpevoli di blasfemia. La controversa legge continua ad essere “tra le cause principali della sofferenza dei cristiani e di altre minoranze religiose in Pakistan, ed è urgente modifiche a questa legge”.
Saeed aggiunge in una nota inviata a Fides: “Vorrei che il governo Sindh facesse un ulteriore passo avanti, adottando provvedimenti che puniscono quanti formulano le false accuse di blasfemia, per fermare la abuso di questa legge, utilizzata per regolare vendette personali”. (PA) (Agenzia Fides 18/4/2015)
La legge impone che la visita medica si effettuata prima di qualsiasi procedimento giudiziario e consente ai giudici di considerare una riduzione delle pene per le persone riconosciute affette da una patologia mentale.
Secondo Nasir Saeed, direttore dell’Ong “CLAAS”, anche se il provvedimento non rappresenta un cambiamento diretto della legge sulla blasfemia, “è un passo significativo da parte del governo Sindh e aiuterà a salvare vite umane molte vittime innocenti”, dato che in numerosi casi, persone affette da malattia mentale sono state accusate e riconosciute colpevoli di blasfemia. La controversa legge continua ad essere “tra le cause principali della sofferenza dei cristiani e di altre minoranze religiose in Pakistan, ed è urgente modifiche a questa legge”.
Saeed aggiunge in una nota inviata a Fides: “Vorrei che il governo Sindh facesse un ulteriore passo avanti, adottando provvedimenti che puniscono quanti formulano le false accuse di blasfemia, per fermare la abuso di questa legge, utilizzata per regolare vendette personali”. (PA) (Agenzia Fides 18/4/2015)
AMERICA/COLOMBIA - Dopo la violenza le FARC devono riconoscere l’errore, per il bene della pace
Cucutà (Agenzia Fides) – Riconoscere il proprio errore e chiedere anche perdono alle famiglie delle vittime: è questo l'appello lanciato dal Vescovo della Diocesi di Cucuta al Nord di Santander (Colombia), Sua Ecc. Mons. Julio Cesar Vidal Ortiz, ai guerriglieri delle FARC che, durante il periodo di tregua unilaterale che era stata stabilita, hanno perpetrato un agguato contro una unità militare nella zona rurale del Cauca, che ha ucciso 11 soldati (Vedi Fides 16/04/2015).
"Invitiamo alle FARC a riconoscere questo come un errore. C'è un cessate il fuoco unilaterale da rispettare e questa terribile azione crea incredulità e sgomento tra la popolazione. Dovete chiedere scusa alle vittime e poi al popolo colombiano", ha sottolineato Mons. Vidal Ortiz.
Il leader religioso ha detto che tali fatti preoccupano a tutti perché "accadono nel bel mezzo di un negoziato di pace ormai definitivo, conseguito come frutto della convinzione delle FARC che con le armi non possono acquisire il potere; e della volontà del governo di aprire un porta per lasciarle entrare nella vita democratica del Paese.
Le dichiarazioni del Vescovo sono state espresse prima delle celebrazioni, a Cali e a Bucaramanga, dei funerali dei soldati assassinati. La popolazione colombiana è rimasta molto colpita da questo terribile fatto, anche perché si è saputo solo ieri che i soldati avevo l’ordine di non sparare a nessuno. (CE) (Agenzia Fides, 18/04/2015)
"Invitiamo alle FARC a riconoscere questo come un errore. C'è un cessate il fuoco unilaterale da rispettare e questa terribile azione crea incredulità e sgomento tra la popolazione. Dovete chiedere scusa alle vittime e poi al popolo colombiano", ha sottolineato Mons. Vidal Ortiz.
Il leader religioso ha detto che tali fatti preoccupano a tutti perché "accadono nel bel mezzo di un negoziato di pace ormai definitivo, conseguito come frutto della convinzione delle FARC che con le armi non possono acquisire il potere; e della volontà del governo di aprire un porta per lasciarle entrare nella vita democratica del Paese.
Le dichiarazioni del Vescovo sono state espresse prima delle celebrazioni, a Cali e a Bucaramanga, dei funerali dei soldati assassinati. La popolazione colombiana è rimasta molto colpita da questo terribile fatto, anche perché si è saputo solo ieri che i soldati avevo l’ordine di non sparare a nessuno. (CE) (Agenzia Fides, 18/04/2015)
AMERICA/CILE - Se la Chiesa chiudesse i servizi sociali, "in Cile sarebbe una debacle”
Punta de Tralca (Agenzia Fides) – "Se domani la Chiesa cattolica chiudesse tutte le istituzioni sociali, in Cile sarebbe una débâcle", dichiara in una nota inviata a Fides l'Arcivescovo di Concepción, Sua Ecc. Mons. Fernando Chomalí, commentando l'ipotesi che il governo tolga il supporto finanziario all'ospedale dell'Università Cattolica e ad altre istituzioni sociali cattoliche. Il caso è sorto in quanto l'amministrazione dell'ospedale ha detto pubblicamente che si rifiuterebbe di rispettare la normativa in discussione, attualmente "progetto di legge" che, se venisse approvato, prevede l'applicazione delle pratica dell'aborto in tre casi.
Mons. Chomalí ha ribadito: "Chiedo francamente il governo di riconoscere l'immenso lavoro che ha fatto la Chiesa cattolica a favore della vita e della gente. Fino oggi, lo Stato non ha donato denaro alla Chiesa: quanto accade è che lo Stato riconosce che la Chiesa cattolica promuove opere sociali utili alla società e le gestisce nel modo migliore. Altrimenti non le avrebbe date in gestione", ha detto Chomalí riferendosi, in particolare, ai servizi sanitari.
La nota inviata a Fides da una fonte locale riferisce quanto ha detto l'arcivescovo di Concepción nel corso della 109a Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale che si svolge a Punta de Tralca e nella quale i vescovi del Cile si sono pronunciati contro il progetto di legge sull'aborto che, attualmente, è una pratica illegale nel paese.. (CE) (Agenzia Fides, 18/04/2015)
Mons. Chomalí ha ribadito: "Chiedo francamente il governo di riconoscere l'immenso lavoro che ha fatto la Chiesa cattolica a favore della vita e della gente. Fino oggi, lo Stato non ha donato denaro alla Chiesa: quanto accade è che lo Stato riconosce che la Chiesa cattolica promuove opere sociali utili alla società e le gestisce nel modo migliore. Altrimenti non le avrebbe date in gestione", ha detto Chomalí riferendosi, in particolare, ai servizi sanitari.
La nota inviata a Fides da una fonte locale riferisce quanto ha detto l'arcivescovo di Concepción nel corso della 109a Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale che si svolge a Punta de Tralca e nella quale i vescovi del Cile si sono pronunciati contro il progetto di legge sull'aborto che, attualmente, è una pratica illegale nel paese.. (CE) (Agenzia Fides, 18/04/2015)
OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I Vescovi: i politici siano a servizio del bene comune
Port Moresby (Agenzia Fides) – “Ministri, funzionari pubblici, dirigenti, persone che hanno un potere sono lì a rappresentare il pubblico e non devono abusare di questo privilegio”: lo afferma la Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, criticando il fenomeno della corruzione nel paese. Negli ultimi giorni in Papua, un’inchiesta ha messo sotto accusa due ministri
che, durante lo svolgimento del loro ufficio, hanno agito in contrasto con i loro doveri e le loro responsabilità di leader. La Papua Nuova Guinea è sempre stato sotto i riflettori per la corruzione nel settore pubblico, come attesta anche l’Ong Transparency International.
I Vescovi della Papua – riferisce p Victor Roche, Segretario generale della Conferenza episcopale – ribadiscono in una nota pubblica, che “i leader eletti sono per la gente, sono stati delegate a rappresentare i cittadini. Di conseguenza, essi sono chiamati a essere la loro voce. Come richiesto dal popolo, è loro compito affrontare le questioni pubbliche e agire nel migliore interesse del popolo, senza abusare dei loro poteri per i propri benefici”.
“La gente soffre a causa di coloro che abusano del loro potere per il loro egoistico. Questo riguarda tutti i livelli della società e genera instabilità a tutti i livelli del governo”, conclude la nota. (PA) (Agenzia Fides 18/4/2015)
che, durante lo svolgimento del loro ufficio, hanno agito in contrasto con i loro doveri e le loro responsabilità di leader. La Papua Nuova Guinea è sempre stato sotto i riflettori per la corruzione nel settore pubblico, come attesta anche l’Ong Transparency International.
I Vescovi della Papua – riferisce p Victor Roche, Segretario generale della Conferenza episcopale – ribadiscono in una nota pubblica, che “i leader eletti sono per la gente, sono stati delegate a rappresentare i cittadini. Di conseguenza, essi sono chiamati a essere la loro voce. Come richiesto dal popolo, è loro compito affrontare le questioni pubbliche e agire nel migliore interesse del popolo, senza abusare dei loro poteri per i propri benefici”.
“La gente soffre a causa di coloro che abusano del loro potere per il loro egoistico. Questo riguarda tutti i livelli della società e genera instabilità a tutti i livelli del governo”, conclude la nota. (PA) (Agenzia Fides 18/4/2015)
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