Si muove la politica regionale. Vertice di maggioranza ieri a San Giorgio di Nogaro con Tondo. Il Pd chiede un tavolo di "concertazione"
Ha messo in allarme il mondo politico la pesante crisi della Caffaro, a seguito del sequestro dell'impianto disposto dalla Procura di Udine. Per programmare l'agenda politica e le priorità dell'azione politica ieri sera, 11 settembre, si è tenuto a San Giorgio di Nogaro un vertice chiesto dal consigliere regionale Paride Cargnelutti (Pdl): al meeting erano presenti il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, gli assessori regionali all'Ambiente, ai Trasporti e alle Attività produttive, rispettivamente Vanni Lenna, Riccardo Riccardi e Luca Ciriani, oltre al presidente della Caffaro, Mattiussi.
“Ho deciso di chiamare a raccolta un fetta importante della giunta – fa sapere questa mattina Cargnelutti – perchè la situazione è gravissima; a rischio non sono soltanto i 260 dipendenti della Caffaro ma l'intero indotto che arriva a contare almeno mille persone, includendo anche le fabbriche collegate”. Durante il vertice “è stata espressa da tutte le parti una fortissima preoccupazione lavorativa, senza dimenticare, ovviamente, gli aspetti ambientali che, però, le parti coinvolte sperano possano essere risolti in breve tempo, in modo che si evitino casse integrazioni speciali o, peggio, i licenziamenti con conseguenti ricadute pesanti su molte fabbriche del nord Italia”, racconta Cargnelutti.
“Siamo in attesa di conoscere gli esiti dell'incontro fra Procura e azienda in modo che quest'ultima dia garanzie sullo status di avanzamento degli adempimenti chiesti dalla magistratura in campo di sicurezza ambientale e sanitaria”, aggiunge Cargnelutti che fornisce un resoconto del meeting.
Cargnelutti, dando l'esito finale del vertice a San Giorgio di Nogaro, annuncia per la prossima settimana un incontro, nella sede della Regione, fra il presidente Tondo, gli assessori competenti e la proprietà Caffaro affinché “si elabori, anche alla luce degli incontri fra la proprietà e la Procura, una strategia per uscire dalla crisi acuta e per verificare se e con quali modalità c'è la possibilità di un ragionamento di prospettiva più a lungo termine”. Questo significa fare in modo che non si stoppi – spiega Cargnelutti – l'iter avviato con il Ministero dell'Ambiente per il risanamento complessivo dell'intera area. “Sappiamo tutti – prosegue – che un sito chimico non si può facilmente replicare e in ballo ci sono aziende storiche la cui tenuta consente a molte fabbriche del nord Italia di andare avanti a lavorare”. E ancora: “Dobbiamo renderci conto che chiudere comporterebbe la perdita definitiva del know-how e dell'indotto, oltre che il tracollo delle ditte fornitrici. L'eventuale debacle della ditta madre trascinerebbe nel vortice una serie di attività correlate”. La giunta regionale aggiorna il successivo incontro dopo gli esiti del faccia a faccia azienda-Procura e mette in calendario, per la prossima settimana, un incontro per definire il programma di uscita dalla crisi.
“Dall'esito del vertice – conclude Cargnelutti – si evince che la Regione si mette a disposizione di fronte a progetti chiari e scadenzati, ma la ditta deve crederci e deve convincere i suoi interlocutori. Ovviamente manteniamo una posizione che concili le esigenze di tutela ambientale e sanitaria con le esigenze di tutelare i posti di lavoro e il destino di migliaia di artigiani e operai”.
Nota del Pd
Ed è sempre di ieri un comunicato a firma del caporuppo del Partito Democratico Moretton: "Mi auguro che la Regione e la Provincia di Udine coinvolgano il ministero per l'Ambiente e
si attivino per promuovere un tavolo di concertazione per mettere in sicurezza l'azienda e permettere così ai lavoratori di mantenere il posto di lavoro". Il capogruppo in Consiglio regionale del Partito Democratico ricorda come "l'azienda fosse stata più volte sollecitata ad
adeguare gli impianti di produzione secondo le normative vigenti. Purtroppo, nulla è stato fatto, e si è arrivati alla conclusione finale più drastica. Ora ci auguriamo che l'azienda voglia
presentare, come più volte sollecitato, un piano di risanamento indispensabile per mantenere in attività la produzione. "Resta comunque inteso che su tutto va considerata prioritaria la
salute dell'intera popolazione, quella che abita nella zona, quella che lavora all'interno dell'azienda e, non da ultimo, la tutela dell'ambiente".
Fonte:friulinews.it
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