Il 7 maggio si decide sull'azienda | |
sabato 25 aprile 2009 | |
(red) Mancano pochi giorni all'udienza che deve decidere il futuro della Caffaro, l'azienda chimica di via Milano di proprietà Snia, al centro del grave caso di inquinamento da Pcb di Brescia. Il 7 maggio si riunisce il Tribunale di Udine per decidere sul fallimento, ed entro quella data le istituzioni, i sindacati e tutti i soggetti interessati devono fare di tutto per far sì che venga scelto un commissario esclusivo per l'azienda. Perché se dovesse chiudere, a rischio non ci sono solo il centinaio di posti di lavoro, ma anche l'ambiente circostante: la Caffaro infatti pompa e purifica l'acqua dalla falda più superficiale che si trova sotto l'area, un totale di 6 milioni di litri d'acqua all'anno che non devono assolutamente andare ad inquinare le altre falde cittadine. Senza un commissario, non si potrebbe mantenere la produzione del richiestissimo biossido di cloro, che serve proprio per la depurazione delle acque, e anche del cloruro di calcio, usato al posto del sale contro il ghiaccio invernale con migliori risultati. Recentemente la Caffaro ha chiesto di poter usufruire della Legge Prodi per le aziende in gravi difficoltà, per tentare di evitare la chiusura, con l'obiettivo di recuperare l'equilibrio economico e finanziario. Il che sarebbe possibile con la cessione di alcuni beni oppure con una ristrutturazione economico-finanziaria. La procedura si può aprire solo se l'impresa è insolvente e la gestione viene affidata a un commissario giudiziale. L'ammissione ai benefici della Legge Prodi avviene quindi solo dopo un periodo di osservazione, al termine del quale il tribunale decide se le prospettive di risanamento sono concrete. Altrimenti il giudice dichiara il fallimento. In aprile, la proprietà ha provato ad offrire al ministero dell'Ambiente 268 milioni, a fronte di una richiesta di danni ambientali calcolati in 1 miliardo e 122 milioni per Torviscosa, Laguna di Grado e Marano, e 450 milioni per Brescia. L'offerta consisteva nei terreni di Brescia, Colleferro, di Torviscosa (al centro di un altro caso giudiziario) e Varedo. L'avvocatura di Stato ha respinto la proposta, ma il liquidatore Paolo Bettetto si prepara a farne un'altra. Giovedì all'assemblea sindacale hanno partecipato anche diversi rappresentanti delle istituzioni: gli assessori comunali Maurizio Margaroli e Paola Vilardi, il vicepresidente della provincia Aristide Peli, il presidente della commissione Attività produttive della Camera Stefano Saglia, i consiglieri regionali Arturo e Osvaldo Squassina, il deputato Pierangelo Ferrari e il senatore Guido Galperti. Che con voce unanime chiedono il mantenimento della produzione. Le ipotesi più concrete sono quella di prepararsi ad una cassa integrazione che vada a coprire anche gli 85 lavoratori ancora in azienda (25 sono ora in cig nel reparto Clortaloni, dallo scorso ottobre), su cui sta lavorando Peli; essere pronti a non lasciare l'azienda al buio se Hera dovesse staccare la spina, e in questo senso l'assessore all'Ambiente Vilardi ha promesso la disponibilità di A2A nonostante un debito precedente di due milioni di euro. Fonte |
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
sabato 25 aprile 2009
Caso Caffaro notizie da Brescia
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