Udine. Amianto, in causa altri 400 malati
«L’Ass 5 ha fornito i dati troppo tardi»Amianto, in causa altri 400 malati
Assistiti dalla Cgil, contano di ottenere benefici dopo le ultime sentenze favorevoli
LA CRITICA
IL CASO
I sindacalisti aprono una polemica con la Cisl: dovevamo agire insieme I lavoratori esposti hanno operato in Friuli dal dopoguerra al 1992
Torna a esplodere il caso amianto. Un caso che viene dal passato, ma che tiene ancora in sospeso centinaia e centinaia di lavoratori. Dopo la sentenza del tribunale di Udine che ha riconosciuto l’esposizione all’amianto di 12 lavoratori del polo chimico di Torviscosa, la Cgil è pronta a presentare 130 ricorsi per altrettanti lavoratori sempre del polo chimico.
Complessivamente il patronato della Cgil sta seguendo più di 400 casi. E non è finita qui. Secondo la Cgil sarebbero migliaia i lavoratori della provincia di Udine che hanno dovuto fare i conti con l’amianto nel periodo che va dal dopoguerra al 1992. Ma soltanto una minima parte può sperare di vedersi riconosciuto il diritto di andare in pensione prima del tempo con un beneficio economico.
«Per fare domanda di riconoscimento c’era tempo fino al 30 giugno del 2005 – spiega infatti Danilo Margheritta, direttore dell’Inca, il patronato per l’assistenza e la previdenza della Cgil – e purtroppo solo una minima parte dei lavoratori esposti l’ha presentata: in tutta la provincia saranno poco più di mille. Molti altri pur avendo fatto domanda non avranno benefici perché sono già andati in pensione: una vera e proprio beffa che per quanto ci riguarda interessa 65 lavoratori».
Quello tracciato dalla Cgil è insomma un ritratto drammatico del Friuli del dopoguerra: vecchi impianti industriali in disuso dalle tubature coibentate e isolamenti con pannelli d’amianto, coperture in eternit, tubature idriche. «Inoltre – dice il segretario della Cgil, Glauco Pittilino – c’è chi abusivamente scarica nei fossi o in luoghi appartati materiali da lavorazioni edili contenenti amianto. Avere una completa mappatura è praticamente impossibile, quello che è certo è che all’interno di questo quadro ci sono dipendenti di aziende metalmeccaniche, chimiche, dei trasporti, dell’edilizia e di altri settori che per anni hanno svolto la loro attività in ambienti contaminati dalle famigerate fibre d’amianto». Ma – mette in guardia Margheritta – «generalizzare è impossibile perché ogni singolo caso fa storia a sé». Ecco perché alla Cgil non è piaciuta la “fuga in avanti” della Cisl che attraverso l’Inas ha promosso una serie di cause pilota per 12 lavoratori del polo chimico e per 15 impiegati in un’acciaieria.
«La sentenza è sicuramente positiva – dice Pittilino – , ma se avessimo agito unitariamente avremmo potuto ottenere risultati migliori». Nel “mirino” della Cgil c’è anche l’Ass 5. «Non è da oggi – prosegue Pittilino – che si scopre il problema dell’amianto e sorprende il fatto che l’Ass 5 della Bassa Friulana snoccioli solo ora dati, cifre e incidenze patologiche. Se avessimo avuto i dati anni fa probabilmente si sarebbe rafforzata la prevenzione e avremmo a disposizione degli strumenti più forti a tutela della salute dei lavoratori. Inoltre sarebbe stata più agevole la strada per accedere ai benefici pensionistici o al danno biologico previsti dalla legislazione in materia».
Proprio con l’obiettivo di fare maggiore chiarezza sulla situazione venerdì 26 giugno alle 15 la Cgil insieme all’Inca terrà un incontro pubblico al Cid di Torviscosa. «Saranno illustrati i criteri e i requisiti per accedere ai benefici di legge al fine di evitare false aspettative o improprie convinzioni – conclude il segretario della Filcem Cgil, Roberto Di Lenardo – . Il tutto tenendo conto della complessità delle leggi e dei regolamenti che purtroppo non rendono automatico il diritto come invece qualcuno erroneamente paventa».
Cristian Rigo
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