Oltre un migliaio alla celebrazione giubilare per i 650 anni del santuario mariano
CAMPOROSSO (28 giugno, ore 10) - Con una Santa Messa solenne al Santuario del Lussari concelebrata dall’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, dal Vescovo di Gurk- Klagenfurt, mons. Alois Schwarz, dall’ Arcivescovo emerito di Lubiana, mons. Alojzij Uran, e dal Vescovo di Capodistria, Mons. Metod Pirih, si sono aperte domenica 27 giugno, al Santuario del Monte Lussari, le celebrazioni giubilari per i 650 anni del santuario mariano.
Centinaia i fedeli sloveni, friulani e tedeschi presenti che hanno testimoniato, con i loro pastori, la secolare tradizione di fede che unisce questi tre popoli attorno a “questo luogo benedetto dalla natura e dalla grazia di Dio” come ha sottolineato l’arcivescovo di Udine nella sua omelia.
“650 anni di storia – ha detto mons. Mazzocato - ci invitano a rivolgere il nostro sguardo indietro, verso il passato, e vedere le lunghe file di pellegrini che, lungo i secoli, sono salite dal versante italiano, sloveno e austriaco fino alla miracolosa statuina della Madonna che, secondo la tradizione orale delle popolazioni del posto, si sarebbe fatta trovare da un giovane pastore. In mezzo a queste montagne caratterizzate dalle Pievi, il Santuario di Monte Lussari domina dall’alto sulle vallate e i paesi sottostanti dei tre versanti. I cristiani del XIV secolo hanno voluto porre Maria più in alto di ogni altra chiesa perché stendesse la sua protezione sulle popolazioni schiacciate da prove difficili”.
Anche oggi, ha aggiunto mons. Mazzocato, è importante tenere lo sguardo e il cuore rivolto in alto, “verso il monte per affidare alla Madre immacolata le nostre Chiese diocesane, le famiglie, le nuove generazioni, i malati e anziani, tutta la società”. E a tutti ha chiesto di impegnarsi perché questo monte resti, prima di tutto un luogo di preghiera e di raccoglimento interiore, meta di pellegrinaggi che salgono per affidarsi a Maria. “Sappiamo che Monte Lussari è anche luogo di grande bellezza naturalistica e di attrattiva turistica. Questo non ci dispiace purché resti prima di tutto il Monte del Santuario della Vergine Maria. In una società dove le persone vivono spesso con il fiato corto per i ritmi pesanti di vita vanno rispettate le oasi di spiritualità nelle quali l’anima può respirare e le persone possono riconciliarsi con se stesse e con Dio. Monte Lussari continua certamente ad essere una di queste grandi oasi, posta nel cuore dell’Europa; particolarmente ricca di tradizione cristiana e di fascino spirituale e, insieme, molto fragile nei suoi equilibri per cui chiede di essere valorizzata con molta delicatezza e rispetto”.
Concludendo la sua omelia l’arcivescovo di Udine ha sottolineato la speranza che il Santuario del Lussari continui ad essere punto di incontro tra i tre popoli che compongono il continente europeo: lo slavo, il germanico, il latino.
“Qui, uniti nella devozione alla Vergine Madre, nella preghiera e nelle celebrazioni fatte nell’armonia delle diverse lingue e tradizioni essi trovino quell’intesa profonda che può, poi, riverberarsi anche sul piano politico ed economico. Non dobbiamo dimenticare che l’unità dei popoli è il risultato, prima di tutto, di un’armonia di cuori e di grandi motivazioni comuni. Sono quelle radici cristiane della civiltà europea che certe correnti di pensiero e di governo osteggiano.
A Lussari, cantando e pregando con lingue e tradizioni diverse si vive un esempio di unità tra popoli e razze. Si è vissuta anche quando le barriere politiche erano talmente dure da essere paragonate a cortine di ferro.
Monte Lussari è un esempio che la Vergine Maria può ottenere la grazia di una rinnovata Pentecoste che fa sbiadire i motivi di differenza e di contrasto per suggerire invece una lingua comune che parte dalla preghiera e si diffonde nei rapporti quotidiani della vita”.
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