Diciamo spesso che le piante ci donano la vita grazie alla loro preziosa funzione di depurare l'aria dell'anidride carbonica fornendoci ossigeno. Basta guardare una foto di una foresta sconfinata per sentire la sensazione di aria fresca e pulita. Un recente studio dell'Università di Pisa ha dato ancora più valore a queste verità con una sperimentazione che mira a bonificare i terreni inquinati da metalli pesanti con l'ausilio di specie vegetali. I risultati del progetto sono stati presentati al Convegno internazionale "Environmental Pollution and Clean Bio/Phytoremediation" organizzato dalla sezione di Chimica Agraria del Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie. La sperimentazione ha riguardato un'area inquinata di 3-4 ettari in provincia di Udine denominata "Laguna di Grado e Marano e dei corsi d'acqua limitrofi". L'area in questione è attualmente adibita a discarica per lo smaltimento di ceneri di pirite provenienti dai processi di arrostimento del minerale per l'estrazione dello zolfo e la produzione di acido solforico. Il sito è risultato gravemente contaminato da cinque metalli pesanti: arsenico, cadmio, piombo, rame e zinco. Con un'attività di screening del suolo si è cercato di individuare le piante più adatte a bonificare il terreno e la tecnologia più opportuna da impiegare. Lo ha spiegato bene Flavia Navari, ricercatrice del progetto, raccontando che "le piante funzionano come delle specie di 'pompe' ad energia solare che assorbono i metalli dal suolo. Nel caso del sito situato nella laguna di Grado e Marano la specie che è risultata più efficace è la Brassica carinata. Infatti, anche se non appartiene alle piante 'iperaccumulatrici' propriamente dette, vale a dire a quel gruppo di piante capaci di assorbire altissime quantità di metalli, durante la sperimentazione essa non ha ridotto in maniera sensibile la biomassa e, soprattutto, è riuscita a tollerare le alte concentrazioni di più metalli senza soccombere". Inoltre "le piante riescono ad assorbire meglio ed in quantità maggiore i metalli se prima essi sono resi disponibili nel terreno e questo può avvenire in vari modi, ad esempio coltivando specie vegetali che liberano nel suolo attraverso le radici degli 'essudati radicali' che solubilizzano i metalli legati alle particelle del terreno oppure utilizzando dei composti chimici di sintesi particolarmente indicati allo scopo".
Una scoperta veramente sorprendente che può far comprendere l'importanza della tutela di tutte le specie vegetali che non depurano soltanto l'aria ma anche il suolo. I terreni decontaminati con questa tecnica restano fertili, al contrario di quanto avviene usando i metodi chimico-fisici "tradizionali" che, inoltre, sono molto più costosi. Il percorso è certamente ancora lungo e complesso ma siamo certi che le nostre guardiane immobili riusciranno a vincere anche questa nuova sfida. |
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