AFRICA/CONGO RD - La società civile: “Ci sono jihadisti stranieri nella nostra regione nonostante quello che dice l’Onu”
Kinshasa (Agenzia Fides) - Ci sono combattenti stranieri che operano nelle file dell’ADF-NALU, il gruppo di guerriglia di origine ugandese che da anni imperversa nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Lo ribadisce una nota inviata all’Agenzia Fides dal Centre d'Etude pour la promotion de la Paix, la Démocratie et les Droits de l'Homme (CEPADHO), un’associazione della società civile locale, che precisa alcune delle affermazioni del rapporto degli esperti Onu sui gruppi armati presenti nella regione.
La CEPADHO afferma di “condividere buona parte del rapporto”, che è stato consegnato il 16 ottobre al Presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma ritiene che “alcune delle affermazioni fatte sulle ADF-NALU e sull’operazione volta a catturarle, non corrispondano alla realtà sul terreno”.
In particolare si contesta il fatto che “il gruppo di esperti afferma di non aver trovato alcun legame tra l’ADF ed altri gruppi terroristi stranieri”. “Questa affermazione- afferma la nota- appare assurda quando ci sono un centinaio di appartenenti alle ADF catturati che sono islamisti di nazionalità somala, keniana, tanzaniana, rwandese, sudanese…accanto a congolesi e ugandesi. È curioso che il gruppo di esperti sia rimasto silente su questa realtà”.
Si contesta inoltre l’affermazione secondo la quale durante il comando dell’operazione Sukola 1 (intrapresa dall’esercito congolese per catturare i membri dell’ADF-NALU) da parte del generale Akili Mundos, nessun sospetto di essere autore diretto dei massacri contro i civili sia stato rinviato a giudizio di fronte alla Procura militare. “Questa affermazione - recita la nota - appare gratuita, tanto più che ci sono diversi combattenti catturati dell’ADF nella prigione di Kangwayi e di Beni, senza contare altre decine che sono stati inviati a Kinshasa e a Goma”.
La CEPADHO conclude invitando il gruppo di esperti a diversificare le fonti di informazione nelle loro prossime missioni, al fine di evitare un lavoro parziale. Secondo il rapporto del gruppo di esperti, le ADF-NALU sono responsabili della morte dalle 350 alle 450 persone nella regione di Beni, tra l’ottobre 2014 e il giugno 2015. (L.M.) (Agenzia Fides 5/11/2015)
La CEPADHO afferma di “condividere buona parte del rapporto”, che è stato consegnato il 16 ottobre al Presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma ritiene che “alcune delle affermazioni fatte sulle ADF-NALU e sull’operazione volta a catturarle, non corrispondano alla realtà sul terreno”.
In particolare si contesta il fatto che “il gruppo di esperti afferma di non aver trovato alcun legame tra l’ADF ed altri gruppi terroristi stranieri”. “Questa affermazione- afferma la nota- appare assurda quando ci sono un centinaio di appartenenti alle ADF catturati che sono islamisti di nazionalità somala, keniana, tanzaniana, rwandese, sudanese…accanto a congolesi e ugandesi. È curioso che il gruppo di esperti sia rimasto silente su questa realtà”.
Si contesta inoltre l’affermazione secondo la quale durante il comando dell’operazione Sukola 1 (intrapresa dall’esercito congolese per catturare i membri dell’ADF-NALU) da parte del generale Akili Mundos, nessun sospetto di essere autore diretto dei massacri contro i civili sia stato rinviato a giudizio di fronte alla Procura militare. “Questa affermazione - recita la nota - appare gratuita, tanto più che ci sono diversi combattenti catturati dell’ADF nella prigione di Kangwayi e di Beni, senza contare altre decine che sono stati inviati a Kinshasa e a Goma”.
La CEPADHO conclude invitando il gruppo di esperti a diversificare le fonti di informazione nelle loro prossime missioni, al fine di evitare un lavoro parziale. Secondo il rapporto del gruppo di esperti, le ADF-NALU sono responsabili della morte dalle 350 alle 450 persone nella regione di Beni, tra l’ottobre 2014 e il giugno 2015. (L.M.) (Agenzia Fides 5/11/2015)
AFRICA/KENYA - “La visita di Papa Francesco è come avere il suono dei tamburi che trasmettono la Parola risonante in tutta l’Africa”
Nairobi (Agenzia Fides)- “Il fatto che il Papa inizi la sua visita in Africa qui, in questa grande nazione, è una benedizione e un’opportunità per noi keniani” ha affermato Sua Ecc. Mons. Alfred Rotich, Ordinario Militare, Presidente del segretariato per la visita del Pontefice nel Paese africano, in un’intervista all’emittente televisiva NTV Kenya, segnalata all’Agenzia Fides.
“Il Santo Padre porterà benedizioni e solidarietà, consolazione e speranza, in un momento nel quale molti di noi vivono nello sconforto. (…) La visita del Papa offre l’opportunità per i keniani di discutere di problemi come l’ambiente, la giustizia, la coesione sociale, l’integrità morale, lo stare insieme attraverso il dialogo” ha affermato ancora Mons. Rotich.
“Con la visita del Papa è come avere il messaggio di Gesù Cristo rinnovato, come avere il suono dei tamburi che trasmettono la Parola risonante in tutta l’Africa” ha aggiunto.
Secondo Mons. Rotich, non ci sono particolari problemi nella preparazione della visita di Papa Francesco. Sull’aspetto della sicurezza Mons. Rotich ha invitato i fedeli che abitano nei luoghi che verranno visitati dal Santo Padre a essere consapevoli dell’ambiente nel quale vivono, chiedendosi chi sono i propri vicini. Questo è anche un modo per ottenere quello che Mons. Rotich auspica rimanga della visita papale: un Paese più unito e solidale. (L.M.) (Agenzia Fides 5/11/2015)
“Il Santo Padre porterà benedizioni e solidarietà, consolazione e speranza, in un momento nel quale molti di noi vivono nello sconforto. (…) La visita del Papa offre l’opportunità per i keniani di discutere di problemi come l’ambiente, la giustizia, la coesione sociale, l’integrità morale, lo stare insieme attraverso il dialogo” ha affermato ancora Mons. Rotich.
“Con la visita del Papa è come avere il messaggio di Gesù Cristo rinnovato, come avere il suono dei tamburi che trasmettono la Parola risonante in tutta l’Africa” ha aggiunto.
Secondo Mons. Rotich, non ci sono particolari problemi nella preparazione della visita di Papa Francesco. Sull’aspetto della sicurezza Mons. Rotich ha invitato i fedeli che abitano nei luoghi che verranno visitati dal Santo Padre a essere consapevoli dell’ambiente nel quale vivono, chiedendosi chi sono i propri vicini. Questo è anche un modo per ottenere quello che Mons. Rotich auspica rimanga della visita papale: un Paese più unito e solidale. (L.M.) (Agenzia Fides 5/11/2015)
AFRICA/MOZAMBICO - Ottocento bambini in festa: non studieranno più sotto la pioggia o sotto il sole cocente
Maputo (Agenzia Fides) – Sono iniziati i lavori di costruzione di due nuove aule scolastiche nella Scuola Primaria ‘19 de Outubro di Ngalunde, 42 km da Maputo, distretto di Marracuene. A dare notizia della grande festa, che ha visto coinvolti tutti gli 800 alunni, i membri del consiglio scolastico, gli insegnanti, i genitori, le autorità tradizionali e di governo, il Centro Cooperazione Sviluppo onlus impegnato a migliorare la qualità dell’istruzione e il benessere dei bambini. A causa della scarsità di aule, oltre metà degli allievi per anni sono stati costretti a studiare all’aperto, esposti alla pioggia e al calore del sole, fatto che ha compromesso e spesso impedito il normale corso delle lezioni. Per contrastare questa situazione, la comunità rurale di Ngalunde si era già da tempo attivata e sta attualmente collaborando a titolo volontario, attraverso manodopera e materiali, ai lavori edili, iniziati lo scorso 12 ottobre. A partire dal 2016 tutti i bambini della scuola potranno seguire le lezioni in aule comode e a norma, protetti da ogni genere di agenti atmosferici, mettendo al sicuro anche libri e quaderni, che spesso durante le lezioni all’aria aperta si danneggiano. (AP) (5/11/2015 Agenzia Fides)
ASIA/MYANMAR - Il Card. Bo: “Il voto è un pellegrinaggio di speranza”
Yangon (Agenzia Fides) – Mentre si assiste a “un momento cruciale nella storia del Myanmar”, negli ultimi giorni prima del voto “c’è bisogno di una vigilanza supplementare. Auspichiamo che queste elezioni siano un processo trasparente, per garantire un voto libero ed equo anche ai poveri e agli emarginati”: lo afferma, in una nota inviata all’Agenzia Fides, il Card. Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, quando nel paese si avvicinano le elezioni generali dell’8 novembre.
Si tratta, nota il Card. Bo, delle “prime elezioni libere: 93 partiti, 5.800 candidati dei partiti, 3.000 candidati indipendenti. La ricerca per la democrazia è vitale in Myanmar oggi”.
Il Cardinale apprezza “i leader e la loro visione della democrazia”. “Evitare la violenza elettorale è una sfida difficile e sono contento che nostre leggi e le autorità siano all'altezza della sfida” rimarca. Definendo “encomiabile” il coraggio alla Commissione elettorale che “affronterà il lavoro con neutralità professionale”, il Card. Bo ricorda che “la gente vuole elezioni pacifiche” e che “il diritto al voto è sacro”. “Attraverso questo diritto, le persone determinano il loro futuro. Andare nella cabina elettorale è un pellegrinaggio di speranza. Tutti noi intraprendiamo questo pellegrinaggio. Il nostro destino è nelle urne. La democrazia, per il popolo, dal popolo e del popolo, ha forgiato la storia delle grandi nazioni. Il Myanmar aspettava questo momento da secoli”, nota.
“Oggi è il nostro appuntamento con quel destino. Insieme ci ritroviamo o insieme cadiamo. Le urne determineranno il nostro futuro. Dio ha benedetto questa nazione con immensi tesori, ma il tesoro che vale più di qualsiasi altro è la fratellanza umana, una nazione arcobaleno di 135 tribù e con le principali religioni. Abbiamo bisogno di pace oggi” osserva il Cardinale.
Il testo inviato a Fides conclude auspicando che il voto “porti pace e prosperità per questa nazione” e che il Myanmar “ritrovi il suo storico splendore”. (PA) (Agenzia Fides 5/11/2015)
Si tratta, nota il Card. Bo, delle “prime elezioni libere: 93 partiti, 5.800 candidati dei partiti, 3.000 candidati indipendenti. La ricerca per la democrazia è vitale in Myanmar oggi”.
Il Cardinale apprezza “i leader e la loro visione della democrazia”. “Evitare la violenza elettorale è una sfida difficile e sono contento che nostre leggi e le autorità siano all'altezza della sfida” rimarca. Definendo “encomiabile” il coraggio alla Commissione elettorale che “affronterà il lavoro con neutralità professionale”, il Card. Bo ricorda che “la gente vuole elezioni pacifiche” e che “il diritto al voto è sacro”. “Attraverso questo diritto, le persone determinano il loro futuro. Andare nella cabina elettorale è un pellegrinaggio di speranza. Tutti noi intraprendiamo questo pellegrinaggio. Il nostro destino è nelle urne. La democrazia, per il popolo, dal popolo e del popolo, ha forgiato la storia delle grandi nazioni. Il Myanmar aspettava questo momento da secoli”, nota.
“Oggi è il nostro appuntamento con quel destino. Insieme ci ritroviamo o insieme cadiamo. Le urne determineranno il nostro futuro. Dio ha benedetto questa nazione con immensi tesori, ma il tesoro che vale più di qualsiasi altro è la fratellanza umana, una nazione arcobaleno di 135 tribù e con le principali religioni. Abbiamo bisogno di pace oggi” osserva il Cardinale.
Il testo inviato a Fides conclude auspicando che il voto “porti pace e prosperità per questa nazione” e che il Myanmar “ritrovi il suo storico splendore”. (PA) (Agenzia Fides 5/11/2015)
ASIA/IRAQ - Anche i cristiani manifestano a Erbil contro la legge sull'islamizzazione dei minori
Erbil (Agenzia Fides) – Centinaia di appartenenti alle componenti non islamiche della società irachena hanno dato vita mercoledì 4 novembre ad una manifestazione davanti alla rappresentanza Onu di Erbil per protestare contro la legge che dispone il passaggio automatico alla religione islamica dei minori quando anche uno solo dei due genitori si converte all'islam. La mobilitazione – ha visto convergere militanti di varie sigle politiche, rappresentanti di organizzazioni della società civile e gruppi di cristiani, yazidi, mandei e sabei.
Una delegazione dei manifestanti, secondo quanto riportato dal website iracheno ankawa.com, è stata ricevuta dai funzionari dell'Onu, ai quali ha consegnato un memorandum in cui viene documentata l'incostituzionalità della legge in questione. I funzionari dell'Onu, dal canto loro, hanno assicurato che faranno pressione sul parlamento iracheno per cercare di ottenere una modifica della legge.
Lo scorso 27 ottobre (vedi Fides 28/10/2015) il parlamento iracheno aveva respinto a larga maggioranza la proposta di modifica della legge avanzata dai rappresentanti cristiani, ma sostenuta da parlamentari appartenenti a schieramenti diversi. In tale proposta si chiedeva di aggiungere al paragrafo della legge riguardante i minori una frase, per stabilire che nel caso di conversione all'islam di un genitore, i minori rimangono nella religione originaria di appartenenza fino ai diciotto anni, per poi scegliere la religione a cui appartenere in piena libertà di coscienza. (GV) (Agenzia Fides 5/11/2015).
Una delegazione dei manifestanti, secondo quanto riportato dal website iracheno ankawa.com, è stata ricevuta dai funzionari dell'Onu, ai quali ha consegnato un memorandum in cui viene documentata l'incostituzionalità della legge in questione. I funzionari dell'Onu, dal canto loro, hanno assicurato che faranno pressione sul parlamento iracheno per cercare di ottenere una modifica della legge.
Lo scorso 27 ottobre (vedi Fides 28/10/2015) il parlamento iracheno aveva respinto a larga maggioranza la proposta di modifica della legge avanzata dai rappresentanti cristiani, ma sostenuta da parlamentari appartenenti a schieramenti diversi. In tale proposta si chiedeva di aggiungere al paragrafo della legge riguardante i minori una frase, per stabilire che nel caso di conversione all'islam di un genitore, i minori rimangono nella religione originaria di appartenenza fino ai diciotto anni, per poi scegliere la religione a cui appartenere in piena libertà di coscienza. (GV) (Agenzia Fides 5/11/2015).
ASIA/TERRA SANTA - I Vescovi cattolici: più confessori nei Santuari per l'Anno Santo della Misericordia
Gerusalemme (Agenzia Fides) – I pellegrini che si recheranno in Terra Santa durante l'ormai imminente Anno Santo della Misericordia potranno accedere con più facilità al sacramento della confessione nelle chiese e nei santuari sparsi nella terra dove è vissuto Gesù. E' questa la misura più significativa annunciata dai capi delle Chiese cattoliche di Terra Santa per aiutare i pellegrini a vivere il tempo giubilare facendo esperienza viva della misericordia del Signore nel perdono sacramentale. L'intento è stato annunciato esplicitamente dagli Ordinari cattolici di Terra Santa, riunitisi in assemblea presso la sede del Patriarcato Latino di Gerusalemme dal 3 al 5 novembre. “Per vivere meglio questo anno di misericordia” si legge nel comunicato finale dell'assemblea, pervenuto all'Agenzia Fides, “è consigliabile che la celebrazione del sacramento della penitenza sia inserita nei programmi per i pellegrini. Il nostro comitato per i pellegrinaggi lavorerà per rendere più a ccessibile il sacramento della confessione nei diversi santuari”.
A conclusione dell'assemblea, i Vescovi cattolici di Terra Santa hanno anche rinnovato l'appello a tutti coloro che vogliono seguire le orme di Cristo a non farsi intimorire dalle convulsioni che pure agitano il Medio Oriente: “La gente di questa terra” si legge nel comunicato finale “ ha bisogno della vostra testimonianza”.
Nel corso dei lavori, i Vescovi cattolici di Terra Santa hanno anche analizzato il prezioso lavoro svolto da Caritas Jerusalem a favore di chi vive diverse forme di emergenza sociale e umanitaria, con particolare attenzione dedicata ai progetti messi in atto nella Striscia di Gaza. A tal riguardo, i Vescovi cattolici hanno anche chiesto di istituire in ogni parrocchia “un comitato locale che si occupi dei poveri”, in coordinamento con Caritas Jerusalem. (GV) (Agenzia Fides 5/11/2015).
A conclusione dell'assemblea, i Vescovi cattolici di Terra Santa hanno anche rinnovato l'appello a tutti coloro che vogliono seguire le orme di Cristo a non farsi intimorire dalle convulsioni che pure agitano il Medio Oriente: “La gente di questa terra” si legge nel comunicato finale “ ha bisogno della vostra testimonianza”.
Nel corso dei lavori, i Vescovi cattolici di Terra Santa hanno anche analizzato il prezioso lavoro svolto da Caritas Jerusalem a favore di chi vive diverse forme di emergenza sociale e umanitaria, con particolare attenzione dedicata ai progetti messi in atto nella Striscia di Gaza. A tal riguardo, i Vescovi cattolici hanno anche chiesto di istituire in ogni parrocchia “un comitato locale che si occupi dei poveri”, in coordinamento con Caritas Jerusalem. (GV) (Agenzia Fides 5/11/2015).
ASIA/PAKISTAN - Un anno fa due coniugi cristiani furono arsi vivi: oggi vita nuova per i loro figli
Lahore (Agenzia Fides) – Un anno fa, il 4 novembre 2014, un episodio generò un’ondata di orrore in tutto il Pakistan, scioccando il mondo intero: i due coniugi cristiani Shama e Shahzad Masih furono gettati in una fornace per mattoni da una folla di musulmani e arsi vivi per sospetta blasfemia. In Pakistan l’anniversario di quel tragico incidente è stato celebrato in diverse comunità del Paunjab. La loro memoria è viva soprattutto nel prendersi cura dei loro figli, come fa oggi la “Cecil Chaudhry & Iris Foundation”, Ong che promuove progetti per i gruppi più emarginati in Pakistan.
La Presidente della Fondazione, la cattolica Michelle Chaudhry, ha dichiarato a Fides: “Teniamo Shama e Shahzad nel profondo del nostro cuore; due vite innocenti perse a causa dell’estremo bigottismo nella nostra società. I fanatici non solo hanno bruciate due vite preziose in quella fornace; ma hanno bruciato l'umanità, hanno bruciato i principi dell'Islam e hanno bruciato il Pakistan di Jinnah e nessun risarcimento monetario può compensare un simile atto estremo di violenza”.
La Fondazione è impegnata a costruire una società giusta ed equa: “Per questo – prosegue – ricordiamo la sentenza del 19 giugno 2014 della Corte Suprema, che ha espressamente chiesto al governo di promuovere la tolleranza religiosa e sociale e di proteggere le minoranze religiose”.
La Fondazione chiede giustizia per Shama e Shehzad, auspicando che i responsabili dell’omicidio siano consegnati alla giustizia e che “sia garantita la sicurezza e la protezione di ogni pakistano, a prescindere dalla fede, genere, lingua, etnia, come sancito dalla Costituzione”.
La Cecil & Iris Chaudhry Foundation si è assunta la responsabilità di garantire una istruzione ai tre figli dei coniugi uccisi: “Abbiamo voluto portare un cambiamento in meglio nella vita di questi bambini, avendo una grande fiducia nel potere dell'educazione. Oggi ci dà immenso piacere vedere questi bambini felici, sicuri e impegnati in modo proficuo nelle attività scolastiche”. (PA) (Agenzia Fides 5/11/2015)
La Presidente della Fondazione, la cattolica Michelle Chaudhry, ha dichiarato a Fides: “Teniamo Shama e Shahzad nel profondo del nostro cuore; due vite innocenti perse a causa dell’estremo bigottismo nella nostra società. I fanatici non solo hanno bruciate due vite preziose in quella fornace; ma hanno bruciato l'umanità, hanno bruciato i principi dell'Islam e hanno bruciato il Pakistan di Jinnah e nessun risarcimento monetario può compensare un simile atto estremo di violenza”.
La Fondazione è impegnata a costruire una società giusta ed equa: “Per questo – prosegue – ricordiamo la sentenza del 19 giugno 2014 della Corte Suprema, che ha espressamente chiesto al governo di promuovere la tolleranza religiosa e sociale e di proteggere le minoranze religiose”.
La Fondazione chiede giustizia per Shama e Shehzad, auspicando che i responsabili dell’omicidio siano consegnati alla giustizia e che “sia garantita la sicurezza e la protezione di ogni pakistano, a prescindere dalla fede, genere, lingua, etnia, come sancito dalla Costituzione”.
La Cecil & Iris Chaudhry Foundation si è assunta la responsabilità di garantire una istruzione ai tre figli dei coniugi uccisi: “Abbiamo voluto portare un cambiamento in meglio nella vita di questi bambini, avendo una grande fiducia nel potere dell'educazione. Oggi ci dà immenso piacere vedere questi bambini felici, sicuri e impegnati in modo proficuo nelle attività scolastiche”. (PA) (Agenzia Fides 5/11/2015)
ASIA/CINA - Nella festa degli apostoli Simone e Giuda, due comunità accolgono nuovi diaconi e sacerdoti
Pechino (Agenzia Fides) – Due comunità ricche di vocazioni accolgono nuovi operai della vigna del Signore a conclusione del mese missionario e del Rosario. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, nel giorno della festa liturgica degli apostoli Simone e Giuda, il 28 ottobre, la diocesi di San Yuan della provincia di Shaan Xi, in Cina continentale, ha accolto il dono di 4 nuovi sacerdoti, i giovani migliori “che hanno risposto alla chiamata di Gesù per condividere la sua missione pastorale e missionaria al servizio della Chiesa” come riporta la nota. Oltre 3.000 fedeli hanno preso parte alla solenne ordinazione presieduta dal Vescovo Sua Ecc. Mons. Giuseppe Han Ying Jin, e concelebrata da 90 sacerdoti. Presenti anche un centinaio di religiose di diverse congregazioni: di Nostra Signora, del Sacro Cuore, del Bambino Gesù, domenicane.
Nello stesso giorno nella diocesi di Han Dan (Yong Nian) della provincia dell’He Bei, un’altra diocesi che è terreno fertile per le vocazioni sacerdotali e religiose, sono stati ordinati due diaconi, per “il servizio dell’altare, della Parola di Dio e del Popolo di Dio”. Durante l’omelia il Vicario diocesano ha ringraziato soprattutto le famiglie dei nuovi diaconi, perché “hanno avuto cura della vocazione e della fede cristiana dei figli. Nonostante numerose tentazioni e sfide che la società di oggi pone alle famiglie e ai giovani, i genitori cattolici sono stati davvero bravi. Siamo orgogliosi di voi e dei vostri figli!”. Inoltre ha incoraggiato un costante accompagnamento vocazionale delle famiglie.
(NZ) (Agenzia Fides 2015/11/05)
Nello stesso giorno nella diocesi di Han Dan (Yong Nian) della provincia dell’He Bei, un’altra diocesi che è terreno fertile per le vocazioni sacerdotali e religiose, sono stati ordinati due diaconi, per “il servizio dell’altare, della Parola di Dio e del Popolo di Dio”. Durante l’omelia il Vicario diocesano ha ringraziato soprattutto le famiglie dei nuovi diaconi, perché “hanno avuto cura della vocazione e della fede cristiana dei figli. Nonostante numerose tentazioni e sfide che la società di oggi pone alle famiglie e ai giovani, i genitori cattolici sono stati davvero bravi. Siamo orgogliosi di voi e dei vostri figli!”. Inoltre ha incoraggiato un costante accompagnamento vocazionale delle famiglie.
(NZ) (Agenzia Fides 2015/11/05)
AMERICA/ARGENTINA - Società mineraria si ritira da La Rioja: comunicato del Vescovo e del Vicegovernatore
La Rioja (Agenzia Fides) – La società mineraria MIDAIS si ritira da Angulos, Dipartimento di Famatina a la Rioja (Argentina). Lo hanno comunicato ufficialmente sia il Vescovo della diocesi La Rioja, Sua Ecc. Mons. Marcelo Daniel Colombo, che il Vice Governatore Sergio Casas, in rappresentanza del governo. Casas ha informato che la decisione del governo della Provincia si colloca nel contesto dell'impegno al dialogo da parte dello Stato. Sebbene il governo ritenga l'attività mineraria come un'attività principale per lo sviluppo, "bisogna mostrare sempre gesti e segni per il dialogo", e ha sottolineato che "colui che ha mediato nel processo decisionale è stato il Vescovo, Monsignor Marcelo Colombo".
Secondo le informazioni pervenute a Fides, il gruppo di residenti accampati lungo la strada che porta alla sede provvisoria degli uffici della miniera, adesso in fase di smantellamento, ha riferito alla stampa locale che "l'intervento di Mons. Colombo è stato quello più riuscito e umano". Casas ha riferito alla stampa locale che "il governo provinciale ha voluto dare il proprio granello di sabbia per riuscire a creare la pace sociale, ma bisogna essere sempre prudenti, ed in questo voglio segnalare il contributo di Mons. Colombo e la sua imparzialità".
La lettera pastorale di Mons. Colombo è molto diretta: "Ho insistito sulla necessità del consenso sociale per quelle iniziative imprenditoriali che potrebbero influenzare l'ambiente e la salute della popolazione" afferma il Vescovo, che continua: "Apprezzo la fiducia di tutte le persone coinvolte in questo processo per superare il conflitto, lasciando da parte gli interessi personali e settoriali. Vi incoraggio tutti a continuare a costruire insieme una nuova era, in cui il dialogo possa seminare la via della necessaria amicizia sociale e contribuire al bene comune di tutti gli abitanti de La Rioja".
Nella zona, secondo i dati forniti dalla stampa locale, questa è la terza impresa mineraria che si ritira della regione, come hanno già fatto la Barrick Gold e la Osisko.
(CE) (Agenzia Fides, 05/11/2015)
Secondo le informazioni pervenute a Fides, il gruppo di residenti accampati lungo la strada che porta alla sede provvisoria degli uffici della miniera, adesso in fase di smantellamento, ha riferito alla stampa locale che "l'intervento di Mons. Colombo è stato quello più riuscito e umano". Casas ha riferito alla stampa locale che "il governo provinciale ha voluto dare il proprio granello di sabbia per riuscire a creare la pace sociale, ma bisogna essere sempre prudenti, ed in questo voglio segnalare il contributo di Mons. Colombo e la sua imparzialità".
La lettera pastorale di Mons. Colombo è molto diretta: "Ho insistito sulla necessità del consenso sociale per quelle iniziative imprenditoriali che potrebbero influenzare l'ambiente e la salute della popolazione" afferma il Vescovo, che continua: "Apprezzo la fiducia di tutte le persone coinvolte in questo processo per superare il conflitto, lasciando da parte gli interessi personali e settoriali. Vi incoraggio tutti a continuare a costruire insieme una nuova era, in cui il dialogo possa seminare la via della necessaria amicizia sociale e contribuire al bene comune di tutti gli abitanti de La Rioja".
Nella zona, secondo i dati forniti dalla stampa locale, questa è la terza impresa mineraria che si ritira della regione, come hanno già fatto la Barrick Gold e la Osisko.
(CE) (Agenzia Fides, 05/11/2015)
AMERICA/MESSICO - “Dialogo con tutti, anche con il crimine organizzato”: appello dei Vescovi per la pace
Guerrero (Agenzia Fides) – I quattro Vescovi delle diocesi dello stato di Guerrero hanno chiesto al governo di "dialogare" con il crimine organizzato per invertire la grave situazione di insicurezza e di violenza che esiste nella regione. Nel documento, intitolato "Impegno con Guerrero e per la Pace", pervenuto a Fides, Sua Ecc. Mons. Carlos Garfias Merlos, Arcivescovo di Acapulco; Sua Ecc. Mons. Salvador Rangel Mendoza, Vescovo di Chilpancingo-Chilapa; Sua Ecc. Mons. Maximino Martínez Miranda, Vescovo di Ciudad Altamirano; e Sua Ecc. Mons. Dagoberto Sosa Arriaga, Vescovo di Tlapa, affermano che il governo di Héctor Astudillo inizia "nel bel mezzo di una profonda crisi sociale, economica, politica e dei diritti umani".
Guerrero, ricordano, è lo stato più violento del Messico, e "questa grave situazione ha portato alla polarizzazione, al confronto, all'emarginazione, alla disperazione e persino a cercare di farsi giustizia con le proprie mani". "E' essenziale che vengano promossi processi di dialogo e creati scenari in cui ci possiamo ascoltare, raggiungere accordi e ricostruire la memoria storica del nostro popolo" hanno scritto i Vescovi.
Riguardo alla frase di un giornalista, secondo cui dialogare con il crimine "significa scendere a patti con i delinquenti", Mons. Garfias Merlos ha chiarito alla stampa: "La parola è lo strumento per l'annuncio della Buona Novella, la parola è anche lo strumento delle autorità per rapportarsi con la popolazione, e i delinquenti sono parte della popolazione. In ogni processo di educazione o formazione c'è sempre la parola e il dialogo".
I Vescovi concludono suggerendo la creazione di “una piattaforma sociale che riesca a coinvolgere tutte le istituzioni per ricucire il tessuto sociale e così elaborare un piano di sviluppo completo".
(CE) (Agenzia Fides, 05/11/2015)
Guerrero, ricordano, è lo stato più violento del Messico, e "questa grave situazione ha portato alla polarizzazione, al confronto, all'emarginazione, alla disperazione e persino a cercare di farsi giustizia con le proprie mani". "E' essenziale che vengano promossi processi di dialogo e creati scenari in cui ci possiamo ascoltare, raggiungere accordi e ricostruire la memoria storica del nostro popolo" hanno scritto i Vescovi.
Riguardo alla frase di un giornalista, secondo cui dialogare con il crimine "significa scendere a patti con i delinquenti", Mons. Garfias Merlos ha chiarito alla stampa: "La parola è lo strumento per l'annuncio della Buona Novella, la parola è anche lo strumento delle autorità per rapportarsi con la popolazione, e i delinquenti sono parte della popolazione. In ogni processo di educazione o formazione c'è sempre la parola e il dialogo".
I Vescovi concludono suggerendo la creazione di “una piattaforma sociale che riesca a coinvolgere tutte le istituzioni per ricucire il tessuto sociale e così elaborare un piano di sviluppo completo".
(CE) (Agenzia Fides, 05/11/2015)
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