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lunedì 2 maggio 2016

Bollettino Agenzia Fides del 2 maggio 2016

AFRICA/NIGERIA - “Un massacro annunciato; dove sono le forze di sicurezza?” si chiede il Vescovo di Nsukka dopo la strage del 25 aprile
 
Abuja (Agenzia Fides) - “L'aspetto più doloroso della strage di Nimbo è che è stata annunciata, prevista ed eseguita senza inibizioni, in pieno giorno” afferma Sua Ecc. Mons. Godfrey Igwebuike Onah, Vescovo di Nsukka, nello Stato di Enugu, nel sud-est della Nigeria, in una dichiarazione all’indomani del massacro di almeno una ventina di persone avvenuto nelle prime ore del 25 aprile, nella località di Nimbo nella Uzo-Uwani Local Government Area.
“Ancora?” è la domanda che il Vescovo, nel documento inviato all’Agenzia Fides, riporta ricordando che “si sentono storie simili negli ultimi tempi in diverse parti del Paese, inclusa Abbi, un’altra comunità nella nostra diocesi, anche questa nella Uzo-Uwani Local Government Area”.
Il Vescovo denuncia le carenze della forze di sicurezza che avrebbero facilitato gli attaccanti: “sembra che il governo dello Stato avesse fatto dei tentativi per garantire la sicurezza nella zona prima dell'incidente. Ma ciò che coloro che hanno perso i loro cari (soprattutto i bambini che ora devono affrontare un futuro incerto, perché i loro padri sono state insensatamente uccisi) e tutti noi vogliamo sapere è il motivo per cui le forze di sicurezza hanno effettuato una “ritirata tattica” poco prima l'attacco e il motivo per cui, quando queste sono tornate sul luogo del massacro, non c’è stato alcun tentativo di perseguire e arrestarne gli autori”.
Il massacro è attributo a pastori Fulani: un gruppo di loro avrebbe assalito il 28 aprile, in un’altra località della Nigeria, nello Stato di Edo, l’automobile del Card. John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja. Secondo Mons. Onah gli assalitori, oltre ad uccidere indiscriminatamente gli abitanti di Nimbo, hanno preso particolarmente di mira le abitazioni dei sacerdoti cristiani, sia quella del pastore protestante (che è stata bruciata) sia quella del parroco cattolico. In quest’ultimo caso solo la mancanza di liquido infiammabile ha impedito al gruppo armato di incendiarla.
Il Vescovo riporta le inquietudini della popolazione locale che si chiede se il gruppo che ha commesso queste atrocità sia costituito solo da pastori Fulani oppure “se Boko Haram è stato effettivamente indebolito, come asserisce il governo di Abuja, o invece si è semplicemente spostato dal nord est-al sud-est”. (L.M.) (Agenzia Fides 2/5/2016)
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AFRICA/NIGERIA - Boko Haram si sta spostando verso sud seguendo il movimento dei pastori Fulani?
 
Abuja (Agenzia Fides) - “I cambiamenti climatici stanno spingendo i pastori Fulani dal nord della Nigeria al sud, ma in questo movimento di popolazione si teme che si siano infilati i combattenti di Boko Haram in fuga dalle stesse aree dalle operazioni dell’esercito” dice all’Agenzia Fides p. Patrick Tor Alumuku, direttore dell’ufficio per le comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Abuja.
“La questione dei pastori Fulani è una cosa molto seria” dice p. Patrick dopo l’assalto al villaggio di Nimbo (nello Stato di Enugu) del 25 aprile, con la morte di almeno 20 persone, e dell’agguato all’automobile del Card. John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja, perpetrato il 28 aprile, nello Stato di Edo.
“Le due località sono distanti più di 200 km l’una dall’altra, ma sono sempre nel sud-est della Nigeria” rimarca p. Patrick, facendo capire l’estensione dell’instabilità associata al movimento dei Fulani.
“Il Sahara sta avanzando nel nord della Nigeria, e quest’anno è stato particolarmente duro per i pastori Fulani che stanno scendendo con decine di migliaia di bovini verso sud alla ricerca di acqua e pascoli” dice il sacerdote. “Questo sta alimentando forti tensioni con i contadini nel centro e nel sud del Paese. I Fulani sono armati per difendere le proprie mandrie dai furti di bestiame. Ma i massacri a loro attribuiti negli ultimi tempi nel sud della Nigeria appaiono essere opera di altri gruppi che si nascondano dietro questo movimento di massa di pastori”. “Sempre più nigeriani affermano che i massacri sono compiuti da membri di Boko Haram che si stanno spostando nel sud della Nigeria” conclude il sacerdote. (L.M.) (Agenzia Fides 2/5/2016)
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ASIA/SIRIA - I Vescovi cattolici di Aleppo: partecipiamo alla Passione di Cristo, le nostre sofferenze non saranno vane
 
Aleppo (Agenzia Fides) – “Noi siamo figli della Risurrezione, figli della Speranza, e crediamo fermamente che queste sofferenze non andranno a vuoto: sull'esempio dei Santi e dei Martiri, le uniamo con la Passione di Cristo, perché diventino sofferenze santificate e santificanti, per la pace in Siria e la salvezza della nostra città”. Così i Vescovi cattolici di Aleppo, in un messaggio rivolto innanzitutto ai propri fedeli, offrono parole di consolazione e speranza agli abitanti della città-martire siriana, di nuovo stravolta dal riacutizzarsi del conflitto che dopo poche settimane di tregua è tornato a infierire sulla popolazione civile, sia nei quartieri controllati dal governo che in quelli dove sono insediate le milizie ribelli, con lanci di artiglieria e bombardamente che hanno colpito anche un ospedale gestito da Medici senza Frontiere.
In un messaggio, pervenuto all'Agenzia Fides, i Vescovi cattolici di Aleppo rivolgono il loro grido “alle coscienze di chi progetta e chi esegue questa guerra”, implorando ad alta voce “Basta!” per “amor di Dio” e “per misericordia degli uomini”, per “il grido del sangue dei bambini e dei martiri che sale a Dio” e “per le lacrime delle madri in lutto”.
Nel delirio di morte e violenza che sommerge Aleppo, i Vescovi cattolici esprimono finalmente uno sguardo cristiano alle sofferenze dei propri fratelli nella fede e di tutti i propri concittadini, lontano dalle pose interessate di chi usa anche le sofferenze dei cristiani come armamentario strumentale per battaglie ideologiche, o come pretesto di mobilitazioni e campagne impostate in chiave cultural-politica.
I Vescovi di Aleppo invitano tutti a non lasciarsi “vincere dalla tristezza e dalla disperazione”, e suggeriscono che proprio nella loro misteriosa partecipazione alla passione di Cristo le sofferenze dei cristiani di Aleppo fanno percepire a tutto il mondo qualcosa di come accade nella storia il mistero della salvezza annunciata dal Vangelo. “Questo” riferiscono i Vescovi nel loro comunicato “è il significato più importante della nostra rimanenza in Aleppo”. In questo orizzonte, i Pastori cattolici della città martire siriana rinnovano la consacrazione di Aleppo al Cuore Immacolato di Maria, a colei “che nelle sue apparizioni a Fatima aveva chiesto la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato per ottenere la pace”. In particolare, nel mese di maggio dedicato a Maria, i Vescovi chiedono ai cattolici di offrire “preghiere, e specialmente il Rosario, nelle nostre chiese per questa intenzione: convertìti a Dio, e supplicando l'intercessione di Ma ria Vergine, Regina della pace, mettiamo il nostro Paese, la Siria e la nostra città di Aleppo sotto la Sua protezione”.
Dell'assemblea dei Vescovi cattolici di Alepo fanno parte l'Arcivescovo siro cattolico Denys Antoine Chahda. l'Arcivescovo greco melchita Jean Clément Jeanbart, l'Arcivescovo maronita Joseph Tobji, l'arcivescovo armeno cattolico Boutros Marayati e il Vescovo caldeo Antoine Audo, insieme al francescano Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico per i cattolici di rito latino. (GV) (Agenzia Fides 2/5/2016).
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ASIA/PALESTINA - Il Presidente Abu Mazen: abbiamo la missione e il dovere di proteggere la presenza dei cristiani in Medio Oriente
 
Ramallah (Agenzia Fides) - La tutela della presenza cristiana in Palestina e in tutto l'Oriente “è per noi un compito e una missione”: così il Presidente palestinese Abu Mazen ha ribadito il proprio impegno a far tutto il possibile per onorare tale dovere, a vantaggio dell'unità e del bene comune di tutto il popolo palestinese. Il Capo di Stato arabo ha confermato il suo impegno nel messaggio rivolto ai cristiani in occasione della Pasqua, celebrata ieri dalla Chiese che seguono il Calendario giuliano, vissuta in Palestina come festività nazionale.
“Non è un segreto” si legge nel testo diffuso dal leader palestinese “che il destino dei cristiani in Medio Oriente è carico di insidie”, in una spirale che mette a rischio la convivenza, il pluralismo e la libertà religiosa. Per questo – ha rimarcato Abu Mazen – occorre ccontrastare in ogni modo tutti i tentativi volti a indebolire la presenza dei cristiani autoctoni in Terra Santa.
Nel messaggio pasquale, il Presidente palestinese ha voluto sottolineare che la permanenza di una comunità cristiana araba a Gerusalemme è percepita come una ricchezza e un aiuto a vivere in pienezza il pellegrinaggio ai Luoghi Santi anche dai cristiani provenienti da ogni parte del mondo, che visitano la Terra Santa soprattutto in occasione delle solennità liturgiche.
Nel testo presidenziale, tra le novità positive registrate negli ultimi tempi riguardo alla presenza cristiana in Terra Santa, il Presidente palestinese ha ricordato l'accordo globale tra la Santa Sede e lo Stato palestinese, firmato il 26 giugno 2015 e entrato in vigore all'inizio del 2016. (GV) (Agenzia Fides 2/5/2016).
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ASIA/PAKISTAN - Pastorale giovanile con le opere di misericordia
 
Lahore (Agenzia Fides) - “I giovani hanno bisogno di essere coinvolti, di sperimentare la misericordia e di donare la misericordia. Così il Giubileo ha un senso per loro”: lo dice all'Agenzia Fides P. Jahanzeb Iqbal, sacerdote di Lahore, parroco di St. Antony e Direttore del Servizio di Pastorale giovanile dell'arcidiocesi. Con questo spirito e questa certezza p. Iqbal promuove, durante l'intero anno giubilare, uno speciale programma di iniziative in cui “i giovani cattolici praticano le opere di misericordia”. Per iniziativa di p. Iqbal, i giovani si recano regolarmente negli ospedali o nei quartieri più poveri a visitare le famiglie, si impegnano nel servizio della carità che prepara e distribuisce cibo a emarginati, mendicanti, senza tetto della città. “Si va a celebrare la santa Messa e a portare gioia nelle comunità emarginate, e i giovani si intrattengono con i bambini delle famiglie svantaggiate” racconta a Fides il sacerdote. “Questa è una palestra di misericordia che segna la loro vita e la loro esperienza e che rende la misericordia non una parola astratta, ma estremamente concreta: è la vicinanza a ogni essere umano che soffre” prosegue.
I giovani cattolici di Lahore che, nel complesso, sono oltre 50mila, provenienti dalle 26 parrocchie dell'arcidiocesi, hanno accolto con entusiasmo queste iniziative. P.Iqbal sta organizzando anche il viaggio che porterà una delegazione di giovani pakistani alla GMG di Cracovia, evento che i giovani vedono con grande attesa.
“La priorità per i giovani cattolici pakistani è sicuramente l'istruzione, soprattutto quella molto qualificata, dato che, terminata la scuola superiore, ben pochi di loro riescono a sostenere i costi di iscrizione all'università, vista l'impossibilità delle loro famiglie” spiega. Inoltre, e conclude, si opera per il dialogo e la pace, per formare cittadini consapevoli, pronti a costruire legami di armonia e riconciliazione nella società, soprattutto con i giovani musulmani. (PA) (Agenzia Fides 2/5/2016) 
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ASIA/CAMBOGIA - Formazione per i bambini su vulnerabilità e discriminazione
 
Phnom Penh (Agenzia Fides) - Una sessione di formazione e rafforzamento degli studenti, dedicata al tema del supporto ai bambini più vulnerabili e discriminati, è stata tenuta di recente nelle scuole di Oh Cham Na (centro KSO), all’interno di una comunità agricola, e di Andoumg Thmor (centro KSR). Promotore dell’iniziativa lo staff della onlus CCS in Cambogia. Lavagne piene di foglietti colorati con la definizione, in lingua khmer, che ciascuno studente ha ritenuto più valida per i concetti di vulnerabilità e discriminazione. Alla giornata hanno partecipato in totale 71 persone: 39 alunni, 29 maestri e tre rappresentanti delle autorità locali dell’educazione. I concetti sono stati discussi insieme ai ragazzi e tutti sono stati invitati a condividere con il resto del gruppo la propria idea di vulnerabilità e discriminazione. I ragazzi si sono soffermati in particolare su due temi: come identificare i bambini vulnerabili all’interno della loro scuola, sulla base di quali segnali di disagio, e come aiutarli concretamente. (AP) (2/5/2016 Agenzia Fides)
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AMERICA/NICARAGUA - “Il Nicaragua non è in guerra! Comprare carri armati è contrario alla nostra realtà” afferma Mons. Alvarez Lagos
 
Matagalpa (Agenzia Fides) – "Il Nicaragua non è in guerra, il Nicaragua non vuole la guerra, il Nicaragua non ha bisogno di guerra, né di armi da combattimento pesanti" ha detto il Vescovo di Matagalpa, Sua Ecc. Mons. Rolando José Álvarez Lagos, criticando l'acquisto annunciato di carri armati da parte del governo di Daniel Ortega, iniziativa che ha descritto "contraria alla realtà nazionale". Mons. Alvarez ha parlato su questo tema dopo la Messa in onore di San Giuseppe Artigiano, patrono della parrocchia che porta il nome del santo nel comune di El Tuma-La Dalia, a Matagalpa, celebrata ieri, 1 maggio.
"Riconosciamo la partecipazione dell'esercito del Nicaragua al lavoro umanitario, come il fatto di proteggere la produzione agricola, l'allevamento del bestiame e perfino di portare l'assistenza medica alla popolazione; ma la militarizzazione di alcune comunità rurali ha provocato paura e panico tra la popolazione rurale, ecco perché l'acquisto annunciato di carri armati è totalmente contrario alla realtà nazionale" ha detto il Vescovo nella nota inviata a Fides da una fonte locale. Secondo Mons. Alvarez la spesa per l'acquisto di carri armati "potrebbe servire per costruire ospedali, scuole, strade, incoraggiare gli investimenti e l'occupazione. Questo acquisto, di conseguenza, è obsoleto e fuori contesto della realtà nicaraguense" ha concluso.
Dai dati della stampa locale si apprende che il Nicaragua vuole acquistare 50 carri armati T-72 e 62 carri armati T-55, facendo diventare l'esercito nicaraguense la potenza militare di terra più grande del centro america.
(CE) (Agenzia Fides, 02/05/2016)
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AMERICA/COLOMBIA - “Accompagnare il dialogo con l’ELN”: la Chiesa per la pace e per il rilascio dei sequestrati
 
Rionegro (Agenzia Fides) – "Ci è arrivata la richiesta non di essere garanti, ma di accompagnare, quindi saremo presenti per moderare i colloqui, si spera che questo possa servire a renderli più efficaci e ci porti velocemente verso la pace": così Sua Ecc. Mons. Luis Augusto Castro Quiroga, IMC, Arcivescovo di Tunja e Presidente della Conferenza Episcopale, ha commentato la richiesta pervenuta alla Chiesa colombiana da parte dell’ELN.
Secondo le informazioni pervenute a Fides, l’Arcivescovo si è espresso la fine del suo intervento al forum sul Post Conflitto “Impactos Sociales y Empresariales”, svoltosi a Rionegro alla fine della settimana scorsa, al quale hanno partecipato diverse autorità del governo locale e nazionale, oltre ad alcuni diplomatici dei paesi che si sono offerti come mediatori per la pace fra i gruppi di guerriglia e il governo colombiano.
Mons. Castro Quiroga ha lanciato anche un appello all’ELN per "liberare tutti gli ostaggi e non chiedere neanche un centesimo", ricordando che è una delle condizioni del governo per avviare i colloqui con l’ELN. Purtroppo ieri l’ELN ha affermato di non tenere sotto sequestro Melisa Trillos né il dirigente contadino Henry Perez, e ciò ha causato ulteriore preoccupazione nelle rispettive famiglie, che non hanno informazioni sul loro stato di salute ed ora nemmeno sul gruppo rapitore.
In seguito a questo aggiornamento, Sua Ecc. Mons. Gabriel Angel Villa Vahos, Vescovo di Ocaña, ieri ha chiesto pubblicamente il rilascio di Melisa Trillos, rapita due settimane fa. Il Vescovo ha chiesto ai rapitori di dare prove certe che Melisa è viva e di rispettare la sua vita, perché possa tornare presto in famiglia.
(CE) (Agenzia Fides, 02/05/2016)
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AMERICA/COLOMBIA - Lezioni nella lingua nativa per un gruppo d bambini indigeni di Medellín
 
Medellín (Agenzia Fides) – Grazie ad un programma di inclusione offerto dal Comune di Medellín nel quartiere di Niquitao, zona dove molti minori vivono in condizioni precarie, 77 bambini indigeni della comunità Embera potranno frequentare le lezioni scolastiche nella loro lingua nativa. Il programma, organizzato con maestri della stessa etnia, si propone di insegnare a leggere e scrivere. Per quelli che già sono in grado di farlo è previsto anche un avanzamento in altre materie di apprendimento. (AP) (2/5/2016 Agenzia Fides)

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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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