L’Arcivescovo ai catechisti: «Facilitate le relazioni»
«Come gestiamo le relazioni tra catechisti? Con i ragazzi? Tra le famiglie? Dobbiamo essere dei “fluidificatori di relazioni”, perché è nelle relazioni che si vivono i valori del Vangelo». Così mons. Riccardo Lamba si è rivolto ai catechisti dell’Arcidiocesi, che tra mercoledì 11 e giovedì 12 settembre ha incontrato in tre momenti distinti: a Tolmezzo, Udine e San Giorgio di Nogaro. «Tutti noi abbiamo acquisito una mentalità commerciale – ha affermato Lamba -: siamo cioè sensibili ai numeri. “A catechismo erano 12, a Messa invece 2”. Io sono allergico ai numeri! Gesù però è l’uomo delle relazioni e questo è importante». Parole pronunciate nell’incontro di Udine, a tracciare linee esposte anche ai catechisti della montagna e ai “colleghi” della Bassa.
Il primo – attesissimo – appuntamento in cui il nuovo Arcivescovo ha potuto incontrare i catechisti si è aperto in modo molto sereno, con un sorridente «Grazie» da parte di mons. Riccardo Lamba. «Immagino abbiate tanti impegni in famiglia, sul lavoro, con parenti anziani. Ma ci siete. Grazie per il vostro servizio!»
Essere catechista? «Una vocazione»
Prendendo spunto dal brano scelto per l’occasione, la chiamata degli apostoli nel Vangelo di Luca (6,12-19), mons. Lamba ha affermato che «Essere catechista è una “vocazione”. E Gesù prega per noi Le radici della vostra vocazione a essere catechisti stanno proprio nella preghiera di Gesù». Un servizio, quello del catechista, che è davvero una chiamata. «Sì, a far incontrare ai piccoli il Signore Gesù». Un incontro che spesso si camuffa da travaso di nozioni. «L’obiettivo – ha ricordato il pastore – non è tanto trasmettere conoscenze, emozioni o esperienze. Il punto centrale è stringere un’amicizia sempre più profonda con il Signore Gesù. Questo è il fine. Ma come nasce l’amicizia? Con l’ascolto e lasciandoci “toccare” da Gesù. Un giorno, da giovane, un amico mi scrisse un messaggio: «Che tu possa essere toccato da Gesù». È un augurio bellissimo!»
Cristo anima la vita. «Che parla più delle parole»
Il presule ha ribadito con forza la centralità di Cristo nell’agire del catechista. Non solo durante il classico incontro in Parrocchia. «Il catechismo più efficace è il Vangelo stesso, vissuto nella nostra vita. Abbiamo tantissimi sussidi, ma il migliore di tutti è il Vangelo. Tutte le nostre iniziative, le abilità, le espressioni di creatività… non ci arriviamo: solo Gesù può camminare nella nostra vita. In questi tempi di cambiamenti volto veloci, che a volte ci disorientano perché abbiamo perso diversi punti di riferimento, Gesù appare essere l’unica certezza. È Lui il salvatore del mondo, la rivelazione piena dell’amore di Dio. Su questo non ci sono dubbi». Sembrano le parole di San Giovanni Paolo II: «Aprite le porte a Cristo!» affermò il pontefice all’inizio del suo pontificato. E Lamba ha solcato la medesima strada.
«Gesù è credibile», ha ricordato. «Ma perché è credibile? Perché ha vissuto ciò che ha detto. Tutti noi, ascoltando le persone, abbiamo imparato a fiutare se ciò che stanno dicendo lo vivono o se stanno esprimendo qualcosa di diverso da loro stessi. Difficile a farsi, ma lui ci chiede una conversione continua. Fino a dire, con San Paolo: «Cristo vive in me». Per i catechisti è un’occasione per crescere nel conformarsi a Cristo. In molte circostanze i ragazzi ci dicono che noi siamo “osservati”: le nostre vite parlano prima delle parole».
«L’evangelizzazione è insieme»
La Chiesa ha nel suo Dna la missione evangelizzatrice. «”Guai a me se non annunciassi il Vangelo!”, dice San Paolo. Voi catechisti siete membra vive di questa evangelizzazione. Siamo tutti ministri, cioè servi: operiamo a nome di Gesù, a nome della Chiesa. Non siamo soli né autonomi. È stato per me bellissimo poter collaborare, in Parrocchia, con tante persone. E non perché dovessi farlo in quanto parroco, ma perché è proprio bello poter condividere con altri questa missione. Condividere tutto: sia le fatiche e le incomprensioni, sia le esperienze belle che si sono vissute. Per esempio i cammini fatti con singole famiglie.
Il monito sui linguaggi della catechesi
«Spesso quando ero parroco a Roma – ha ricordato mons. Riccardo – mandavo i catechisti delle Cresime in giro per le chiese a contemplare gli affreschi. I sussidi e i dispositivi tecnologici non mandino all’aria la creatività. Sono senz’altro strumenti utilissimi, ma facciamo attenzione alle parole che diciamo, perché il nostro linguaggio spesso non viene recepito. Parliamo in modo semplice e comprensibile! Pensiamo all’arte, che davvero era la Bibbia per i poveri. Vi consiglio di attingere alla tradizione artistica della Chiesa».
«Senza lo Spirito, la missione è propaganda»
Infine, citando il teologo ortodosso Ignazio di Laodicea, mons. Lamba ha concluso ricordando che «Abbiamo bisogno che sia lo Spirito Santo, da dentro, animi tutto il resto. Senza lo Spirito, Dio è lontano, Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, la missione propaganda, l’agire cristiano una morale da schiavi. Nello Spirito il cosmo si solleva: Cristo risorto è vicino a noi, il Vangelo diventa vivo, la missione è una Pentecoste, la liturgia memoria e l’agire umano è divinizzato. Agiamo sempre con lo Spirito di Dio».
Nessun commento:
Posta un commento