mercoledì 30 aprile 2008

Premio Terzani: Malisana secondo Fabrizio Gatti

I ricordi, i legami, la famiglia del giornalista che narra da “infiltrato” le nuove schiavitù

Fabrizio Gatti: vi racconto la magica Malisana e la mia infanzia in Friuli

«Vengo da una famiglia che è andata per il mondo a cercare un lavoro»

La luce di nonno Pietro che dal campanile guidava gli aerei alleati

Il reporter errante nei deserti del mondo




di NICOLA COSSAR

Seduto a scrivere in uno dei tanti deserti del mondo, e dell’anima, lui non si perde, ha la sua bussola. La bussola della memoria degli affetti, del tempo fermo – quasi marqueziano – di un’infanzia felice. Di un’infanzia furlana a Malisana, paese di emigranti. Emigranti come mamma Teresa (a Milano) e zio Mario (in Sudafrica). Ecco, la piccola luce che riscalda e illumina il percorso umano e professionale di Fabrizio Gatti (l’inviato dell’Espresso vincitore del Premio Terzani 2008 per il viaggio nelle nuove schiavitù testimoniato nel suo splendido libro Bilal) viene proprio da questa terra che lui ama (riamato) con l’intensità di sempre.
– Fabrizio, ora ricevi il Premio Terzani proprio in quel Friuli che in qualche modo ti appartiene...
«Non so se mi appartiene il Friuli. Forse non è giusto così, forse appartengo io un po’ al Friuli...».
– Raccontaci un po’...
«Teresa, la mia mamma, è una delle emigranti friulane che nel 1957, in un Friuli post-bellico in grave crisi economica, ridotto quasi alla fame, decisero di partire da Malisana per cercare lavoro in Lombardia. Dalla famiglia era già partito un suo fratello, Mario, per il Sudafrica nel 1954, con la nave Africa da Trieste».
– Laggiù c’è ancora una colonia di gente partita da di Torviscosa...
«Quelli di Torviscosa andarono praticamente tutti a lavorare a Unkomaas, dove era in costruzione un impianto per la produzione di cellulosa, per poi produrre carta. Anzi, era il più importante del Sudafrica e credo lo sia tutt’ora. E così, fra tanti che sono partiti per cercare una prospettiva diversa, c’era anche lo zio Mario, che per me era lo zio: più un mito che una persona, dato che è venuto poche volte in Italia e io l’ho conosciuto soltanto nel 1981».
– Sembra si parli di un altro mondo, vero?
«In realtà, fa parte di una memoria del presente, che l’Italia, e l’Europa stessa, non tiene ben viva. E poi c’è questo aspetto che, secondo me, è bellissimo e che fin da bambino mi stupiva: dentro ogni nostra famiglia c’è un pezzo di storia del mondo, perché in fondo la storia viene fatta dalle persone. Dentro la mia famiglia, per quanto riguarda la parte friulana, ci sono storie di emigrazione che sono storie di grandissimo coraggio. Così, cominciare a viaggiare nella storia della propria famiglia è importante, perché serve a capire meglio chi siamo».
– Tuo zio in Sudafrica, tua madre invece a Milano. Come mai?
«È andata a Milano per i motivi che sono poi il motore del viaggio dall’Africa all’Europa raccontato nel libro per il quale sono stato premiato. Si cerca lavoro per migliorare le proprie condizioni di vita, mentre il luogo è spesso deciso sul passaparola. Nel suo caso, in provincia di Milano era arrivata una conoscente di mia mamma, giovanissima come lei, che del resto aveva 15 anni quand’è partita: le fece sapere che la famiglia di un medico cercava una persona che facesse da cameriera e così mia madre prese contatti, arrivò e cominciò a lavorare a tempo pieno, tantissimo. Poi si sposò e quando arrivai io fui adottato come fossi il nipotino. E li chiamavo nonni e davo loro del lei. Questa di mia madre è stata un’emigrazione fortunata: è arrivata in una famiglia dove ha comunque lavorato sodo e non le è stato regalato nulla, ma allo stesso tempo ha trovato un riferimento anche in caso di bisogno. Ora il medico e sua moglie (che è stata anche mia madrina di battesimo) non ci sono più. Erano legami forti, forse legami di altri tempi».
– Ti ricordi la tua prima venuta in Friuli?
«Io sono nato nel marzo ’66 e credo di essere venuto in Friuli la prima volta nell’agosto ’66, a cinque mesi insomma. Guardando anche le vecchie foto, le prime situazioni che mi ricordo sono all’età di tre anni a Grado Pineta e davanti alla casa del nonno Pietro a Malisana».
– Raccontaci la tua Malisana.
«Era il luogo più bello, quello in cui, quando partivo per Milano alla fine delle vacanze, non vedevo l’ora di tornare. Per vari motivi. Perché in qualche modo era un paese a misura di bambini. Arrivavo da Milano, dalla metropoli, dove non si giocava certo per strada, mentre Malisana dava la possibilità a noi bambini di giocare per strada anche fino alle 11 di di sera, con i genitori che erano tranquilli e sicuri: perché è un paese di gente per bene, ma anche perché era molto piccolo (allora aveva, credo, 800-900 abitanti), senza traffico e molto bello: era proprio a misura di bambino. Questo ha fatto nascere una sorta di sospensione del tempo, per cui tutt’ora, quando torno a Malisana, e purtroppo ci torno molto velocemente, è come se il tempo fosse rimasto sospeso, fermo all’ultima volta che ne ripartii al termine dell’ultima vacanza».
– Un luogo dell’anima, insomma...
«Sì, c’era questa sospensione del tempo. E c’è ancora adesso. Ci sono tornato ai primi di febbraio, dato che ero in Friuli per lavoro. Mi stupisco sempre nel vedere i cambiamenti che ovviamente il territorio ha: qualche casa in più costruita, quel passaggio a livello che finalmente non c’è più (un tempo già passare la ferrovia era un’impresa). Allo stesso tempo, però, la fabbrica rimane uguale. E poi le fontane! Per me Malisana era il paese dell’acqua: l’acqua che sgorga dal sottosuolo e che mi stupiva arrivando io da una città dove l’acqua si pagava e il rubinetto si chiudeva. Il ricordo forte è l’acqua clopa, l’acqua solforosa di Malisana. Ancora adesso, appena arrivo, la prima tappa è andare a bere l’acqua. È come riappropriarsi di quel gusto che ogni estate, quando tornavo, provavo intensamente. E poi rivedere le persone. Qualcuno purtroppo non c’è più, con alcuni compagni di giochi sono rimasto in contatto. E i cugini: i grandi amici erano loro! La famiglia era numerosa, per cui eravamo una bella banda di cugini. Rivedersi ancora adesso e vedersi anche addosso i segni del tempo che passa è comunque un tornare a quell’istante di allora. È come tenere dei punti di riferimento e dire: chissà, magari un giorno ci ritorno con la spensieratezza di allora. Ora avviene tutto di corsa».
– Ma è sempre un bel tornare...
«Sì».
– Quando oggi qualcuno ti dice Malisana, chi ti torna subito in mente?
«Il nonno, Pietro Passaro. Il nonno e la sua riservatezza. Lui era il sacrestano di Malisana e durante la Seconda guerra mondiale – ma questo l’ho scoperto dopo, perché lui mai ne parlava – è stato uno dei punti di riferimento per le forze alleate. Potendo salire sul campanile ( rischiando la pelle ogni volta) per andare a caricare l’orologio, riusciva in qualche modo a rompeva le regole del coprifuoco: accendeva la luce dicendo che altrimenti non sarebbe riuscito a caricare quel benedetto orologio. La luce sul campanile in realtà serviva agli aerei alleati per fare il punto, la posizione. Ma di questo il nonno non ha mai parlato: l’ho saputo da uno zio, lo zio Elvio, l’attuale punto di riferimento di tutta la famiglia e anche della storia locale, per le sue passioni e per la sua cultura. E poi di allora mi ricordo l’odore dello stabilimento chimico, le zanzare e i bambini, gli amici, il fatto di stare fino a tardi sulla strada, le corse in bicicletta, i tuffi nel Corno. La vita continuava nel resto dell’anno: io lasciavo un paese nelle condizioni di vacanza, ma poi durante l’anno Malisana sgobbava forte».
– Quando te ne tornavi a Milano era come se avessi fatto il pieno di belle cose...
«In realtà, me ne tornavo a Milano con una nostalgia struggente, perché fin da piccolo non vedevo l’ora di tornarci. Quindi le prime due settimane a Milano erano di una nostaglia forte, proprio da stare alla finestra e quasi avere la voglia di scappare e tornare indietro. Una nostalgia che non mi ha mai lasciato!».
– Forse perché lì c’è una radice tua?
«Forse sì. Non riconosco in me delle radici, e questo è anche il motivo che mi porta a girare con il lavoro: è una ricerca o una fuga, non lo so. Però Malisana è sicuramente un punto di riferimento, un faro per te che te ne stai, per esempio, in mezzo al deserto del Sahara ma hai la fortuna di aver avuto un punto di riferimento, un luogo tranquillo anche dell’anima come questo: grazie alle persone che lo abitano – parenti e amici –, che sono espressione di una terra, di un luogo che ha dato tantissimo al mondo, ma che sa ancora ricordare e ricambiare l’affetto ricevuto».
– È come quella luce che accendeva tuo nonno...
«Penso proprio di sì. Infatti, quando arrivi lì, lo sguardo va sempre al campanile. Anche perchè la chiesetta sta proprio al centro, nella piazzetta. Ma c’è un altro luogo che ricordo, che si allontana un po’ da Malisana: il Bar Bianco di Torviscosa. Lì si beveva un latte-cacao che era la fine del mondo: credo di averne bevuto ettolitri. E poi un altro zio, Giancarlo, lavorava proprio lì. E poi mi viene in mente il mare vicino, per cui quando con i miei genitori si veniva a Malisana si andava anche a Grado. Questo mi porta a un’altra considerazione sul tempo sospeso. Mi spiego. Quando ero piccolo, i miei viaggiavano sempre di notte, in auto, per evitare il traffico e perchè era più fresco: mi mettevano a dormire, poi alle due di notte mi prendevano, piccolissimo, dal letto e mi mettevano a dormire in macchina. Io mi svegliavo che ero a Malisana, così per me era come se ci fosse una continuità, come se fossi separato dal resto del mondo da una notte di sonno. Per cui era un po’ onirico arrivare a Malisana, perché mi mancava la strada. La prima volta che mi resi conto di quanto Malisana fosse relativamente lontana (370 chilometri da dove abito oggi) fu quando, a un ritorno, mi svegliai in auto mentre eravamo bloccati in autostrada: tra Malisana e la nostra vita del resto dell’anno non c’era una notte di sonno e di sogni, ma anche un percorso abbastanza faticoso».
– Malisana il perno e il faro. Da lì, poi, hai conosciuto anche il resto del Friuli, vero?
«Certo. Ho cominciato con i miei a girare. Grado come tappa turistica, però si dedicavano anche giornate a visitare l’interno, Udine, le colline. Ricordo il castello di Colloredo di Montalbano, dove tra l’altro c’era un enorme caprone: quando ero piccolo, un giorno ci andai con una maglietta rossa e quello mi caricò. Avevo cinque anni e per me questa cosa era enorme! E poi il terremoto. Il ’76 è stato un anno di angoscia tremenda. Ricordo che la sera del 6 maggio eravamo in casa a guardare un film di Mel Brooks, Il mistero delle 12 sedie, in bianco e nero. Cominciò a dondolare il lampadario. Eravamo a Milano, in provincia, eppure la scossa fu sentita anche qua. Finita la trasmissione, il telegiornale disse che c’era stato questo terremoto in Friuli. C’erano notizie di morti ma non si sapeva ancora null’altro. Non avevamo il telefono in casa, così andammo da una zia vicina: provammo a chiamare, ma non c’erano linee. La Bassa era stata per fortuna risparmiata dalla distruzione, però la zia Laura, la moglie di Giancarlo, mentre scappava con un’altra persona fu sfiorata dal camino caduto dal tetto. Quell’estate andammo comunque in vacanza dagli zii:loro non si arrendevano assolutamente e noi stessi non volevamo arrenderci a una forza della natura. Il nonno c’era ancora e lui aveva raccontato, anni prima, di un altro terremoto, avvenuto negli anni Trenta: il suo racconto fu la mia prima conoscenza del terremoto. Non ho avuto lutti né conoscenti coinvolti, però i miei cugini mi parlavano di compagni di scuola o di università che non c’erano più: questo mi spiegava quanto sia sottile il filo che lega alla vita. Ma c’era e c’è anche il grande orgoglio nel vedere la rinascita. Io non mi sento né friulano né lombardo e mi sento anche poco italiano girando così tanto il mondo, però sento sempre l’orgoglio di dire che comunque sono cresciuto in Friuli e che ho avuto questa fortuna. E ho provato orgoglio nel vedere come il Friuli sia rinato, come abbia avuto questa grande forza, dando un insegnamento che ancora adesso sarebbe utile ricordare, perché ritengo che l’Italia sia un Paese che vive a libertà condizionata: in Italia c’è una setta segreta armata che si chiama Camorra, ’Ndrangheta, Mafia. Tornando al Friuli, questa terra ha dimostrato come una società limpida, pulita e onesta soltanto con la propria forza sappia poi rimettersi in piedi. Non è poco con la distruzione e con il migliaio di morti che aveva avuto».
– Adesso il Friuli è crocevia, allora era l’ultima stazione...
«Sì, è vero, era proprio l’ultima stazione. Di allora mi rimane sempre questa sorta di mistero sospeso perché era la terra della guerra fredda, dove l’aeroporto di Ronchi non poteva avere tanti voli civili perché quella parte dello spazio aereo era militare».
– La terra dei silenzi.
«Certo. La terra dei silenzi, delle zone cui non si poteva accedere, delle colonne di carri armati. E poi anche la curiosità di andare in Jugoslavia. Ci siamo stati qualche volta in gita partendo da Malisana. Nel ’70, avevo 4 anni, andammo a visitare le grotte di Postumia e poi a fare un picnic in montagna. Mio padre, non sapendo leggere le indicazioni in serbo-croato, ci portò in una zona militare! Arrivarono immediatamente dei soldati di cui non comprendevamo nulla e loro non comprendevano niente di quanto dicevamo. Prima in malomodo, poi gentilmente, ci invitarono a raccogliere coperte e vettovaglie e ad andarcene al più presto!».
– Il tuo viaggio fa tappa adesso a Udine per il Premio Terzani. Come vivi la vigilia?
«So che stanno preparando una grande manifestazione. Penso che quella sera sarò molto emozionato e commosso, perchè il mio viaggio, quello che racconto anche nel libro, parte in realtà da Malisana: parte in qualche modo dall’esperienza di mio zio e di mia madre, della mia famiglia e degli altri che ho conosciuto e che sono emigrati. Percorrere la rotta dell’emigrazione attuale per me è stato un po’ come andare alla ricerca delle sorgenti del Nilo per rivivere quelle emozioni che mia madre Teresa nel 1957 può aver vissuto arrivando a 15 anni da sola in stazione centrale a Milano, o quelle di mio zio Mario salendo sulla motonave Africa nel 1954. Questa storia familiare mi ha aiutato nel mio lavoro di giornalista che va a cercare storie da raccontare agli altri. Mi ha aiutato a rivivere storie ed emozioni. Le rivivrò, con un po’ di timore, anche la sera del 17 maggio a Udine per la cerimonia del premio».

Da Mondonauticablog.com riceviamo un articolo sportivo su San Giorgio di Nogaro

A Selene dell’udinese Massimo De Campo l’Adriatic Trophy, campionato italiano dell’Adriatico


Selene, dell’udinese Massimo De Campo, è lo scafo campione italiano di vela 2008 per l’area adriatica. Questa barca, un Dehler 44, ha infatti vinto la trentaquattresima edizione della Regata dei Due Golfi, un evento nato per far competere tra loro i velisti dei Golfi di Trieste e di Venezia, organizzato dallo Yacht Club Lignano e svoltosi lo scorso fine settimana nelle acque antistanti Lignano Sabbiadoro (Ud).

Si trattava della più importante manifestazione eolica dell’Alto Adriatico che si tiene in primavera, e costituisce un appuntamento ormai radicato nel calendario degli impegni dei velisti nostrani. Infatti, la partecipazione alla regata è stata numerosa e qualificata, tanto che per le tre giornate le banchine dei Marina, Punta Faro, di Lignano, e Sant’Andrea, di San Giorgio di Nogaro (Ud), sono state animate da curiosi, sportivi, e appassionati.

E mentre una delle barche favorite, il Solaris OD 36 Magic (nella foto), del cantiere Se.Ri.Gi. di Aquileia (Ud), che ha dominato nella prima parte della stagione agonistica in corso i campionati velici di Caorle (Ve), la Thienot Cup, del Tirreno (Gr), la 4.edizione del Costa degli Etruschi, e le Regate del Conero (Ba), ha dovuto rinunciare al successo perché privo dello skipper Davide Bivi, impegnato in altre competizioni, la banchina del Marina Punta Faro ha ospitato la prima uscita adriatica del nuovo Solaris One 48.

Una barca da crociera veloce d’altura, creata dallo stesso cantiere aquileiese di Rinaldo Puntin. La regata di Lignano è stata determinata dalle condizioni meteorologiche. Infatti, l’atteso miglioramento del clima ha portato via anche il vento. Così, delle sei prove previste per la Regata dei Due Golfi, se ne sono potute disputare soltanto tre. Una al giorno. La prima, vinta da Selene, secondo Shaula III dell’anconetano Carlo Mancini, terzo Athiris & C. , del monfalconese Sergio Taccheo, si è svolta con tempo variabile, e vento leggero di sette nodi d’intensità, arrivato nel primo pomeriggio ad animare i velisti. Anche nella seconda, che ha visto il successo di Più Brava, del trevigiano Maurizio Benetello, seguito dall’austriaca Ono, di Helmut Bohem, e da Vainè III, del ravennate Francesco Montanari, ha preso il via nel pomeriggio, sotto il sole, con una brezza di dieci nodi.

La terza, la prova decisiva, andata ancora a Selene, davanti a Dieci X dieci, dell’udinese Sandro Fabbro, e a Morgan, del barese Nicola De Gemmis, è stata sospinta, in una giornata soleggiata, dalla brezza di dieci/dodici nodi. Così, mentre Selene ha dominato le classi 1-2 del raggruppamento Regata-Crociera, al secondo posto si è piazzato Athiris; terzo Shaula III; quarto Più Brava; quinto X di Margherita, del sangiorgino Vittorio Margherita. La vittoria nelle classi 3-4 dello stesso raggruppamento, per imbarcazioni di minori dimensioni, è andata a Dieci X dieci, davanti a Morgan, Valentina, di Mauro Tinti di Cervia, Obelix, di Marco Pesarin, di San Giorgio di Nogaro, Black Angel, di Paolo Striuli, di Marghera.

sabato 26 aprile 2008

Ricuart di Pre Toni

DOMENICA UNA MESSA A VENZONE
La lezione di pre Antoni Beline
Ricordo del sacerdote scomparso un anno fa a Basagliapenta

Domenica 27 aprile, alle 18, nel duomo di Venzone, pre Bellina sarà ricordato a un anno dalla morte con la celebrazione di una S. Messa, preceduta da testimonianze. Pierantonio Bellina era nato a Venzone nel 1941. Sacerdote, scrittore e intellettuale autonomista, è stato uno dei protagonisti di «Glesie furlane», ha tradotto la Bibbia in marilenghe, pubblicato una cinquantina di libri, diretto il mensile «La Patrie dal Friûl». È stato l’autore di una seguitissima rubrica sulle pagine della Vita Cattolica, «Cirint lis olmis di Diu».

Ventimila donatori di sangue a Udine

Arriveranno da tutta Italia per il 47° Congresso nazionale Fidas

UDINE (24 aprile, ore 16.30) - Dalle 15 alle 20 mila persone, provenienti da tutta Italia, sfileranno domenica 27 aprile con labari e striscioni per ricordare l’importanza di donare il sangue. Sarà Udine, per la prima volta, ad accogliere la grande famiglia dei donatori, in Friuli per il 47° Congresso nazionale della Federazione italiana associazioni donatori di sangue, Fidas, che si chiude nel pomeriggio del 26 aprile al centro Hypobank di Tavagnacco.

L’incontro avviene nel cinquantesimo anno di fondazione dell’Afds. Se i lavori rappresentano un momento di confronto significativo tra i delegati, riuniti in gruppi di lavoro, per capire in che direzione sta andando il dono del sangue, il momento clou sarà la sfilata di domenica.

Nella Giornata nazionale del donatore di sangue, il raduno è fissato in via Aquileia, alle 8.30 del mattino. Il corteo attraverserà il centro cittadino per arrivare in piazza I° Maggio, dove si svolgerà la cerimonia conclusiva e, alle 11.30, l’Arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, celebrerà la S. Messa, accompagnata dal coro della cattedrale.

Al corteo parteciperanno la Fanfara della Julia, che aprirà la sfilata, le bande della Val di Gorto, di Isola Vicentina, dei donatori di sangue di Villesse, di Reana del Rojale, Passons e Fiumicello. Si esibirà anche un complesso bandistico formato per l’occasione dai donatori di diverse località del Friuli, diretto da Nicola Carlesso dell’Afds. Presenti anche gruppi folkloristici provenienti da varie regioni italiane; il Friuli sarà rappresentato dai danzerini di Resia e di Buja, dai Tamburini della Collina, dal gruppo «Sot la Nape» di Villa Santina.


Fonte: Web Diocesi

Domenica 27 aprile 2008

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VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
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Colore liturgico: Bianco

Colletta

O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio
messo a morte per i nostri peccati
e risuscitato alla vita immortale,
confermaci con il tuo Spirito di verità,
perché nella gioia che viene da te,
siamo pronti a rispondere
a chiunque ci domandi ragione
della speranza che è in noi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 8,5-8.14-17)
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 65)
Rit: Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

SECONDA LETTURA (1Pt 3,15-18)
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 14,23)
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

VANGELO (Gv 14,15-21)
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Eleviamo al Padre le nostre preghiere, chiedendogli il dono dello Spirito, perché animati dalla sua forza possiamo essere cristiani fedeli e coerenti.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché la Chiesa sappia annunciare al mondo il Vangelo di Gesù Cristo con parole convincenti, ma soprattutto con la carità verso tutti. Preghiamo.
2. Perché il Papa e i Vescovi siano sostenuti nel loro ministero magisteriale dallo Spirito Santo e sappiano guidare il popolo di Dio sulle vie del Signore. Preghiamo.
3. Perché coloro che occupano posti di responsabilità sappiano impegnarsi con decisione per la promozione della dignità umana. Preghiamo.
4. Perché i cristiani si amino con l’amore di Cristo, perdonandosi a vicenda e cercando sempre la comunione fraterna e l’unità dei cuori. Preghiamo.
5. Perché sappiamo riconoscere, nella nostra comunità, la presenza dello Spirito che anima la Storia e la guida secondo i piani di Dio. Preghiamo.

Ascolta, o Padre, le nostre preghiere e donaci il dono del Consolatore, perché in ogni situazione della vita sappiamo rendere ragione della speranza che è in noi. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

mercoledì 23 aprile 2008

200° post: domani 24 aprile il bearzi compie 70 anni

Bearzi, l'intuizione di mons. Biasutti versione testuale
A setttant'anni dalla nascita, la storia dell'istituto salesiano

UDINE, 23 aprile (ore 13.30) - La nascita del Bearzi è frutto della passione per la carità di mons. Guglielmo Biasutti (nella foto), sacerdote che seppe affiancare l’opera di studioso di storia e teologia con il dono di sé ai poveri.

L’intuizione gli venne dopo aver celebrato nel 1932 la Messa del povero della San Vincenzo. Decise allora di affittare un magazzino in via Pola per farne un dormitorio per gli sbandati della città. Nacque così la piccola casa Federico Ozanam. Seguì l’acquisto di un terreno in via Planis dove trasferì la casa Ozanam, e poi, grazie all’aiuto della vedova Bearzi, della tenuta Mangilli, dove ristrutturò il primo edificio, «villa Maria», per i suoi sbandati (molti ex carcerati). Nel 1937 arrivarono i primi 4 ragazzi di strada: nessuno osò respingerli. Iniziò così il binomio Bearzi-giovani. Il 28 ottobre 1938 ci fu l’inaugurazione del «Rifugio G. Bearzi». I ragazzi erano 50, tutti poveri.

Don Biasutti sentiva di non poter farcela a gestire tutto. Inoltre, dopo la pubblicazione del suo scritto contro il razzismo («Ebrei e Cattolici in Italia») il regime fascista aveva iniziato una campagna contro di lui. Per questo affidò l’opera ai Salesiani, che arrivarono nel 1939.
Iniziarono subito i laboratori dei falegnami e dei calzolai. Nel 1958 i giovani ospitati erano 210; nello stesso anno fu inaugurato il nuovo padiglione Clotilde Cavazzini per meccanici e saldatori.

Nel 1961 fu inaugurata la nuova chiesa che sostituiva la precedente fatta erigere da mons. Biasutti e dedicata a «Gesù Carità», mentre nel 1963 fu avviata la Scuola Media Unificata. Nel 1964 fu inaugurato il Laboratorio elettromeccanici. Nel 1969 prese avvio il Centro Orientamento professionale.

Del 1977 è l’istituzione della parrocchia di San Giovanni Bosco, mentre nel 1983 iniziò l’attività dell’Oratorio, con la prima edizione dell’Estate Ragazzi. Importante il 1988, anno del centenario della morte di don Bosco, in cui venne organizzata la manifestazione «Città Giovani» con spettacoli, conferenze, ecc. e la partecipazione di Madre Teresa di Calcutta.

Nel 1995 prese avvio la «Casa Famiglia». Infine le ultime novità: nel 2001 l’apertura della Scuola elementare, nel 2007 dell’Istituto tecnico informatico.

martedì 22 aprile 2008

San Giorgio Di Nogaro e il porto sono coinvolti

22 aprile 2008

mariotti e san giorgio

alleati a genova nel superpolo navale

Genova. I marchi rimarranno separati, ma l’obiettivo sarà comune: fare di Genova il principale polo navalmeccanico del Mediterraneo. Dopo 80 anni di storia e di concorrenza (talvolta «molto aspra», come hanno ammesso ieri gli stessi protagonisti), Mariotti Spa (nella foto i cantieri) e San Giorgio del Porto Spa si uniscono e danno vita alla holding “Genova Industrie Navali”. Trecento dipendenti diretti e 1.200 occupati nell’indotto, il polo cantieristico che nascerà dalla partnership fra Mariotti (leader mondiale nella costruzione di navi da crociera superlusso) e San Giorgio (uno dei principali player internazionali nel settore delle riparazioni e trasformazioni navali) si estenderà a Genova su una superficie di circa 53.000 metri quadri, di cui 15.000 al coperto. A questi spazi si aggiungeranno altri 50.000 metri quadri e 200 metri di banchine realizzati a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, da Cimar costruzioni navali (società partecipata al 50% da Cimolai Spa e al 50% da Mariotti Spa).

L’operazione è stata presentata nella sede genovese di Confindustria. «Le trattative sono durate un anno - ha svelato Marco Bisagno, presidente di Mariotti e degli industriali genovesi - e non esiterei a definire l’accordo storico. Tanto per iniziare abbiamo deciso di mantenere i due marchi che, proprio quest’anno, compiono 80 anni. Per la holding, invece, la proprietà sarà unica». Attirare investimenti su Genova, fornire un servizio ancora più completo, incrementare l’occupazione: questi gli obiettivi. «Vogliamo essere ottimisti - ha detto Bisagno - perché c’è motivo di esserlo. San Giorgio è un player internazionale nel settore delle riparazioni navali, con importanti clienti in tutto il mondo, dall’America all’Africa. Mariotti, invece, costruisce navi da crociera di lusso e mega-yacht. Sono due aziende di medie dimensioni, con una storia importante e clienti di primissimo ordine».

L’operazione, ha sottolineato Bisagno, ha prima di tutto un significato politico. «È una risposta a chi, in questi anni, ha dipinto Genova come la città dei litigi. A Genova litighiamo quando c’è motivo per farlo: per il resto, siamo abituati alla concretezza». «Il bagaglio tecnico e di know-how che c’è in questa città non esiste da nessun’altra parte - ha aggiunto Bisagno - Basta chiederlo agli armatori. Da questo punto di vista, Genova Industrie Navali si presenta come una solida struttura da combattimento. Certo: il momento non è dei migliori, c’è una crisi mondiale che colpisce tutti. Ma siamo certi che Genova, per le costruzioni e riparazioni navali, può continuare a guardarsi intorno a testa alta». Anche se con un po’ di preoccupazione: «Continua a mancare la famosa sesta vasca, il bacino destinato ad accogliere le navi più grandi» ha spiegato Ferdinando Garrè, numero uno di San Giorgio . Un handicap che Bisagno ha definito «impressionante»: «Ne parliamo da dieci anni, ma dalle istituzioni non è mai arrivato un segnale positivo. Ora speriamo che Luigi Merlo, il cui programma è molto ambizioso, non ci deluda. Senza quell’opera, non potremo mai essere un porto leader». «Coinvolgere nuovi partner nell’iniziativa? Non escludiamo nulla, a patto che si tratti di aziende che condividano il nostro spirito e la nostra strategia».



Fonte: http://shippingonline.ilsecoloxix.it/

Benedizione delle Famiglie: don Livio sta già passando....


sabato 19 aprile 2008

Domenica 20 aprile 2008

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V DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
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Colore liturgico: Bianco

PRIMA LETTURA (At 6,1-7)
Scelsero sette uomini pieni di Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

SECONDA LETTURA (1Pt 2,4-9)
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso».
Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.
Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 14,6)
Alleluia, alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia.

VANGELO (Gv 14,1-12)
Io sono la via, la verità e la vita.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Chiediamo al Padre di inondarci con la sua grazia, perché possiamo essere degni del ritorno di Cristo, quando egli verrà e ci prenderà con sé, per portarci dove è lui.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché la Chiesa non ceda alle tentazioni del successo e del potere, ma abbia in Gesù, umile e servo, il suo unico Signore. Preghiamo.
2. Perché i diaconi permanenti, accolti nelle nostre comunità come ministri ordinati, si pongano con passione e impegno al servizio delle necessità della Chiesa. Preghiamo.
3. Perché i cristiani seguano Gesù, la via, fra le tentazioni del mondo, per giungere alla vita eterna e alla beatitudine celeste. Preghiamo.
4. Perché ciascuno di noi si senta pietra viva necessaria all’edificazione della Chiesa, realizzando la missione che Dio ci ha affidato. Preghiamo.
5. Perché nella nostra comunità si vivano l’amore gratuito, l’ascolto e l’aiuto reciproco, nella consapevolezza della presenza del Signore Gesù in mezzo a noi. Preghiamo.

6. Gesù, Ti sei donato perché tutti gli uomini fossero salvi: accogli nel tuo regno il nostro fratello defunto: Moro Silvano che questa settimana ci ha lasciato, per questo ti preghiamo.



Ascolta o Padre le nostre preghiere, perché seguendo la via tracciata da Gesù possiamo sempre meglio conoscere il tuo amore e abbracciare la tua volontà. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

martedì 15 aprile 2008

Morto l'ex azzurro Silvano Moro

Fonte: Rai sport


Nei '50 con Padova divenne uno dei piu' forti mediani italiani


14 aprile 2008


E' morto a 81 anni Silvano Moro, mediano del Padova dal 1955 al 1960, con 190 presenze in serie A e con presenze anche in azzurro. Friulano di San Giorgio di Nogaro, il giocatore debutto' con l'Udinese il 14 ottobre 1951 a Firenze. Nel luglio del '53 fu acquistato dal Milan, poi passo' al Lanerossi Vicenza (serie B). Nel 1955 Moro cedette alla 'corte' di Nereo Rocco, tecnico del Padova e fu la sua fortuna: divenne uno dei piu' forti mediani e fu anche convocato in azzurro dal ct Foni.

lunedì 14 aprile 2008

3 e 4 Maggio 2008


Forania di Porpetto:


Sabato 3 Maggio presso l'Auditorium “San Zorz”, Piazza Duomo, San Giorgio di Nogaro, ore 20.30 si terrà una conferenza sulla figura della Santa Gianna Beretta Molla(1922- 1962) che Papa Giovanni Paolo II° ha proclamato Beata il 24 Aprile 1994 e ha dichiarato Santa il 16 maggio 2004.

Animeranno la serata Don Livio Carlino, vicario foraneo, che curerà l'introduzione, Madre Virginia Beretta, sorella della Santa, che porterà la sua testimonianza diretta, Angelo e Loretta Venturelli che riferiranno sul tema "Il sorriso di Santa Gianna ci ha permesso di crescere".

Inoltre verrà proiettato il film "La scelta di amare"

Domenica 4 maggio presso la Pieve "San Vincenzo Martire" di Porpetto alle ore 10.00 verrà celebrata una santa Messa con l’intervento di Madre Virginia Beretta.

Santa

Gianna Beretta Molla

Nacque a Magenta (Milano) il 4 ottobre 1922, decima di tredici figli, da due santi genitori, che l’accompagnaro
sapientemente nella crescita umana e cristiana e la portarono a considerare la vita come un dono meraviglioso
di Dio. Studentessa all’Università di Milano e di Pavia, nel 1949 si laureò in medicina e chirurgia. Specializzatasi in
pediatria nel 1952, si donò al servizio dei malati, soprattutto dei bambini.
Sposatasi il 24.09.1955 con l’ing. Pietro Molla, desiderò avere bambini cui donarsi. Ebbe tre figli. Nei primi mesi di
una nuova gestazione, si manifestò in lei un male che non le avrebbe permesso di condurre a termine la gravidanza.
Pronta ad ogni sacrificio, si sottopose ad intervento chirurgico, decisa e implorante di salvare il bimbo, ripeteva: “Sono pronta a tutto, pur di salvare la mia creatura”.
Il 21 Aprile 1962 nacque la quarta bambina: Gianna Emanuela, e il 28 Aprile moriva l’eroica mamma accettando di morire per dire sì alla vita che portava in grembo. Nella sua agonia Gianna ripetè più volte: “Gesù ti amo”.
Sua Santità Giovanni Paolo II l’ha proclamata Beata il 24 Aprile 1994 e l’ha dichiarata Santa il 16 maggio 2004.
La sua festa votiva è il 28 Aprile.

La preghiera scelta dal Comitato organizzatore

promosso dalla Curia Arcivescovile di Milano per

festeggiare la canonizzazione di Gianna ne

focalizza ottimamente la vita, la testimonianza, il

messaggio e la santità.


Dio, che ci sei Padre,

ti diamo lode e ti benediciamo

perché in Santa Gianna Beretta Molla

ci hai donato e fatto conoscere

una donna testimone del Vangelo

come giovane, sposa, madre e medico.

Ti ringraziamo perché,

anche attraverso il dono della sua vita,

ci fai imparare ad accogliere ed onorare ogni

creatura umana.

Tu, Signore Gesù,

sei stato per lei riferimento privilegiato.

Ti ha saputo riconoscere

nella bellezza della natura.

Mentre si interrogava sulla sua scelta di vita,

andava alla ricerca di te e del modo migliore per

servirti.

Attraverso l’amore coniugale si è fatta segno

del tuo amore per la Chiesa e per l’umanità.

Come te, buon samaritano, si è fermata

accanto ad ogni persona malata, piccola e

debole.

Sul tuo esempio e per amore,

ha donato tutta se stessa, generando nuova

vita.

Spirito santo, fonte di ogni perfezione,

dona anche a noi sapienza, intelligenza e

coraggio perché,

sull’esempio di Santa Gianna e per sua

intercessione,

nella vita personale, familiare, professionale,

sappiamo metterci al servizio di ogni uomo e

donna

e crescere così nell’amore e nella santità.

Amen





domenica 13 aprile 2008

Commento alla parola domenicale: 13 aprile 2008

Premio Terzani a Fabrizio Gatti per il libro “Bilal”

Fonte UDINE 20

L’associazione Vicino Lontano ha assegnato il premio Tiziano Terzani 2008 a Fabrizio Gatti autore del libro Bilal. Inviato del settimanale L’Espresso, a cui è passato nel 2004 dopo aver a lungo scritto per il Corriere della Sera, deve la sua notorietà alle numerose inchieste condotte sotto copertura. La cerimonia di premiazione si terrà a Udine sabato 17 maggio 2008. Il Premio sarà consegnato al vincitore da Angela Terzani nel corso di una serata speciale, ricca di ospiti e testimonianze.

L’associazione Vicino Lontano ha assegnato il premio Tiziano Terzani 2008 a Fabrizio Gatti autore del libro Bilal. Inviato del settimanale L’Espresso, a cui è passato nel 2004 dopo aver a lungo scritto per il Corriere della Sera, deve la sua notorietà alle numerose inchieste condotte sotto copertura.La cerimonia di premiazione si terrà a Udine sabato 17 maggio 2008. Il Premio sarà consegnato al vincitore da Angela Terzani nel corso di una serata speciale, ricca di ospiti e testimonianze.La giuria del premio Tiziano Terzani ha scelto come vincitore per il 2008 Fabrizio Gatti, autore di Bilal. Nel suo libro si mescolano qualità professionali ormai dimenticate nel giornalismo e rare qualità umane. La fatica fisica con cui accompagna la carovana dolente e instancabile degli immigrati, attraverso i deserti e le frontiere dell’Africa, lo aiuta a conoscere concretamente le umiliazioni, gli inganni, i pericoli, che questi uomini e donne devono affrontare. Gatti racconta senza retorica, e senza soggezione davanti alla “verità” dei rapporti ufficiali. Adotta una nuova identità, prende il nome di Bilal, ma non è un artificio letterario. Il cronista clandestino si confonde con l’emigrante occasionale, si stacca progressivamente dalla cronaca immediata per avvicinarsi alla dimensione corale di una moderna migrazione forzata, di una “corsa” al lavoro, a una vita dignitosa, che coinvolge milioni di uomini provenienti da ogni angolo del pianeta. L’Occidente sembra incapace di vedere, e più ancora di capire con lucidità le ragioni di questa fuga di massa, dove i violenti mettono in ombra gli uomini onesti, normali. Ma i clandestini del terzo millennio – alla ricerca di un mitico passaggio a nord ovest - hanno trovato in Occidente un compagno di viaggio che li ascolta e li guarda con intelligenza e rispetto.

Presidente della Giuria - Angela Staude Terzani

Membri della Giuria - Giulio Anselmi, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Ettore Mo, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Paolo Rumiz

Bibal“Bilal – ha dichiarato Angela Terzani – è una sfida alla coscienza dell’Europa e dell’Occidente intero”. Per raccontare la sconvolgente odissea delle migliaia di “nuovi eroi” che inseguono il miraggio di una vita migliore, Gatti ha scelto di viverla in prima persona. Ne ha condiviso rischi e umiliazioni. Ha attraversato il deserto da Agadez, in Niger, fino alle coste del Mediterraneo su camion carichi di uomini, delle loro storie e dei loro destini. E’ divenuto, dall’interno, testimone di una vera e propria tratta, resa ancor più scandalosa dai cinici accordi tra i governi. “Per ogni euro investito nel mercato dei nuovi schiavi – denuncia l’autore - se ne guadagnano milletrecento.

venerdì 11 aprile 2008

Una giornata per i ministranti

Ministranti in festa a Udine versione testuale
Domenica appuntamento in Seminario per centinaia di chierichetti

UDINE (11 aprile, ore 16.15) La giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata domenica 13 aprile in tutte le parrocchie, a livello diocesano sarà caratterizzata dalla 24ª Festa dei ministranti.

Saranno diverse centinaia i «chierichetti» che si ritroveranno nel Seminario di Udine per una giornata di preghiera e riflessione all’insegna della gioia ed allegria. Un’occasione unica per ragazzi provenienti da ogni angolo del Friuli anche per conoscersi, scambiarsi esperienze, stringere nuove amicizie.

Il programma prevede l’apertura dei cancelli alla 8.30 e alle 9.30 l’accoglienza e il lancio del tema, «Corro per la via del tuo amore». Lo slogan dell’anno riprende quello della 45° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, e rievoca il versetto 32 del Salmo 118: «Corro per la via dei tuoi comandamenti perché hai dilatato il mio cuore». L’essere di corsa è legato a una meta da raggiungere, ad un traguardo da tagliare e la via dell’amore, verso Gesù Cristo, è l’unica in grado di dare un senso profondo a tutta la nostra vita.

Tutti i ministranti si trasferiranno, poi, processionalmente attraverso le vie della città, con le loro vesti, in Cattedrale per la S. Messa alle ore 12, presieduta dall’arcivescovo mons. Pietro Brollo.

Dopo il pranzo al sacco, il pomeriggio sarà interamente dedicato al divertimento con il grande gioco a partire dalle ore 14.30 e poi alle 16.30 un gran finale a sorpresa. Anche quest’anno verranno premiati i gruppi più numerosi e i cartelli di provenienza più belli.

«Sarà come sempre la festa della gioia», dice don Dino Bressan, rettore del Seminario. «Una gioia – sottolinea – fatta di mille volti che nelle proprie comunità donano una parte del proprio tempo per servire il Signore nelle liturgie».

Porto nogaro- Trieste

IN FUTURO POTREBBE OPERARE IN RETE ANCHE CON MONFALCONE
Nasce l'autostrada del mare Porto Nogaro-Trieste versione testuale
Stimati 75 mila camion in meno sulle strade della regione

PORTO NOGARO (10 aprile, ore 14.45) - La prima nave da 19 mila tonnellate di bramme – semilavorati ferrosi destinati al laminatoio Palini e Bertoli, a San Giorgio di Nogaro –, è arrivata oggi all’Adriaterminal a Trieste e, nel giro di una settimana, l’intero carico sarà consegnato al committente, a Porto Nogaro, tramite una nave-chiatta da 3mila tonnellate e una nave da circa 750 tonnellate. Risultato: circa 1360 camion in meno sulla strada («in e out», pari a un totale di 64 mila chilometri di percorrenza).

Si tratta del progetto di cabotaggio tra i porti di Trieste e di Porto Nogaro per il trasporto delle bramme ai laminatoi della zona industriale Aussa Corno avviato in questi giorni dall’agenzia marittima Tradax, di San Giorgio, specializzata nei servizi intermodali di logistica, in particolare in nuovi servizi di collegamento marittimo per il trasporto combinato di merci a corto raggio. Obiettivo: ridurre la congestione stradale, migliorare le prestazioni ambientali del sistema di trasporto, potenziare l’intermodalità contribuendo a una logistica più efficace e sostenibile.

«Nasce così una nuova filiera logistica via mare, alternativa al trasporto via terra – afferma Alessandro Paoluzzi, amministratore delegato Tradax –. Inizialmente il collegamento è tra Trieste e Porto Nogaro, ma è nostro obiettivo coinvolgere al più presto anche il porto di Monfalcone e integrare l’operatività dei tre porti della regione dando così vita a un polo logistico di smistamento bramme che in futuro potrebbe essere interessato anche ad estendere il servizio ad altre commodities o tipologie di materie prime e semilavorati. È questa la strada da percorrere per riqualificare e diversificare l’offerta logistica del Friuli-Venezia Giulia e diventare una rete portuale di riferimento per il Nordest».

Nel questo progetto sono coinvolti tutti gli operatori della filiera, sia istituzionali – l’Autorità portuale di Trieste, la Regione, il Consorzio Aussa Corno – che del mondo economico locale, in primis gli impianti di laminazione, poi la F.lli Midolini Spa che ha preso in concessione l’Adriaterminal lato Nord nel Porto di Trieste (la banchina di cui Porto Nogaro non dispone, con un pescaggio di 12 metri) e l’Impresa portuale Porto Nogaro che opera nella movimentazione merci.

Si stima che i tre laminatoi di San Giorgio di Nogaro – Palini e Bertoli (gruppo Evraz), Marcegaglia, Trametal (gruppo Metinvest) – lavorino 1,2 milioni di tonnellate di bramme l’anno in arrivo dal Porto di Monfalcone, per il 70% circa su gomma e il restante via ferrovia. Si tratta di circa 65 mila camion all’anno (in e out) che fanno la spola tra Monfalcone e la zona industriale Aussa Corno. Inoltre una buona quota parte della lamiera prodotta dai laminatoi esce dagli impianti via camion e si calcola che almeno 120 mila tonnellate del semilavorato, pari ad altri 10 mila camion annui, ritornino a Monfalcone per essere imbarcate.

Per ogni euro investito in attività di cabotaggio l’Unione europea stima 6 euro di ritorno dell’investimento in termini ambientali e sociali. Nel caso specifico – spiegano dalla Tradax –, esiste la concreta possibilità di ridurre gli impatti ambientali e sociali di 75 mila veicoli pesanti in circolazione sulle strade della regione. Oltre ai risvolti occupazionali stimati in 40-50 posti di lavoro, è un punto di forza del progetto anche la garanzia della continuità degli approvvigionamenti per attività a ciclo continuo come quelle degli impianti di laminazione, che potrebbero incrementare la produzione a fronte di una crescente domanda mondiale di semilavorati ferrosi.

Secondo Tradax, la nuova rete logistica soddisferà anche gli incrementi produttivi previsti da Marcegaglia con l’ampliamento dello stabilimento di San Giorgio di Nogaro. Inoltre, i laminatoi potranno usufruire dei vantaggi fiscali e finanziari legati al regime di punto franco, in particolare della dilazione a tasso agevolato, fino a un massimo di sei mesi, per il versamento dell’Iva e delle imposte erariali.

PM10

NEL 2008 GIA' SUPERATI 28 VOLTE I LIMITI DI PM10
Torviscosa, peggiora la qualità dell'aria versione testuale
Wwf del Fvg: impensabile aggiungere nuovi impianti inquinanti

UDINE (10 aprile, ore 16.30) - Appare impensabile ed irresponsabile l’idea di aggiungere nuovi impianti industriali inquinanti a Torviscosa. Lo afferma il Wwf del Friuli-Venezia Giulia, che ha esaminato I DATI rilevati dalle centraline dell’Arpa.
La legge fissa, per il principale degli inquinanti atmosferici, cioè le polveri sottili Pm10 (si tratta di particelle con diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro), un limite di 50 microgrammi per metro cubo d’aria per la media giornaliera. Per la media annuale, invece, il limite è pari a 40 microgrammi per metro cubo (scenderà a 20 microgrammi dal 1° gennaio 2010).
Il limite giornaliero può essere superato per non più di 35 giornate nell’arco di un anno solare. Se si superano le 35 giornate, le autorità competenti devono intervenire con un «piano di risanamento della qualità dell’aria», per riportare la situazione sotto controllo.
È proprio l’esame dei dati relativi ai superamenti del limite giornaliero ad allarmare il Wwf. Nei soli primi tre mesi del 2008, infatti, i 50 microgrammi per metro cubo sono stati superati già 28 volte. Nei primi tre mesi del 2007 i superamenti del limite giornaliero erano stati invece 21, e 8 nello stesso periodo del 2006.
Anche i valori delle medie di lungo periodo non sono tranquillizzanti: nel primo trimestre 2008 la media delle Pm10 a Torviscosa è stata pari a 41 microgrammi per metro cubo (40 nello stesso periodo del 2007 e 30 nei primi tre mesi del 2006). Non si tratta ovviamente – ancora – di medie annuali, ma la tendenza appare abbastanza chiara, anche se va tenuto conto dei fattori meteoclimatici, che influiscono molto sui valori medi stagionali.
«I dati dell’Arpa – commenta il Wwf – confermano non soltanto la criticità della situazione relativa alla qualità dell’aria a Torviscosa, ma denunciano anche un’allarmante tendenza al progressivo peggioramento». Le fonti di inquinamento sono rappresentate, com’è noto, dalle emissioni degli impianti industriali, da quelle degli impianti di riscaldamento e da quelle dei mezzi di trasporto, in misura variabile a seconda delle stagioni e del contesto urbanistico e produttivo. «In un piccolo centro come Torviscosa – continua il Wwf – è verosimile che il ruolo determinante spetti all’industria ed a tale proposito è opportuno rilevare come non si siano manifestati i benefici per la qualità dell’aria, promessi dopo la chiusura della vecchia centrale termoelettrica a carbone (da 60 Mw di potenza) dello stabilimento chimico Caffaro, alla quale è subentrata la nuova centrale a ciclo combinato a metano della Edison (800 Mw di potenza)».
È anche verosimile, secondo il Wwf, che la situazione di Torviscosa si riproduca analoga anche in altri centri della Bassa Friulana, come S. Giorgio di Nogaro, dove esiste una vasta zona industriale e dove però la centralina dell’Arpa non misura il parametro più significativo, cioè appunto le polveri sottili Pm10. La pericolosità di questo inquinante risiede nel fatto che nell’insieme delle polveri sottili sono comprese anche quelle «ultrafini» (Pm 2,5, Pm1 e Pm0,1), le quali – in virtù delle ridottissime dimensioni – penetrano all’interno degli alveoli polmonari, depositandovi sostanze estremamente pericolose e cancerogene, quali idrocarburi aromatici policiclici, diossine, ecc. È stata infatti ampiamente dimostrata una correlazione tra elevati livelli di polveri sottili nell’aria ed il numero dei ricoveri per patologie respiratorie, ma anche per problemi cardiovascolari.
«In un simile contesto – conclude il WWF – appare inammissibile l’insediamento, accanto agli impianti industriali esistenti, di nuove industrie inquinanti, come il cementificio del gruppo Grigolin a Torviscosa e la vetreria Sangalli a S. Giorgio. Si tratterebbe infatti di autentici attentati alla salute pubblica». A proposito della vetreria, il Wwf ha presentato di recente ricorso al Tar contro il provvedimento di Via (Valutazione di impatto ambientale) regionale che ne ammette la costruzione.
Fonte: WEB ARCIDIOCESI

Domenica 13 aprile 2008


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IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
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Colore liturgico: Bianco

PRIMA LETTURA (At 2,14.36-41)
Dio lo ha costituito Signore e Cristo.

Dagli Atti degli Apostoli

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (1Pt 2,20b-25)
Siete tornati al pastore delle vostre anime.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché
anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.

Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.
Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 10,14)
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.

VANGELO (Gv 10,1-10)
Io sono la porta delle pecore.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Preghiamo il Signore perché ci doni la grazia di seguire Gesù, buon pastore, lungo le strade che egli ci indica con la sua parola e il suo esempio.
Preghiamo dicendo: Gesù, Buon Pastore, ascoltaci!
1. Perché il Papa Benedetto XVI, i Vescovi e i sacerdoti, pastori del popolo di Dio, ci conducano sulle vie indicate da Cristo, dando testimonianza di fedeltà al Signore. Preghiamo.
2. Perché coloro che guidano le nazioni si spendano per la pace e la giustizia, vivendo con onestà e passione la ricerca del bene comune. Preghiamo.
3. Perché i cristiani sappiano resistere alle tentazioni degli idoli e confessino Gesù Cristo come unico Signore della loro vita. Preghiamo.
4. Nella Giornata di Preghiera per le Vocazioni invochiamo il Signore perché tutti i battezzati riconoscano che solo l’amore può dare la forza per camminare sulle strade del mondo annunciando il Vangelo. Preghiamo 5. Perché la nostra comunità sia un luogo dove la voce di Gesù viene ascoltata, amata e seguita. Preghiamo.
6.
Gesù, Ti sei donato perché tutti gli uomini fossero salvi: accogli nel tuo regno il nostro fratello defunto: Miolo Giovanni che questa settimana ci ha lasciato, per questo ti preghiamo.

O Padre, ascolta le nostre preghiere e rendici attenti alla chiamata del tuo Figlio, perché seguendo la sua voce possiamo trovare la comunione con te. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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