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mercoledì 16 luglio 2008

La croce della GMG

La vera storia della Croce dei giovani

Nel racconto del Cardinale Paul Josef Cordes

ROMA, martedì, 15 luglio 2008 (ZENIT.org).- Tutti i partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù hanno visto la Croce dei giovani, arrivata questo lunedì alla baia di Sydney, tuttavia pochi conoscono le peripezie delle sue origini.

A rivelarle per la prima volta è stato il Cardinale Paul Josef Cordes, oggi Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", che nella prima GMG del 1984, era Vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici.

Il porporato ha raccontato questa storia legata alla GMG in occasione della celebrazione a Roma dei 25 anni del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, il 15 marzo scorso.


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Le giornate della gioventù sono diventate una catena che congiunge paesi e continenti. Questo si è reso palese anche in Colonia allorché il Paese è stato invaso dal grande stuolo internazionale di giovani globals pacifici, entusiasmati per la prima volta da un Papa tedesco. La forza comunionale della fede s'incarna in modo particolarmente tangibile tutte le volte che nella giornata conclusiva avviene la consegna della Croce dell'Anno Santo. Data l'importanza di tale Croce, vorrei concludere col dire quel che so della sua storia; perché questa storia inizia pure nel Centro San Lorenzo.

Agli inizi dell'Anno Santo straordinario 1983/84 il nostro Santo Padre si accorse che nella basilica di San Pietro mancava una croce alta che attirasse gli occhi di chi vi pregava. Fece quindi collocare sulla Confessione una croce lignea di due metri buoni. Quando attraversò per l'ultima volta la Porta Santa, consegnò questa croce ai giovani del Centro San Lorenzo e, come se parlasse in privato, disse ai cinque che la ricevevano: "A conclusione dell'Anno Santo affido a voi il segno di questo anno giubilare: la Croce di Cristo. Portatela nel mondo come segno dell'amore di Gesù per l'umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo, il Signore morto e risorto, è salvezza e redenzione".

I giovani del Centro san Lorenzo erano già stati conquistati quando mi raccontarono questo. Erano intenzionati a portare davvero la Croce nel mondo. Pensai di ridimensionare i loro fervidi entusiasmi dicendo che ognuno porta la sua croce nel mondo. Ma essi intendevano prendere proprio alla lettera la consegna del Papa. Finii per cedere alla loro insistenza. Ma a chi interessava una croce di legno, anche se era stata innalzata in San Pietro in Vaticano, anche se potevamo rifarci al desiderio del Papa? Dovemmo quindi conferire un posto specifico alla Croce con un atto di culto. Ed eccoci allora in piccola comitiva a pregare e cantare per le vie di Roma, diretti verso i centri dei vari movimenti spirituali: Comunione e liberazione, i carismatici, la parrocchia dei Martiri Canadesi per il Cammino neocatecumenale. Alla fine delle processioni, catechesi, liturgia e solenne adorazione della Croce, spesso nello stile della comunità monastica di Taizé.

Poco dopo – luglio 1984 – ebbe luogo a Monaco il Katholikentag. Con una copertura di metallo rendemmo trasportabile la nostra croce e volammo in Baviera. Il vescovo ausiliare Mons. Tewes, poi defunto, era il responsabile della liturgia. Lo pregammo di far erigere per la celebrazione conclusiva nell'Olympiastadion una grande e semplice croce di legno che fosse visibile a tutti. Ma faceva fatica a capire la nostra richiesta: portare da Roma una croce di legno! A Monaco scarseggiavano forse croci abbastanza belle? Insistemmo: si trattava della Croce dell'Anno Santo, e il Papa ci aveva esortati a portarla nel mondo come segno della salvezza che viene da Cristo. Monsignor Tewes temporeggiò ancora. Allora ci rimettemmo di nuovo per le strade, stavolta della capitale bavarese, armati di un megafono, pregando e cantando. Grande fu poi la nostra gioia allorché il Vescovo accondiscese al nostro desiderio e la Croce ebbe il suo posto d'onore durante la cerimonia conclusiva.

Nel successivo incontro col Santo Padre potei riferirgli: "I giovani del Centro San Lorenzo hanno adempiuto l'incarico ricevuto di portare la Croce dell'Anno Santo per il mondo". Per tutta risposta il Papa dice: "Ma allora portatela anche al cardinal Tomaček a Praga". Non era per niente semplice farlo, e per ragioni politiche. La Cecoslovacchia era uno dei paesi più fortemente asserviti al comunismo. La Chiesa non vi aveva libertà né spazio vitale. E il grande oppositore del regime, il Cardinale di Praga, era perfettamente isolato e controllato a vista. Solo con qualche stratagemma ci sarebbe riuscito di portar la Croce fino all'eroe della resistenza anticomunista, allora già ottantaseienne, e consolarlo nei suoi arresti domiciliari.

I giovani architettarono il piano: ottenere il visto per un gruppo di studenti dell'università di Tubinga in viaggio di studio alla volta di Praga. Le autorità comuniste concessero il visto d'entrata, ed essi riuscirono a camuffarsi da squadra di operai edili, ad entrare nell'abitazione del Cardinale e trasportarvi di nascosto la Croce. Il Cardinale era commosso fino alle lacrime e benedisse quei giovani temerari che a loro gran rischio e pericolo gli avevano manifestato l'affetto del Papa. Furono scattate delle foto, che in seguito, pubblicate su uno dei maggiori giornali tedeschi, suscitarono grande sensazione.

Da allora ad oggi la Croce dell'Anno Santo ha fatto, per così dire, carriera. Ora la si chiama non più "Croce dell'Anno Santo", bensì "Croce della Giornata della Gioventù". Il desiderio di averla è tale che se ne sono dovuti approntare dei duplicati, perché davanti ad essa nel mondo intero ci si possa ricordare dell'amore di Gesù. Davanti ad essa hanno pregato giovani di tutti i continenti, e, grazie a tali preghiere, qualcuno ha riscoperto il nesso fra i propri peccati e la passione del Signore e dopo anni e anni, ha ritrovato la via del confessionale. Davvero la Croce è stata un segno efficace di salvezza!

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