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domenica 8 marzo 2009

Commento alla parola 8 marzo 2009


UN PADRE SACRIFICA IL FIGLIO


«Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!»: sono le parole - accompagnate dai segni di una manifestazione gloriosa (il cambiamento d'aspetto, lo splendore delle vesti, la nube della Presenza divina) - con cui il Padre conferma in Gesù la rivelazione fatta al battesimo. Lo splendore della trasfigurazione lascia trasparire, dietro le umili sembianze della condizione umana, l'identità più profonda di Gesù e quello che egli sarà in modo definitivo quando il Padre lo assumerà nella gloria. Tuttavia dietro l'appellativo «prediletto» si nasconde il misterioso dramma del sacrificio e della croce. Il Figlio unico, la realtà più cara del Padre, l'unico oggetto del suo amore, non è garantito contro la sofferenza; deve anzi accoglierla perché si manifesti la sua risposta filiale e si realizzi il progetto di salvezza per tutti gli uomini.

La gloria finale, dunque, ha questa inquietante premessa; l'amore del Padre comporta questo terribile risvolto. Incomprensibile per gli apostoli che rifiutano la prospettiva dello scacco e del fallimento (sarebbe il naufragio delle loro speranze ed attese orientate al rinnovamento della situazione religioso-politica); come ugualmente incomprensibile appare per Abramo la richiesta divina di offrire in sacrificio il figlio unico, Isacco, il figlio della promessa. Abramo ha dovuto separarsi da tutto il suo passato, ma ora si tratta di rinunciare totalmente all'avvenire! È dunque questo il volto di Dio? È questo il senso della sua paternità?

La fede al vaglio

Molte volte la vita ci ha impietosamente messi di fronte a interrogativi angosciosi. La morte di persone care, il sacrificio di tanti innocenti, vittime di imprevedibili catastrofi naturali o di violenza fratricida, la soppressione di chi parla in difesa della giustizia e della verità... strappano al cuore umano l'inquietante domanda Perché? Dio, dove sei? Il non credente risponde ricorrendo alla «fatalità» o al «tragico destino» nei casi in cui non sia in gioco la malvagità o la prepotenza omicida dell'uomo. Il credente di fronte al mistero del dolore e del male prova un comprensibile smarrimento perché molte delle sue domande non trovano risposte o spiegazioni razionali. In certi casi sembra che tutto crolli, che Dio sia lontano e assente dalle vicende umane, che ciò che viene domandato sia sproporzionato alla capacità di sopportazione umana.

«...pellegrini sulla terra»

Nella liturgia di oggi, il Signore ci offre la sua risposta, senza togliere nulla alla problematicità dell'esistenza umana. La sapienza popolare afferma genericamente che «nel buio della vita c'è un momento di luce per tutti». A questa speranza però, la fede aggiunge qualcosa di più profondo. Il credente sa che un Amore misterioso dirige la storia, anche quando gli eventi sembrano parlare in senso contrario. I nostri occhi miopi purtroppo, non hanno la lucidità necessaria per vedere il disegno divino nella sua interezza. Esso ci supera e solo la fede sa intravederlo. Nella luce sfolgorante della trasfigurazione Dio da una risposta rassicurante a Cristo e ai suoi discepoli: la croce è solo una fase del progetto che sfocia nella gloria. Lo stesso Abramo, pur lacerato da una sofferenza disumana, alla fine ritrova il Dio della Vita e della promessa che stringe con lui un'alleanza nuova e lo apre a un futuro di benedizione. Per questo egli non è solo modello dei credenti, ma anche loro padre: nella prova ha fermamente creduto che Dio si interessa alla sorte dei suoi fedeli e che la loro vita gli è estremamente cara.

Ha dato il suo Figlio per noi

Cristo, come vero Servo del Signore, adempie in piena consapevolezza l'atteggiamento obbediente di Abramo e la figura sacrificale di Isacco. E in lui il Padre ha rivelato il suo volto, la dimensione di quella che Paolo definisce la «follia» di Dio (cf 1 Cor 1,18-22). Per noi egli non ha risparmiato il Figlio unico, il Prediletto, ma lo ha consegnato alla morte come segno di amore supremo. Questo evento diventa per noi fonte di ogni dono. Perciò i cristiani sono autorizzati a eclissare ogni timore e a fondare saldamente la loro speranza perché nessun nemico è abbastanza potente da prevalere contro l'amore di Dio per loro. Né morte, né dolore, né angoscia, né tenebra possono avere la parola definitiva, tanto che Paolo può esclamare con giustificata fierezza: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?». Misteriosamente, ma con ragione, «noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno». Nell'immagine del Cristo trasfigurato la Chiesa intravede la direzione del proprio cammino e riceve la sua «confermazione» per affrontare con fiducia il difficile impatto con la croce.

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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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