La Pentecoste cristiana celebra il dono dello Spirito, “che è Signore e dà la vita”. Inizialmente, la festa ebraica di Pentecoste - sette settimane, ossia 50 giorni dopo la Pasqua- era la festa della mietitura del frumento. Ad essa si unì, più tardi, il ricordo della promulgazione della Legge sul Sinai. Da festa agricola, la Pentecoste è divenuta progressivamente una festa storica: un memoriale delle grandi alleanze di Dio con il suo popolo. È da sottolineare la nuova prospettiva riguardo alla Legge e al modo di intendere e vivere l’alleanza. La Legge era un dono del quale Israele andava orgoglioso, ma era una tappa transitoria, insufficiente.
Era necessario progredire in un cammino di interiorizzazione della Legge, cammino che raggiunge il culmine nel dono dello Spirito Santo, che ci è dato, come nuova fonte normativa, come vero e definitivo principio di vita nuova. Intorno alla Legge, Israele si costruì come popolo. Nella nuova famiglia di Dio, la coesione non viene più da un comando esterno, per quanto eccellente sia, ma dal di dentro, dal cuore, in forza dell’amore che lo Spirito ci dà “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”. Grazie a Lui “siamo figli di Dio” e gridiamo: “Abbà, Padre!”. Siamo il popolo della nuova alleanza, chiamato a vivere una vita nuova, in forza dello Spirito che fa di noi la famiglia di Dio, con dignità di figli ed eredi.
A tale dignità deve corrispondere uno stile di vita coerente. Paolo nella seconda lettura di questa festa, descrive con parole concrete due stili di vita differenti e opposti, a seconda della scelta di ciascuno: le opere della carne o i frutti dello Spirito. Per quelli che sono di Cristo Gesù e vivono dello Spirito, il programma è uno solo: “camminiamo secondo lo Spirito”.
Lo Spirito fa camminare le persone e i gruppi umani e cristiani, rinnovandoli e trasformandoli dal di dentro. Lo Spirito apre i cuori, li purifica, li sana, li riconcilia, fa superare le frontiere, porta alla comunione. È Spirito di unità (di fede e di amore) nella pluralità di carismi e di culture, come si vede nell’evento di Pentecoste, raccontataci dagli Atti degli Apostoli, nel quale si coniugano bene insieme l’unità e la pluralità, ambedue doni dello stesso Spirito. Popoli diversi intendono un unico linguaggio comune a tutti. S. Paolo attribuisce allo Spirito la capacità di rendere la Chiesa una e molteplice nella pluralità di carismi, ministeri e operazioni. La Chiesa ha sempre davanti a sé la sfida di essere cattolica e missionaria; di passare da Babele a Pentecoste.
Lo Spirito Santo è certamente il frutto più bello della Pasqua nella morte e risurrezione di Gesù: Egli Lo alita sui discepoli. È lo Spirito del perdono dei peccati e lo Spirito della missione universale. Anzi è il protagonista della missione, affidata da Gesù agli apostoli e ai loro successori. Lo Spirito è sempre all’opera: nell’azione missionaria semplice e nascosta di ogni giorno, come pure nei momenti più solenni, al fine di “rinnovare l’evento della Pentecoste nelle Chiese particolari”, in vista di un più fermo impegno nella nuova evangelizzazione e nella missione.
Per tale missione lo Spirito ci viene dato come guida “alla verità tutta intera” e come Consolatore. Strettamente legata all’opera creativa e purificatrice dello Spirito, c’è anche la Sua capacità di sanare e guarire. L’azione risanatrice raggiunge a volte anche il corpo, ma molto più spesso tocca lo spirito umano, sanandone le ferite interiori ed effondendo il balsamo della riconciliazione e della pace.
Lo Spirito Santo dona di comprendere. Supera la rottura iniziata a Babele - la confusione dei cuori, che ci mette gli uni contro gli altri - e apre le frontiere. Il popolo di Dio che aveva trovato al Sinai la sua prima configurazione, viene ora ampliato fino a non conoscere più alcuna frontiera. Il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, è un popolo che proviene da tutti i popoli. La Chiesa fin dall’inizio è cattolica, questa è la sua essenza più profonda... Vento e fuoco dello Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste. (Benedetto XVI°)
Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in noi quello stesso fuoco
che ardeva nel cuore di Gesù, mentre egli parlava del regno di Dio.
Fa’ che questo fuoco si comunichi a noi,
così come si comunicò ai discepoli di Emmaus.
Tu solo, Spirito Santo, puoi accenderlo e
a te rivolgiamo la nostra debolezza,
la nostra povertà, il nostro cuore spento,
perché tu lo riaccenda del calore della santità della vita.
Donaci, Spirito santo, di comprendere
il mistero della vita di Gesù.
Te lo chiediamo per intercessione di Maria, madre di Gesù,
che conosce Gesù con la perfezione e la pienezza della madre e con la perfezione e la pienezza di colei che é piena di grazia. (Card. Carlo Maria Martini)
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