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giovedì 10 dicembre 2020

Agenzia Fides 10 diember 2020

 

EUROPA/SVIZZERA - "La vita continua e i Cantori della Stella l'accompagnano con amore": videomessaggio di Mons. Alain de Raemy
 
Friburgo (Agenzia Fides) - Il Vescovo ausiliare di Friburgo, Mons. Alain de Raemy, incaricato della pastorale giovanile nella Conferenza episcopale svizzera, ha inviato un videomessaggio ai Cantori della Stella, per incoraggiare i bambini e i loro animatori a intraprendere la loro consueta azione missionaria di questo periodo di Natale nonostante la pandemia. Nel videomessaggio in tedesco, francese e italiano, il Vescovo esorta a seguire le misure di distanziamento sociale e sottolinea l'importanza dell'azione dei Cantori della Stella per i progetti sostenuti.
"La vita continua e voi Cantori della Stella accompagnate questa vita con amore” esorta Mons. Alain de Raemy invitando a trovare nuovi modi per svolgere la loro missione quest’anno e per benedire le persone colpite dalla pandemia. “La stella di Betlemme è l'espressione di questo amore e voi continuate a cantare sotto questa stella” afferma il Vescovo, che rileva anche il difficile contesto in cui si trovano i bambini che beneficiano dei progetti sostenuti dai Cantori della Stella e l'importanza di "continuare la loro missione".
La preoccupazione di adattare l'azione dei Cantori al contesto pandemico è stata portata avanti da diversi mesi dalla responsabile dell’Infanzia Missionaria, Nadia Brügger: "Gli animatori dei gruppi hanno avuto scambi via Zoom per fare proposte compatibili con la situazione. Abbiamo pubblicato una guida per promuovere l'azione dei Cantori durante il coronavirus, nonché un piano B se il porta a porta non si possa svolgere. Infine un tour virtuale dei Cantori della Stella permette di visitare le persone via internet".
"L'azione dei Cantori della Stella porta gioia e speranza, è particolarmente importante quest'anno - sottolinea Nadia Brügger nella nota inviata a Fides -. I bambini dei progetti sostenuti hanno bisogno dei Cantori della Stella più che mai". Infatti i Cantori non solo portano la benedizione di Dio nelle case della loro località nel tempo di Natale, ma raccolgono anche donazioni a favore dei progetti di aiuto ai bambini sostenuti dall’Infanzia Missionaria. (SL) (Agenzia Fides 10/12/2020)
LINK
Il videomessaggio di Mons. Alain de Raemy ai Cantori della Stella -> https://youtu.be/E_FEeTfUKtQ
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AFRICA/ETIOPIA - Almeno 25 missionari Salesiani intrappolati nella guerra nel Tigrai
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) - Venticinque missionari salesiani sono bloccati senza comunicazioni nella regione del Tigrai - nel nord dell'Etiopia, al centro dello scontro tra i militari regolari e le milizie del Fronte di liberazione popolare del Tigrai (TPLF). "La situazione è molto tesa, da un momento all'altro può succedere di tutto e non abbiamo informazioni perché tutto è tagliato, sia internet che il telefono", afferma all'Agenzia Fides un Salesiano da Addis Abeba. Il missionario aggiunge che i Salesiani hanno quattro comunità nel Tigrai e che "l'ultimo collegamento con una di queste è stato dieci giorni fa - con le altre non è stato possibile - e ci hanno detto che i beni essenziali cominciavano a scarseggiare, come elettricità, benzina e cibo".
Uno dei missionari di cui non si hanno notizie è lo spagnolo Alfredo Roca, di Barcellona, che ha 87 anni. “È qui da tanti anni, è arrivato negli anni '80. Era già stato durante la guerra contro il governo comunista di Mengistu e nel conflitto contro l'Eritrea, e purtroppo ha molta esperienza in queste situazioni” racconta il missionario con cui ha parlato COPE.
I 25 Salesiani svolgono attività di evangelizzazione ed educazione in quattro comunità a Adrigrat, Adwa, Mekelle e Shire - nella regione del Tigrai -, con scuole, istituti tecnici e centri giovanili dove offrono attività per gli adolescenti più indigenti. Offrono servizio a più di 5.000 bambini e giovani e a migliaia di famiglie. (L.M.) (Agenzia Fides 10/12/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Un fondo di riserva per la Caritas per sostenere le persone vulnerabili
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Come da tradizione in Costa d'Avorio, ogni anno, la terza domenica di Avvento, la Chiesa locale dedica un'attenzione particolare al suo ramo sociale, la Caritas, attraverso la Giornata Nazionale della Caritas, il cui tema quest'anno è "Spinti dalla carità di Cristo, apriamo il nostro cuore alla miseria dei nostri fratelli e le nostre mani alla condivisione". Quest'anno è la diocesi di San Pedro, nel sud-est del Paese, che è stata scelta per ospitare le celebrazioni ufficiali, domenica 13 dicembre.
In preparazione alla giornata, la Direzione nazionale della Caritas ha deciso di precederla con una settimana di attività, la cui apertura è avvenuta domenica 6 dicembre presso la parrocchia di Saint Pierre d'Anoumabo comune di Marcory nell'arcidiocesi. da Abidjan. L'obiettivo è consentire all'intera comunità dei donatori di prepararsi al meglio.
In apertura della Settimana nazionale della Caritas, P. Jean Pierre Tiémélé, Segretario Esecutivo Nazionale della Caritas Costa d'Avorio ha fornito importanti informazioni contenute nel messaggio consegnato in questa occasione da Sua Ecc. Mons. Bruno Yedo Essoh Vescovo di Bondoukou e Presidente della Commissione episcopale per lo sviluppo umano integrale. Si tratta di istituire un Fondo di riserva della Caritas, per venire incontro alla volontà dei Vescovi ivoriani che desiderano rispondere in modo efficace alle esigenze dei più svantaggiati in ogni circostanza, in particolare durante le grandi crisi.
Ma, “una delle loro strutture, specializzata nella pastorale sociale, la Caritas, non ha risorse stabili e solide”, si legge nel messaggio di Mons. Bruno, da cui l'appello dei Vescovi a sostenere questo progetto di comunione della Chiesa cattolica” Il Fondo di Riserva della Caritas dovrebbe consentire di avviare attività generatrici di reddito per sostenere le persone vulnerabili sia a livello diocesano che a livello nazionale. La Settimana Nazionale della Caritas, il cui epicentro è domenica 13 dicembre, Giornata Nazionale della Caritas, è ricca di numerose attività tra cui incontri e visite ai malati attraverso la Caritas diocesana e parrocchiale. (S.S.) (Agenzia Fides 10/12/2020)
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AFRICA/ZIMBABWE - L'Esortazione apostolica Christus Vivit per i giovani dell’Africa australe
 
Harare (Agenzia Fides) – Come far conoscere e fare propria l'Esortazione Apostolica Christus Vivit ai giovani dell’Africa australe? È quello che si sono chiesti cappellani e leader giovanili della Regione IMBISA (Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa) che hanno tenuto una riunione virtuale per discutere l'accoglienza e l'attuazione dell'Esortazione Christus Vivit nei loro paesi.
I partecipanti hanno condiviso le varie iniziative in corso nei rispettivi paesi per promuovere il documento papale. Rispondendo alla chiamata di Papa Francesco a "discernere i percorsi in cui gli altri vedono muri, a riconoscere il potenziale dove gli altri vedono solo pericoli", i partecipanti hanno condiviso le varie piattaforme che sono state utilizzate per "mantenere viva" la pastorale giovanile durante la pandemia Covid-19 attraverso l'uso di piattaforme di social media come YouTube, Facebook, Whatsapp e Twitter.
I partecipanti alle celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù di Panama 2019 si sono lamentati della mancanza di condivisione nel pellegrinaggio, a causa della barriera linguistica: l'evento era principalmente in spagnolo e non includeva altre lingue, mentre la maggior parte dei volontari non parlava inglese, per cui alcuni iscritti hanno svolto attività diverse rispetto a quelle previste per il pellegrinaggio. Altri problemi segnalati sono stati i costi troppo alti rispetto all'Europa, la scarsità dei collegamenti aerei che hanno costretto i pellegrini a prendere diversi voli di collegamento che hanno comportato ritardi e altri disagi.
Nonostante queste sfide, ai giovani “piace fare viaggi, scoprire nuovi luoghi e persone, fare nuove esperienze” (Papa Francesco). Per questo motivo i giovani della regione IMBISA sono incoraggiati a partecipare al prossimo pellegrinaggio intercontinentale in Portogallo 2023, ponendo l'accento sulla corretta pianificazione, valutazione e preparazione spirituale per i potenziali partecipanti.
Sottolineando che la solidarietà e la cooperazione regionale sono vitali, i partecipanti hanno discusso e concordato sulla necessità di creare piattaforme di condivisione delle informazioni per i giovani della regione; intensificare i rapporti di lavoro a livello diocesano, congressuale e regionale; creare un gruppo di lavoro IMBISA per i giovani.
È stato deciso di creare un cammino per i giovani IMBISA basato sulla Christus Vivit per giugno 2021, organizzato e facilitato dal Segretariato IMBISA. Tra i partecipanti erano presenti cappellani della gioventù e dirigenti giovanili di Eswatini, Lesotho, Sao Tomé, Sudafrica e Zimbabwe. Aderiscono all’IMBISA le Conferenze Episcopali di Angola, Botswana, Eswatini, Lesotho, Mozambico, Namibia, São Tomé e Príncipe, Sudafrica e Zimbabwe. (L.M.) (Agenzia Fides 10/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Nella Giornata dei diritti umani, il presidente Widodo solleva il nodo della libertà di culto
 
Jakarta (Agenzia Fies) - Ci sono ancora molti problemi legati ai diritti umani in Indonesia, uno di questi è la questione della libertà di culto. Tutte le forze sociali della nazione hanno il compito di affrontare in modo congiunto la questione: è quanto ha affermato il Presidente indonesiano Joko Widodo in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, che si celebra oggi, 10 dicembre. Come appreso dall'Agenzia Fides, Widodo nel discorso commemorativo della Giornata, ha detto: "Ci sono ancora problemi di libertà di culto in diversi luoghi della nazione. Per questo, chiedo che i funzionari del governo centrale e regionale siano attivi e reattivi per affrontarli pacificamente e saggiamente".
Widodo ha confermato che il governo assume lo stesso impegno in quanto "la protezione e il rispetto dei diritti umani sono pilastri importanti affinché l'Indonesia diventi una nazione più civile, resiliente e progredita". Per questo motivo, ha rimarcato, il governo promuove sforzi per sostenere i diritti umani: ad esempio, costruisce infrastrutture, promuove attività educative e iniziative di carattere socio-economico, soprattutto nelle aree remote e nelle isole periferiche, senza trascurare le persone più deboli o vulnerabili. "Prestiamo anche particolare attenzione ai nostri fratelli e sorelle con disabilità. Abbiamo formato una Commissione nazionale sulle disabilità e siamo orientati a un approccio che tuteli i diritti umani a tutti i livelli" ha detto il Presidente.
"Il governo - ha aggiunto - non ha mai smesso di affrontare le sfide legate al rispetto dei diritti umani con saggezza e dignità. Dobbiamo lavorare insieme, dedicando le nostre energie al progresso della nazione", ha affermato, illustrando lo speciale Piano d'azione nazionale per i diritti umani 2020-2025. Adottato dall'esecutivo, il Piano punta, tra l'altro, a promuovere la libertà di culto e a combattere l'intolleranza e l'estremismo religioso.
Il Presidente, come ha fatto già diverse volte in passato, ha rimarcato il valore della libertà di religione e di culto per ogni cittadino indonesiano, secondo la filosofia della "Pancasila", la Carta dei cinque principi che è alla base della nazione.
A conclusione del suo intervento per la Giornata dei diritti umani, Widodo ha esortato tutti i cittadini indonesiani a "giocare un ruolo attivo nel rispetto dei diritti delle altre persone, aumentando il rispetto, la protezione e l'adempimento dei diritti umani in Indonesia". L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese, e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 10/12/2020)
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ASIA/INDIA - "Un anno negativo per i diritti umani in India": l'analisi di un Gesuita
 
New Delhi (Agenzia Fides) - "Il 2020, segnato dalla pandemia di Covid-19, è stato un anno particolarmente negativo per i diritti umani in India: in modo sistematico e brutale, i diritti legittimi delle persone sono stati repressi e negati. Le vittime principali sono i poveri e gli emarginati; gli adivasi e i dalit; donne e bambini; i lavoratori vulnerabili. In aggiunta, i difensori dei diritti umani che hanno criticato il governo, invocando la difesa della Costituzione e della democrazia, sono stati destinatari di provvedimenti che hanno il sapore della vendetta": lo dice all'Agenzia Fides il Gesuita p. Cedrik Prakash, impegnato per la promozione dei diritti umani e l'integrazione sociale in India. Padre Parakas sollecita un pieno e assoluto impegno del governo, di tute le forze sociali e religiose per la tutela dei diritti umani in India.
Il religioso ricorda, tra le recenti iniziative che confermano la situazione piuttosto critica, che il 26 novembre scorso oltre 250 milioni di persone in India hanno scioperato per protestare contro le politiche del governo nocive ai diritti degli agricoltori e dei lavoratori. "I contadini - nota il Gesuita - sono sul piede di guerra perché vedono negati i loro diritti. Non vogliono essere trattati con disprezzo o come 'una banca dei voti' , e chiedono la revoca di tre provvedimenti approvati dal governo".
Un'altra categoria debole è calpestata quella dei migranti e degli sfollati interni: "Abbiamo visto, nel marzo scorso, quando è stato annunciato il primo lockdown per la pandemia, milioni di migranti che sono rimasti bloccati senza cibo, denaro e alloggio”. “Ai lavoratori - prosegue padre Prakash - vengono negati i loro diritti: la classe operaia ha sofferto tremendamente durante la pandemia e molti lavoratori, alla mercé del loro datore di lavoro, hanno dovuto sopportare carichi superiori di lavoro ma con salari ridotti”.
Il Gesuita cita poi gli "adivasi", ovvero le popolazioni tribali, “delegittimati e abusati in quanto le aree in cui hanno abitato per secoli sono destinate all'industrializzazione, all'estrazione mineraria, alle cosiddette opere di "sviluppo" e ad altri mega-progetti. Oltre due milioni di loro, e altri abitanti delle foreste, rimangono a rischio di sfollamento forzato” nota.
Nell’intervento del religioso si parla poi della sofferente condizione delle minoranze religiose: "Musulmani e cristiani sono destinatari di velenosi discorsi di odio, denigrazione costante e persino aggressioni fisiche”, afferma, toccando un altro dei diritti umani fondamentali, la libertà religiosa.
Un altro punto è poi quello dedicato ai diritti ambientali che, come spiega l'enciclica “Laudato si’”, sono strettamente collegati ai diritti delle persone: “L'ambiente viene distrutto con la crescita delle industrie inquinanti senza le necessarie salvaguardie ambientali a causa dell'insensibilità e della corruzione” rimarca.
Il quadro risulta particolarmente allarmante perché, osserva p. Prakash, "questo governo non ammette dissenso e viola sistematicamente le prerogative dei difensori dei diritti umani e delle ONG, danneggiando una dimensione essenziale della democrazia”, come ha rilevato anche l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Emblematico risulta il caso del Gesuita padre Stan Swamy (vedi Fides 9/10 e 20/20/2020) e di altri quindici attivisti, ora in prigione ai sensi del draconiano "Unlawful Activities Prevention Act" , in base al quale sono accusati di complicità con gruppi terroristi o sovversivi.
(PA) (Agenzia Fides 10/12/2020)
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ASIA/IRAQ - Patriarca caldeo Sako ai cristiani iracheni: la visita del Papa sia per noi un “ritorno alle sorgenti” della nostra vocazione missionaria
 
Baghdad (Agenzia Fides) – L’annunciata visita apostolica di Papa Francesco in Iraq sarà per i cristiani iracheni e di tutto il Medio Oriente una occasione provvidenziale per compiere un “pellegrinaggio” di conversione e un “ritorno alle nostre prime sorgenti”, per annunciare con più entusiasmo la salvezza promessa nel Vangelo, a vantaggio di tutti. Per questo tutti devono vigilare affinché questa circostanza propizia non passi “senza lasciare un segno in noi, nella nostra Chiesa e nel nostro Paese”. Lo scrive il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, in un messaggio rivolto “ai cristiani e a tutti gli iracheni” in vista della visita che Papa Francesco ha intenzione di compiere in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021 (vedi Fides 7/12/2020).
Il messaggio del Patriarca caldeo, pervenuto anche all’Agenzia Fides, contiene suggerimenti preziosi per vivere la visita del Papa in modo che “la Chiesa torni con più entusiasmo alla radicalità spirituale evangelica, e più vicina al popolo, servendolo con generosità e gioia con ogni mezzo, sull’esempio dei nostri Padri, dei nostri santi, e dei nostri martiri”. Il Cardinale Sako riconosce che “la nostra Chiesa caldea e le altre Chiese sorelle in Iraq e nel Medio Oriente vivono pressioni e sfide diverse, politiche, economiche e sociali, a motivo dei conflitti, dell’estremismo, dell’emigrazione, delle conseguenze della pandemia del coronavirus”.
Le tribolazioni e i problemi affrontati – prende atto il Patriarca caldeo – hanno rattristato il cuore e annebbiato lo sguardo di tanti. Ma anche in tale situazione – rimarca il Cardinale Sako – invece di ripiegarsi nel vittimismo e nella lamentela, conviene approfittare di tutto ciò che favorisce il “ritorno alle sorgenti” della propria fede. Solo “attingendo alle fonti, e non ai rivoli” confessa il Patriarca – si può riscoprire che “la nostra esistenza come cristiani in Iraq e nell’Oriente non è un caso”, e non ha come destino fatale l’esodo dell’emigrazione, ma si realizza nella storia “secondo un piano divino; noi abbiamo una vocazione e una missione. Non possiamo rinunciarvi, nonostante le difficoltà. Come pastori, dobbiamo continuamente capire la situazione presente, con mentalità aperta”.
Annunciare il Vangelo, dare ragione della propria speranza nelle circostanze del tempo presente e “rimanendo ancorati nella nostra autenticità orientale”, è la missione propria a cui sono chiamati i cristiani in Medio Oriente. Il Patriarca Sako riconosce che chi abbraccia questa vocazione può anche essere condotto a cambiare i modi e le strade utilizzati per condividere l’annuncio della salvezza: “Vivendo nel XXI secolo” si legge nel messaggio del Cardinale Sako, "dobbiamo capire l’importanza di rivedere e cambiare il modo della nostra riflessione teologica e spirituale, liturgica e pastorale, ecumenica e pedagogica, e anche il nostro comportamento come credenti, come servi consacrati chiamati dal Signore per pascere il suo gregge in modo armonico, lontano dai concetti errati e della ricerca del predominio e del prestigio”.
Questo orizzonte missionario, secondo il Patriarca Sako, è l’unica cornice adeguata in cui vanno collocate le domande sul presente e sul futuro delle comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, compresa la tentazione all’esodo e la ricerca delle ragioni e della forza per rimanere: “Questa” si legge nel messaggio patriarcale “è la nostra terra, non possiamo rinunciarvi, né immaginarla senza i suoi cristiani”. E i cristiani del Medio Oriente possono “rimanere” nelle terre dei loro padri solo riscoprendo anche la propria comunanza di destino con i loro connazionali, senza separare la propria strada dal comune cammino per la riconciliazione e la cura di ferite condivise.
Quella che sta a cuore al Patriarca Sako è la Chiesa “del dialogo ecumenico con le Chiese sorelle”, la “Chiesa della convivenza e del dialogo con le religioni, specialmente con l’islam”. La Chiesa “che si prende cura degli affari pubblici, per appoggiare con fermezza le attese legittime del popolo per eliminare l’ingiustizia”. Anche nel Medio Oriente martoriato dei nostri tempi – conclude il Patriarca caldeo Sako nel suo messaggio – i cristiani possono restare “come segno della presenza dell’amore di Cristo, della fratellanza universale e della convivenza”. (GV) (Agenzia Fides 10/12/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Gli Stati Uniti prolungano fino ad ottobre il TPS: un aiuto alla ricostruzione dopo pandemia e uragani
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – Il Presidente dell'Honduras, Juan Orlando Hernández, ha annunciato lunedì 7 dicembre che lo stato di protezione temporanea, noto come TPS (Temporary Protected Status), sarà esteso ai cittadini honduregni presenti negli Stati Uniti. Il TPS è una forma di aiuto umanitario concesso dagli Stati Uniti. "Durante il nostro incontro con il segretario ad interim del Dipartimento per la sicurezza interna, Chad Wolf, ci è stato detto che il TPS, che doveva terminare a gennaio, sarà prolungato" ha riferito Hernández.
Il ministro degli Esteri dell'Honduras, Lisandro Rosales, ha presentato la richiesta di persona, all'attuale direttore del Dipartimento per la sicurezza interna, Chad Wolf, nell'ambito di una visita guidata dal presidente Juan Orlando Hernández, che dal 3 dicembre è a Washington.
La motivazione della richiesta è stata che questa decisione degli Stati Uniti "aiuterà ad affrontare l'enorme sfida della ricostruzione sociale ed economica sostenibile, della post-pandemia e della distruzione che Eta e Iota hanno lasciato in Honduras". L'Honduras sostiene che i suoi cittadini inviano una media di 5 miliardi di dollari all'anno ai loro parenti, il che rappresenta un forte movimento nell'economia del paese.
Domenica scorsa, 6 dicembre, il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez si era espresso riguardo alla ricostruzione del paese dopo gli uragani: "La ricostruzione dell'Honduras non sarà fatta da maghi o con il denaro che scorre da altri paesi, si tratterà di usare bene ciò che abbiamo e di non continuare a cedere alla tentazione di sfruttare chi ha meno, per alzare i prezzi". "È un momento difficile e desolato per il nostro povero Honduras" ha lamentato il Cardinale Arcivescovo di Tegucigalpa durante l'omelia domenicale, invitando a preparare la via del Signore che viene.
Un post sul sito web US Citizenship and Immigration Services (USCIS) ha confermato che il TPS per Honduras, El Salvador, Haiti, Nepal, Nicaragua e Sudan durerà fino all'ottobre 2021. Il TPS protegge le persone che andrebbero incontro a difficoltà estreme se costrette a tornare nei loro paesi di origine, devastati da conflitti armati o disastri naturali. La protezione riguarda le persone che sono già negli Stati Uniti. Il TPS per l'Honduras e per il Nicaragua è stato concesso per la prima volta dopo che l'uragano Mitch aveva colpito l'America centrale nel 1998. Alcuni beneficiari del programma vivono negli Stati Uniti da decenni.
(CE) (Agenzia Fides 10/12/2020)

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