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venerdì 26 marzo 2021

Altre Storie di Mario Calabresi: La Dad del calcio

 

26 marzo 2021

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IL PERSONAGGIO · La bambina con biberon e palloneHo scoperto la storia di Joanna Borella leggendo il blog “Effetti Personali”, un progetto giornalistico di Stefania Carini. È lei che ha raccolto il vissuto di alcuni suoi vicini di quartiere, il NoLo di Milano, in tempo di pandemia. Ed è lei a raccontarci qui l’esperienza di Mr Jo, la “Dad del calcio”, l’allenatrice che insegna alle ragazze a fare gol

IL PERSONAGGIO

La bambina con biberon e pallone

di Stefania Carini*


Joanna Borella è la “Dad del calcio”. Conosciuta nel quartiere di NoLo, a Milano, come Mr Jo, grazie alla sua associazione “Bimbe nel pallone” insegna a fare gol alle bambine e alle ragazze, ma anche alle donne adulte. Colpita dal lockdown, si è inventata allenamenti e sfide in video, utilizzando quegli escamotage che da bambini abbiamo provato un po’ tutti. E cioè: una palla di carta come pallone, due bottiglie come pali, i rotoli di scottex come avversari da dribblare. Piena di energia, ha usato il calcio come un filo per non perdersi. Perché la vita di Joanna è segnata dalla tenacia e dal pallone fin da bambina.
 


Joanna Borella è la fondatrice dell’associazione “Bimbe nel pallone”, scuola di calcio al femminile del quartiere NoLo di Milano

Nata in India, arriva in Italia nel 1967: la sua è la prima adozione internazionale nel nostro Paese – grazie alla sua vicenda è nato il Cai, il Centro Adozioni Internazionali. «Avevo un anno e mezzo, ero piccolina piccolina, quindi non mi ricordo un tubo. E così sono sempre stata convinta di essere uscita dalla pancia della mia mamma italiana. Tante volte non mi rendevo nemmeno conto del colore diverso della mia pelle».

Joanna si ritiene una “ragazza” doppiamente fortunata: «Il mio primo vero colpo di fortuna è stato che i miei genitori naturali in India non mi hanno abbandonato in mezzo alla strada, ma hanno avuto il cuore di andare in un orfanotrofio. E quindi mi han dato la prima possibilità di vivere. Il secondo colpo di fortuna me lo sono cercata io! Da quel che mi raccontano da piccolina dicevo “mamma”. Non mamamommomy in inglese ma mamma, in italiano quasi, come poteva dirlo una bambina piccolina di 15 mesi. Era però come un segno: è come se avessi alzato una bandierina: “Fatemi partire per l’Italia”. E così mi hanno portato qui».
 

Joanna viene adottata dai Borella, famiglia milanese, zona Porta Romana: mamma, papà e due fratelli maschi, cui si aggiungerà una sorella, Cristiana, adottata da Bologna. Joanna è una bambina piccola che ancora non cammina ma che scopre ben presto un oggetto meraviglioso: «A una settimana dal mio arrivo gattonavo dietro al pallone e ai miei fratelli. Ho iniziato prima a giocare a calcio quasi che a camminare. Ovunque andavo, avevo sempre con me un pallone, un biberon e un pezzettino di pane».

«Alle elementari, appena suonava la campanella, correvo fuori nel corridoio con una palla di carta e scotch. Le insegnanti dicevano: “Ma l’è un maschio o una bambina?” e la mia super maestra rispondeva: “No, quel lì l’è la Giovannina, che l’è minga nurmal quel lì. Gioca semper al balun. L’è un maschiaccio”. Giocavo, giocavo, giocavo sempre. In casa nostra veniva spesso il vetraio, avevamo sempre i vetri rotti... Le prime volte chiedeva alla custode dove dovesse andare, alla fine era la custode a dire: “Borella? Sì, vada vada”».

La passione di Joanna per il calcio non si spegne, tanto che continua a giocare: «L’unica cosa che mi ha sempre dato fastidio era a volte di dover dimostrare di saper fare molto di più di un maschio». Nel frattempo inizia a lavorare come babysitter, insegnando spesso ai bambini che accudisce a giocare a calcio. Ad un certo punto le due passioni si sono unite: «Ho frequentato la scuola per gli allenatori di calcio e un corso per educatori sportivi, e nel 2015 ho aperto “Bimbe nel pallone” associazione sportiva dilettantistica, una scuola di calcio divertente, flessibile e libera per bambine e ragazze dai quattro agli 11 anni e dagli 11 ai 18 anni. Non devono essere Maradona, ma devono divertirsi col calcio. E poi ho iniziato anche a fare un corso per le donne e le mamme».

Mr Jo allena nelle strutture del quartiere, nell’impianto di via Cambini e al parco Trotter, ma anche all’oratorio di Turro. A causa di un problema di strutture alla Cambini, ha stretto un patto con la Gorlese Calcio. Inoltre quest’anno è entrata a far parte del Patto di Collaborazione del Trotter, per coinvolgere bimbe e bimbi in giochi e attività utilizzando l’ex piscina del parco, recentemente rimessa a nuovo e inaugurata come campo sportivo. Appena tutto questo si potrà di nuovo fare dal vivo, ovviamente. Perché adesso è tutto fermo, restano solo gli allenamenti via Web.

«Da bambina adoravo quando, a fine estate, prima di settembre, ci sedevamo al tavolo tutti quanti per leggere con il librettino di Milanosport, per cercare lo sport che avresti fatto tutta la stagione. Sfogliavo, sfogliavo, sfogliavo e non trovavo mai calcio femminile. Il mio obiettivo è che le bambine oggi possano scegliere anche il calcio. Ma in generale le donne, le ragazze, le mamme. Mi piace pensare a certe situazioni famigliari: è l’ora di cena, i bambini strillano, ma la mamma prende su il suo zainetto e dice: “Ciao belli, io vado a giocare a calcio!”. Non è solo il papà che può svagarsi, ma anche la mamma. E anche lei può farlo con il calcio».
 


Stefania Carini e i suoi “Effetti Personali”

La storia di Joanna Borella l’ho scoperta su “Effetti Personali”, un progetto giornalistico di Stefania Carini, realizzato grazie all’European Journalism Covid-19 Support Fund. Attraverso voci, foto, video, Carini raccoglie il vissuto di alcuni suoi vicini di quartiere, quel NoLo di cui si è tanto parlato a Milano. Ogni intervistato si racconta attraverso il suo “effetto personale”, un oggetto che ha segnato questo suo anno di pandemia, e allo stesso tempo mette in luce la sua visione del quartiere e di Milano, un modo anche per indagare l’idea di “città in 15 minuti” che oggi sta prendendo sempre più piede.

*Stefania Carini è giornalista e saggista. Negli anni ha scritto per “Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “Il Foglio”, “Europa”. Per la tv ha realizzato speciali e documentari per Sky, Rai, Mediaset tra cui “TeleVisori”, “Galassia Nerd”, “L’Italia di Carlo Vanzina”. Il suo ultimo libro è “Ogni canzone mi parla di te” (Sperling&Kupfer, 2018).

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