AFRICA/SUDAN - Nuova intesa per una tregua di 7 giorni: popolazione allo stremo e la capitale continua ad essere assediata |
Gedda (Agenzia Fides) – Non c’è tregua per la popolazione sudanese da quando il 15 aprile passato sono iniziati scontri armati tra l’esercito regolare del generale Abdel Fattah al-Burhan e i paramilitari delle Forze di intervento rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdan Dagalo (vedi Agenzia Fides 19/4/2023). Secondo le stime, dall'inizio del conflitto sono state uccise almeno 700 persone. E’ recente la notizia che, dopo svariati accordi di cessate il fuoco (vedi Agenzia Fides 21/4/2023), il ministero degli Esteri del Sud Sudan ha dichiarato che è stato raggiunto un accordo in linea di principio su una tregua di sette giorni. L’incontro tra rappresentanti delle parti militari in lotta si è tenuto a Gedda, in Arabia Saudita, mentre i ministri degli esteri arabi erano riuniti Al Cairo in una riunione d'emergenza dell'organizzazione inter-araba dedicata alla crisi in Sudan. Tuttavia, nonostante il nuovo cessate il fuoco, previsto dal 4 all’11 maggio, continuano gli attacchi militari e Khartoum continua ad essere assediata. Le trattative di Gedda proseguono e, secondo i due generali golpisti, servirebbero soltanto a garantire i corridoi umanitari per l’evacuazione degli stranieri e dei civili sudanesi bloccati nei campi di battaglia e per far arrivare gli aiuti internazionali. La situazione è drammatica, la stampa locale riporta assalti quotidiani contro abitazioni e negozi e irruzioni di uomini armati nelle banche. Secondo il comitato dei medici, tutti gli ospedali della capitale sono fuori servizio per mancanza di materiali e di medicine. I medici sono costretti ad operare senza anestesia usando acqua e sale come disinfettante delle ferite. Si teme che il proseguimento della crisi rischierebbe di portare il paese allo smembramento in tanti piccoli stati, in perenne lotta, così come avvenne per il Sud Sudan. (AP) (Agenzia Fides 8/5/2023) |
top^ |
AFRICA/SUDAFRICA - I casi di bambini apolidi: una ferita aperta ma nascosta in Africa australe |
Johannesburg (Agenzia Fides) – Sono più di 642.000 i bambini migranti o sfollati che vivono in Sudafrica Secondo gli ultimi dati dell'UNICEF, in questa arida cifra sono compresi rifugiati, richiedenti asilo, vittime di tratta o contrabbando e minori migranti non accompagnati e separati. Tra questi vi sono diversi minori apolidi che non godono quindi di alcuna protezione da parte di uno Stato. Il problema è stato di recente affrontato dal Gruppo di lavoro su migrazione e tratta di esseri umani della Commissione Giustizia, pace e sviluppo del Simposio delle Conferenze episcopali d'Africa e Madagascar (SECAM). Rivolgendosi al Convegno Mons. Buti Joseph Tlhagale, Arcivescovo di Johannesburg ha sottolineato come “i conflitti prolungati nei Paesi africani sono la causa della presenza di tanti bambini apolidi”. L’Arcivescovo di Johannesburg ha indicato nella tratta di esseri umani e nelle migrazioni forzate a causa del cambiamento climatico come altri fattori che contribuiscono all'aumento dei bambini apolidi in Africa. “Il cambiamento climatico spesso costringe le famiglie a trasferirsi, alla ricerca di migliori opportunità, si viene così a creare un numero enorme di apolidi”. Mons. Tlhagale ha sottolineato che “in alcuni casi, i bambini vittime di tratta rimangono apolidi e diventano adulti senza avere documenti adeguati”; una condizione che viene poi trasmessa ai loro figli, incrementando il numero di apolidi nel proprio Paese di nascita. Questo è dovuto al fatto che spesso i governi africani non provvedono “a registrare i bambini alla nascita; lo Stato non ha ritenuto suo dovere garantire che i bambini siano registrati una volta venuti al mondo. La nascita dei bambini non è sempre registrata perché le persone non conoscono le procedure per la registrazione dei bambini, soprattutto nelle zone rurali. E soprattutto perché il governo non ha messo in atto tutele che assicurino che i bambini siano registrati alla venuta al mondo” ha sottolineato. Vi sono lacune sulle leggi sudafricane sulla cittadinanza che non danno protezione ai bambini trovati abbandonati nel territorio di uno Stato. La maggior parte della legislazione della regione, compresa quella del Sudafrica, non garantisce a questi bambini il diritto alla nazionalità, esponendoli così a una vita di dolore ed esclusione. Mons. Tlhagale è un sostenitore della campagna #IBelong. Lanciata nel novembre 2014 dall’ UNHCR la campagna #IBelong mira a porre fine all'apolidia entro dieci anni, identificando e proteggendo gli apolidi, risolvendo le situazioni esistenti di apolidia e prevenendo l'insorgenza di nuovi casi. Mons. Tlhagale ha infine ricordato l’essenziale opera di assistenza a rifugiati e migranti condotta in Sudafrica dai alcuni ordini religiosi. In particolare “le Suore Missionarie Scalabriniane e le Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa accolgono un buon numero di bambini e ragazzi apolidi”. (L.M.) (Agenzia Fides 8/5/2023) |
Nessun commento:
Posta un commento