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martedì 15 luglio 2008


Marcello Bedeschi, memoria storica delle Gmg

Quando le Giornate mondiali raccontano il cambiamento

Dalla prima all’ultima tutte in un fiato. Marcello Bedeschi, Presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventu’ le Gmg le ha fatte tutte, dalla prima che si e’ svolta a Roma, all’ultima di questi giorni che si apre in Australia. Ma quella che non dimentichera’ mai e’ Roma 2000.

“Il Papa era veramente gioioso – ricorda -. Chi dimentichera’ le Giornate di Tor Vergata? E poi il gesto che Giovanni Paolo II fece a conclusione del Giubileo consegnando la croce ai giovani. I giovani compresero che la croce non era solo un simbolo, ma un segno significativo della presenza di Cristo nella società. Fu così che iniziò il viaggio di quella che dopo Buenos Aires venne da più parti definita come Croce pellegrina. Si andò avanti e si arrivò fino all’incontro di Santiago di Compostela – prosegue Bedeschi - e qui avvenne un’altra grande sorpresa. Pochissimi conoscevano la storia di Santiago, ma appena i giovani si avvicinarono alla figura di San Giacomo e compresero l’importanza della meta dei pellegrini a Santiago de Compostela in moltissimi si misero in cammino. Fui entusiasta nel vedere che i giovani arrivavano con tutti i mezzi: a cavallo, con le biciclette ma la maggior parte a piedi. Mi ricordo che una sera facemmo una perlustrazione in elicottero sulla via di Santiago ed era stupendo vedere migliaia e migliaia di lumi e di torce accese di giovani che camminavano verso il Santuario. Il Papa fu fortemente colpito della presenza dei giovani accorsi da tutto il mondo per incontrarlo. Poi venne Czestochowa – ricorda il Presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù - voluta proprio dal Santo Padre. Io mi trovavo a cena con il Santo Padre a Castelgandolfo e si pensava alla nuova Giornata mondiale della gioventù dopo il grande successo di Santiago. Nel Papa era forte il desiderio di fare questo incontro in Polonia. Lui non lo espresse, ma noi capimmo che anche il contesto storico e sociale richiedeva una presenza dei giovani riuniti attorno al Papa in Polonia”. Czestochowa era un deserto: veniva fuori dal periodo della dittatura comunista. “Non aveva neanche le segnalazioni sulle strade che indicavano dove si trovava Czestochowa – racconta Bedeschi - noi facemmo il primo sopralluogo e in tutta Czestochowa c’erano due telefoni con cui si poteva comunicare con il resto dell’Europa e cominciamo a lavorare. Riuscimmo con gli spagnoli e con aiuti italiani a mettere mille linee telefoniche cominciamo ad operare, il palco del Papa fu fatto in legname e anche qui abbiamo avuto un apporto enorme di giovani, vennero tanti giovani. Ma la cosa più entusiasmante che posso ricordare- quella che colpì profondamente molti ragazzi - è che tre mesi prima dell’incontro di Czestochowa si registrò l’iscrizione di 50 giovani russi. Per quanti come me organizzavano la Gmg fu un successo. Se poi si pensa che giorno dopo giorno i giovani russi raggiunsero quota 80mila giovani ci si rende conto di quali fatti straordinari stessero accadendo sotto i nostri occhi. Un fatto semplicemente eccezionale in particolare: giovani russi che partecipano alla Gmg che si teneva nella Polonia che aveva subito l’occupazione russa. L’esercito polacco mise a disposizione delle Tendopoli, dall’Italia vennero su circa 40 tir con i viveri e noi incontrammo questi giovani molti dei quali non battezzati che volevamo solamente incontrare Giovanni Paolo II”. Ancora una volta una Gmg aveva costruito un ponte di amicizia, di preghiera, di riflessione tra giovani di culture diverse. “Qualche anno dopo in Ucraina ho incontrato quei giovani, ormai adulti, che avevano partecipato all’incontro di Czestochowa. Quel momento ha segnato per sempre la loro vita. Il Santo Padre, il mattino successivo alla domenica dopo la chiusura della Giornata mondiale della gioventù sapendo di questo grande gruppo di giovani russi, prima di partire, al mattino presto decise di incontrare i giovani russi nell’area dove alloggiavano appositamente organizzata con tende. Fu lui stesso ad incontrare questi giovani e fu uno dei momenti commoventi, ricchi di intensità, ma soprattutto carichi di fede – prosegue Bedeschi -. Vedevamo dei ragazzi che si inginocchiavano per la prima volta. Molti non sapevano neanche cosa fosse il segno della croce e per la prima volta finalmente lo facevano. Tutto ciò colpì fortemente l’opinione pubblica attraverso i giornali”. Un esempio di come le Giornate mondiali hanno raccontato i cambiamenti della storia.

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